Il cielo e la terra: III Parte

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La visione islamica del mondo

          La terza Parte del saggio Il cielo e la terra del sociologo Vittorio Cotesta, formata da due sezioni e complessivamente da diciotto capitoli, analizza e descrive con profondità di pensiero e scorrevole scrittura, La visione islamica del mondo, della società e dell’uomo che nasce nel VII secolo d.C. (nel 622) nell’Arabia felix. L’islam, come comunità di credenti, fonda un proprio Stato, il califfato che, come entità e struttura politica molto complessa, si espande rapidamente dai paesi dell’area del Mediterraneo, al Medio oriente fino ai territori asiatici con gli eserciti e i commerci in un grande impero (le cui città sante sono Medina e La Mecca), sostenuto da un messaggio religioso.

Il messaggio della nuova religione, predicata e diffusa da Maometto, si basa su una concezione universalistica dell’uomo. Le rivelazioni divine al suo profeta sono raccolte nel libro sacro il Corano, a cui sono stati aggiunti i detti (Hadith) che costituiscono la Sunna. Ambedue (Corano e Sunna) formano la sharia, la legge islamica. Il Corano costituisce il punto di partenza, di riferimento e di confronto della riflessione filosofica e culturale dell’Islam.

L’islam, che è una religione “trascendentale” come le altre religioni storiche, si fonda su cinque pilastri: la fede in Allah, la preghiera, l’elemosina per i poveri, il digiuno durante il mese di Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca. Con le religioni storiche ritenute etniche (giudaismo, zoroastrismo, cristianesimo), l’islam con il suo universalismo ha punti di contatto e di contrasto, di rifiuti e di prestiti teologici e culturali.

L’islam è caratterizzato da un pluralismo religioso, culturale e politico e da conflitti tremendi che si manifestano nei diversi territori (Siria, Iraq, il Cairo, Cordova) nei quali la religione si è diffusa. Per comprendere la costruzione e la costituzione della visione islamica del mondo è necessario considerare la storia delle culture, delle istituzioni e delle mentalità delle società che l’Islam incontra nella sua nascita e nella sua espansione.

Nella costruzione del modello di Stato e della società e nell’elaborazione della scienza e della filosofia il mondo islamico nel corso dei secoli, per elaborare un punto di vista universale e cosmopolita, ha dialogato con la cultura greca e con le culture euroasiatiche (persiana e indiana). La visione del mondo, da parte di filosofi e scienziati islamici, è stata costruita sulla base della filosofia aristotelica, dell’astronomia di Tolomeo e della matematica degli indiani. Il Corano, che indica la via della fede e della verità, grazie al primo filosofo arabo, al-Kindi, è stato conciliato con la filosofia e le scienze greche.

Nel costruire la visione universale di Dio e dell’universo, della costituzione dell’uomo e della società, dello Stato e del potere, il maestro cosmopolita al-Farabi, fondatore della filosofia politica islamica, tentò, dialogando con Platone e Aristotele, di fondere metafisica, scienze fisiche e teoria politica e sociale, di risolvere il problema della conciliazione tra filosofia e religione, tra verità umana e verità rivelata.

Per costruire una teoria sociale e politica nell’islam, per i credenti islamici, al-Farabi, usa le categorie della teoria della società e dello Stato di Platone e Aristotele, classifica i vari tipi di regime politico e di struttura della società e individua le numerose forme di governo e le loro possibili trasformazioni.

Per al-Farabi una società è bene ordinata quando tutti i suoi membri cooperano per raggiungere il bene comune e una città (polis) è “virtuosa” se tutti i suoi membri cooperano allo stesso fine. Il primo governante della città “virtuosa”, perfetta è il profeta, l’imam che deve avere numerose qualità per governare. Il potere ha bisogno della religione per regolare i rapporti tra gli uomini entro le società e le relazioni tra le società, che devono vivere in pace in virtù della comune appartenenza all’umanità.

Il più grande filosofo dell’Islam, Avicenna, medico e studioso di filosofia e teologia, ha espresso la sua concezione di Dio (Principio Primo, unico e necessario), dell’uomo (dotato di ragione e linguaggio), della struttura gerarchica dell’universo (della sua creazione e del suo destino), del mondo fisico, della società e del potere, che ha avuto un’enorme importanza nel mondo islamico e cristiano. Anche lui, seguace del sunnismo nell’ambito della religione islamica, ha cercato con il suo metodo di indagine logica e razionale di conciliare fede e ragione, rivelazione e conoscenza umana, religione e filosofia sulla scia del pensiero aristotelico.

Per Avicenna gli uomini, dotati di ragione e di linguaggio, sono gli ultimi nella gerarchia degli esseri razionali e i filosofi raggiungono la verità attraverso un lungo e complesso percorso di formazione. E il profeta, guida religiosa e politica, uomo straordinario e supremo legislatore, costruttore della società e civiltà islamica, raggiunge il più alto livello di comprensione delle verità ultime rivelate.

La società e la sua forma di governo non sono un’opera umana ma una struttura “sacra” che serve ad aiutare gli uomini a raggiungere la felicità nel mondo e soprattutto nella vita ultraterrena. Avicenna si esprime anche sulle funzioni della famiglia, sul ruolo della donna nella società, sulla questione del potere e della sua transizione, sulle qualità del governante, come capo politico e religioso, sulle caratteristiche della città virtuosa islamica, dimostrando come la filosofia incontra la religione rivelata.

 Nel mettere in luce la visione islamica del mondo Vittorio Cotesta si sofferma anche su un altro pensatore musulmano razionalista, contemporaneo di Avicenna, al-Biruni il cui contributo si basa sull’indagine scientifica nell’analizzare in maniera comparativa la società, la religione, la storia, la concezione del mondo e dell’universo degli indiani e dei musulmani. Dall’indagine compartiva di al-Biruni emergono le differenze della società islamica con le società dell’Asia centrale che sono state convertite all’Islam.

Alla costruzione dell’immagine del mondo, della storia, dell’identità e della civiltà dell’Islam concorrono non soltanto filosofi islamici, ma anche matematici, storici, astronomi, geografi, viaggiatori, commercianti e ambasciatori. Hanno avuto una rilevanza storica, religiosa e culturale, Al -Yaqubi, il sunnita Al-Tabari, lo sciita Al-Masudi, figure di storici arabi che rappresentano l’antagonismo politico e sociale tra sunniti e sciiti e contribuiscono alla costruzione della visione islamica del mondo. A questa visione per l’egemonia islamica del mondo, derivata dal Corano, contribuiscono in una prospettiva umanistica e universalistica anche matematici, astronomi e geografi arabi e islamici e iranico-persiani come Al-Khwarizmi, a-Gahiz, Ferdowsi, al-Faqih, Al-Muqaddasi, al-Idrisi.

Per la ricostruzione dell’immagine islamica del mondo l’autore affronta, inoltre, il rapporto tra ragione e misticismo, attraverso la figura di al-Ghazali, teologo, filosofo, mistico e giurista persiano, figura chiave nella storia del pensiero islamico. Al-Ghazali ha avuto un’influenza culturale, religiosa e filosofica enorme. Egli rifiuta il sapere razionale dei filosofi islamici (in particolare di Avicenna e di al-Farabi), distrugge la loro metafisica e propone come unica fonte di verità la fede nel Corano. Tradizione, misticismo, sufismo sono per lui la via della salvezza. La pratica ascetico-religiosa, il distacco dal mondo e la rinuncia ai suoi valori sono la base della vita che l’uomo nuovo sognato da al-Ghazali deve condurre.

Nella seconda sezione della terza Parte del saggio Cotesta si sofferma sulla visione islamica occidentale del mondo che riguarda l’Africa (il Maghreb) e l’Europa occidentale (la penisola iberica, l’Andalusia) e sulla straordinaria figura di Averroè (1126-1198) che, credente e filosofo islamico, ristabilisce il primato della ragione umana come strumento di indagine dei problemi riguardanti Dio, l’universo, il mondo e la vita individuale e sociale.

Averroè, che costituisce nel mondo medievale il successore di Aristotele e di Platone e un ponte verso la modernità, contribuisce in maniera specifica e originale alla costruzione dell’immagine islamica del mondo e alla elaborazione di una concezione universale dell’umanità. La sua filosofia, basata su una fiducia illimitata nella ragione umana, fornisce un modello di società e di Stato con le sue specifiche forme di governo (monarchia e aristocrazia).

Nella sua opera più importante, il Trattato decisivo, dimostra che tra religione e filosofia vi è accordo e armonia e che la ragione è la via, il metodo per la conoscenza di Dio, dell’universo, della natura, della società e dello Stato. Per lui la verità universale è una sia per la fede rivelata che per la ragione e per raggiungerla, da parte della gente comune, dei teologi e filosofi, occorre la fede, la dialettica e la ragione.

Il musulmano Averroè ha una fede incrollabile verso la ragione aristotelica e il metodo dimostrativo sull’indagine filosofica e sul mondo e per questo polemizza con al-Ghazali. Egli critica, in particolare, la sua concezione del mondo, la struttura dell’universo, la teoria della salvezza dell’anima e della resurrezione dei corpi. Parte importante del pensiero di Averroè è la concezione della società giusta e delle forme di governo alla cui base si trova la Repubblica di Platone integrata dall’etica di Aristotele. Per cercare di raggiungere la via della felicità umana Averroè stabilisce un rapporto, un confronto tra la sharia e la concezione greca (platonica e aristotelica) della felicità, tra ragione e religione.

Nella città ideale, giusta e virtuosa fondata sulla legge (nomos), la società perfetta e armonica deve essere governata dai filosofi, dai migliori (i guardiani) che hanno virtù teoretiche, cogitative, morali e pratiche per agire con giustizia, saggezza, coraggio e moderazione. Nella città ideale islamica, nata perché gli uomini possano aiutarsi reciprocamente per soddisfare i loro bisogni primari, la sharia (come la legge-nomos-nella visione platonica) è il principio su cui si costruiscono le altre città (fondate sull’onore, sulla ricchezza, sul piacere), e la guida per un buon governo deve essere un filosofo, un legislatore, un imam: uomini saggi e “virtuosi” che operano per il bene dei cittadini per raggiungere la felicità.

Tra i grandi intellettuali islamici Cotesta, attento studioso delle civiltà greco-romana, cinese e islamica, aggiunge per l’originalità del suo pensiero politico e sociale Ibn Khaldun, massimo storico e filosofo arabo del Maghreb, considerato un sociologo ante litteram della società araba, uno dei padri fondatori della storiografia e della sociologia della società islamica, nata dalla predicazione del profeta Maometto.

Nella sua opera di politico e giudice, di studioso e diplomatico, e soprattutto di storico, è possibile rintracciare attraverso la sua storia universale, la più compiuta espressione della visione islamica del mondo e il processo di costruzione dell’immagine islamica del mondo. Per lui, grande interprete della politica, la religione, ridotta a mezzo per legittimare il potere, è un fattore di civiltà e la civiltà araba, con la sua struttura e specifica identità politica e culturale, viene inserita tra le potenze mondiali della storia; la religione, come mezzo di incivilimento degli uomini, per lui è anche guida del progetto universalistico dell’islam che si realizza con la guerra santa.

Nelle conclusioni finali del saggio Il cielo e la terra, Vittorio Cotesta, nel tracciare con perfetta abilità e bravura quadri d’insieme di culture e società differenti, trova punti di convergenza, somiglianze e analogie tra le tre diverse civiltà che ha esaminato, studiando documenti, opere e personaggi, con metodo e con acume storico vigile e rigoroso.

Nelle note conclusive l’autore riassume con lucidità e capacità di sintesi il percorso di studio e di riflessione sui temi fondamentali affrontati nel saggio: l’universo, la questione del tempo, le numerose immagini del cielo e della terra, l’uomo, la società e le forme del governo, la natura umana, i diritti umani e l’idea universalistica dell’uomo.


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