La rivolta dei trattori. Torna in campo Danilo Calvani : “Accerchieremo Roma. Meloni non ci prenda in giro” Assente Pappalardo

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ROMA. «Accerchieremo Roma, e non per un solo giorno e non solo con i trattori», annuncia Danilo Calvani, leader del “CRA Agricoltori traditi” che oggi pomeriggio tornerà in questura a Roma per concordare le modalità della protesta che questa settimana approderà nella capitale. Contesta la politica agricola dell’Europa e le decisioni dal nostro governo, lamenta l’esplosione dei costi ed il crollo dei prezzi dei prodotti e rivendica la difesa del Made in Italy. Calvani, ex leader del movimento dei forconi, che da giorni su Facebook rilancia ai suoi 100 mila follower le proteste che si stanno svolgendo in tutta Italia, ha un’azienda agricola in provincia di Latina dove su un appezzamento di circa dieci ettari produce ortaggi, principalmente insalata, e come tanti colleghi fatica a tirare avanti.

Quanto gliela pagano al chilo la sua insalata e a quando viene poi rivenduta?
«A noi la pagano circa quaranta centesimi, poi vai a vedere quanto costa in negozio…».

Direi più di due euro al chilo, 10 quella pulita e confezionata.
«Appunto. In estate la pagano anche meno, mentre noi dobbiamo irrigare come i matti. Per rientrare nelle spese e andare in pari dovremmo venderla ad almeno un euro al chilo. È una situazione che ci sta portando al disastro».

Il suo comitato si chiama “Agricoltori traditi”: da chi vi sentite traditi?
«Ci hanno tradito i nostri rappresentanti, la classe politica, da questi siamo stati traditi. Perché non ci hanno difeso».

Questa settimana, dunque vedremo i trattori davanti alla sede del governo, a piazza Colonna?
«I trattori, tanti, staranno tutti attorno a Roma. Sarà un accerchiamento, ma non saranno solo trattori, ci saranno i camion e altro. Stiamo definendo con la Questura le modalità e dove collocare i nostri presidi. Quindi definiremo una data, che però sarà solo una data di inizio della nostra mobilitazione su Roma».

Quindi ci saranno presidi che continueranno, se intralcerete il traffico i romani saranno contenti.
«Su Roma i presidi saranno massicci ma non prevediamo di bloccare il traffico, certo qualche disagio ci potrà essere. Ma prevediamo anche manifestazioni che ci aspettiamo molto partecipate dentro alla città».

Vi illudete che la presidente del Consiglio vi possa ricevere?
«Se ci deve ricevere per prenderci in giro è meglio che non lo faccia. Se invece è in grado davvero di cambiare le cose… ma lo dubito».

Sabato da Catania Giorgia Meloni ha spiegato di aver aumentato da 5 a 8 miliardi i fondi stanzianti dal Pnrr a dimostrazione che per il governo il vostro comparto è importante. Non vi basta?
«Il problema è uno solo, ovvero che i fondi del Pnrr come quelli del Psr, il fondo di sviluppo rurale dell’Europa, sono gestiti esclusivamente dai centri di assistenza agricoli, che sono totalmente in mano ai sindacati, in primis la Coldiretti. E a noi su 10 euro arrivano 50 centesimi, tutto il resto va a grandi gruppi, alle multinazionali ed ai loro prestanome. Possono pure stanziare anche 100 miliardi, ma a noi comunque arriva sempre poco o nulla».

Questo delle multinazionali sembra però un disco rotto?
«È un dato di fatto, lo dicono i numeri ufficiali».

I problemi che ponete vanno risolti più a Bruxelles o più a livello nazionale?
«Su entrambi i fronti. Io sono un contadino e non vorrei sbagliarmi ma mi pare che l’Italia possa utilizzare il diritto di veto a Bruxelles e tutti gli accordi che contestiamo, a partire dal Green corridor, hanno avuto anche l’assenso del governo italiano».

Cosa comporta questo accordo?
«È un accordo fatto dal governo italiano 15 anni fa dietro la spinta dei sindacati agricoli e poi è stato recepito ed ampliato a livello europeo. Cosa comporta? Consente di importare prodotti dai paesi del Nord Africa, senza particolari controlli, basta infatti una semplice autocertificazione per garantire il rispetto delle norme fito-sanitarie. E sono prodotti che poi sul nostro mercato vengono tutti presentati come Made in Italy, non si trovano invece prodotti marchiati Egitto, Marocco o Tunisi il che è molto strano».

Però il governo italiano, primo fra tutti, ha vietato la carne sintetica…
«Ma noi non siamo contro la carne sintetica, ognuno mangia quel che vuole. Il problema è che intanto stanno distruggendo noi che produciamo Made in Italy».

Ma questo governo, che mette il tricolore su ogni cosa, non lo difende abbastanza?
«Un conto sono gli spot elettorali e un altro conto sono i fatti: se fosse stato veramente così noi non saremmo sulle strade. Hanno costituito il ministero della Sovranità alimentare ma noi non ce ne siamo proprio accorti. Magari ci stiamo sbagliando, ma se adesso manifestiamo è perché il nostro settore oramai è davvero al collasso e vogliamo sollecitare segnali concrete. Chiacchiere e promesse non ci bastano più».

(Fonte La Stampa. Intervista di Paolo Baroni)


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