Gli scritti semiotici di Umberto Eco

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Il bene di un libro sta nell’essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.

Umberto Eco

Umberto Eco, nella sua multiforme attività intellettuale, è stato un personaggio affascinante e complesso, uno studioso geniale e un semiologo onnipresente dalla inesauribile vitalità e curiosità che ha saputo legare la semiotica, scienza rivolta allo studio di ogni fenomeno umano, in quanto legato all’uso di segni, a processi di significazione e di comunicazione, all’attualità culturale, in un orizzonte internazionale.

Eco cha insegnato semiotica, lo studio dei segni, in varie università italiane, e ha scritto «noi usiamo segni come espressioni per esprimere un contenuto e questo contenuto viene ritagliato e organizzato in forma diverse da culture e lingue diverse… non abbiamo il potere di pensare senza segni».

Eugenio Scalfari ha scritto che «Eco si occupa dell’Essere in quanto scienziato di semiotica e se volete in quanto filosofo che usa la semiotica come strumento e chiave di lettura di una scienza più vasta… La mente di Eco ha caratteristiche combinatorie che prevalgono su ogni altro connotato e che si manifestano quale che sia la sua attività intellettuale intrapresa. Quando si occupa di semiotica, dove mostra capacità mentali combinatorie, fornisce una marcia in più al fortunato ricercatore».

I testi, nei quali Eco si è interessato di semiotica, hanno fortemente caratterizzato il dibattito critico e teorico del secondo Novecento dal punto di vista filosofico. I suoi saggi semiotici, che hanno avuto continue ristampe, hanno suscitato per la loro forza argomentativa e fascinazione, interessi fra gli studiosi della materia.

La struttura assente (1968). Questo libro, tradotto in diverse lingue, ha suscitato un vivace dibattito in Italia, e non solo, perché, alla fine degli anni Sessanta poneva il problema di una teoria semiologica unificata, in un momento in cui la discussione filosofica e culturale sui fondamenti e sui limiti  di questa disciplina era agli inizi.

Il segno (1973). In questo testo Eco afferma che pervasività, varietà e universalità del segno sono state da sempre oggetto del discorso filosofico. Un segno è qualcosa -qualunque cosa- che sta al posto di qualcos’altro. Tutto è segno, o tutto può diventarlo se viene interpretato da qualcuno come un indicatore di qualcosa. La ricchezza della semiotica per Eco è data anche dal fatto che la creazione e lo scambio di segni costituiscono un ciclo senza fine, sono la vita stessa della comunicazione umana.

Trattato di semiotica generale (1975). Prima opera di teoria sistematica della semiologia apparsa nel mondo a cui sono seguiti altri saggi, sempre su argomenti teorici. Nel saggio Eco propone l’innesto tra strutturalismo linguistico e pragmatismo peirciano. Questo saggio, che ha rappresentato un punto fermo nello sviluppo delle ricerche semiotiche, ha segnato l’inizio della proposta della categoria di “enciclopedia”, dove in particolare dominava il concetto peirciano di “interpretazione”.

La nozione di dizionario e la teoria dell’enciclopedia rappresentano il contributo più importante che Eco ha dato agli studi sulla semiotica che, per Peirce, è la disciplina che si occupa di tutte le varietà di segni. Per Peirce «tutto è segno e la realtà non esiste ma la creiamo interpretandola con la nostra  mente in modo cognitivo». Infatti l’enciclopedia è dominata dal principio peirciano di interpretazione e, di conseguenza, di semiosi illimitata. In vari altri libri Eco ha sviluppato il concetto di “enciclopedia” come una galassia di conoscenza che assume la forma di una rete che è potenzialmente infinita. Un uso creativo e originale del linguaggio obbliga a inventare una nuova organizzazione della nostra enciclopedia.

Semiotica e filosofia del linguaggio (1984). È un’opera in cui sono raccolte le voci dell’Enciclopedia pubblicata, in 16 volumi, dall’editore Einaudi: segno, significato, simbolo, metafora e codice. In questo libro appaiono in forma definitiva le differenze tra una semiotica generale, per la quale Eco ha dimostrato un interesse di base, in quanto ritenuta una forma di filosofia, e varie semiotiche specifiche intese come grammatica di un particolare sistema di segni, di cui si è occupato in diversi suoi lavori. 

Dall’albero al labirinto (2007). In questa silloge di saggi semiotici concepiti in circostanze diverse che ha come sottotitolo Studi storici sul segno e l’interpretazione, l’autore invita il lettore colto a esplorare nei meandri periferici della storia della filosofia e della semiotica dall’antichità classica  fino a Kant, Peirce e Croce. La sua attenzione si sofferma sulle molteplici filosofie del segno e dell’interpretazione nel corso dei secoli.

Con la sua immensa produzione saggistica, Umberto Eco ha dimostrato con acume e spiccata capacità argomentativa che la semiotica, come disciplina che ha origini linguistiche e filosofiche, aiuta gli uomini a interpretare il mondo circostante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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