L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri

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La Commedia fa proprio l’italiano, lo integra e lo trasmette nei secoli fino a noi. Non è enfasi retorica dire che parliamo la lingua di Dante. (Tullio De Mauro)

          Il padre della nostra lingua, Dante Alighieri, ha creato il verbo squadernarsi nei versi della terza Cantica, il Paradiso. Nella Divina Commedia il poeta ha inventato molte parole che noi oggi usiamo ancora per merito suo; per esempio inurbarsi cioè andare a vivere in un paese, in una città, o trasvolare, cioè volare da luogo a luogo, o trascolorare, cioè cambiare colore.

          Nel XVII canto del Paradiso, (versi 55-60), Dante scrive: «tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle/lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale/.

Nelle scenografie del suo Paradiso Dante afferma, secondo quanto ha scritto Gianfranco Ravasi che «La danza quando è nobile, è un linguaggio non solo umano ma anche celeste, è atto storico e rito escatologico, come fa intuire in modo folgorante».

In fondo all’Inferno (canto XXVI), in una valle illuminata solamente dalle fiamme che avvolgono i peccatori, Dante incontra Ulisse, l’eroe greco sempre pronto a imbarcarsi in un viaggio di conoscenza. «Fatti non foste a viver come bruti/ma per seguire virtute e canoscenza». Con queste parole Ulisse rievoca la perorazione con cui, dopo il ritorno a Itaca, convinse i suoi compagni a intraprendere un’avventura negata agli uomini, oltrepassare le Colonne d’Ercole. Questi versi ne fanno un eroe della sete di conoscenza e dello spirito avventuroso dell’uomo.

Secondo Enrico Malato, professore emerito di Letteratura italiana nell’Università di Napoli Federico II, filologo, critico letterario e storico della letteratura e presidente della Commissione scientifica preposta all’Edizione Nazionale dei Commenti danteschi, «Dante definisce l’uomo, sulle orme di Aristotele, un animale fornito di ragione e assetato di conoscenza».

Tanto gentile e onesta pare Verso contenuto nel XXVI libro della Vita nova, è forse il sonetto più noto del sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321), che pur nella sua apparente semplicità riesce a condensare in soli quattordici versi i significati chiave, la poetica e la sensibilità della corrente nota come Dolce stil novo. Beatrice davanti a Dante che, pur essendo descritta come una giovane leggiadra e a modo, viene percepita dal poeta come una donna-angelo, figura eterea e sovrannaturale.

Secondo alcuni studiosi Dante Alighieri, poeta universale, che unì cielo e terra, ha influenzato la letteratura e l’arte non solo italiana, ma europea e del mondo occidentale.

Ahi serva Italia, di dolore ostello /nave senza nocchiere in gran tempesta, /non donna di provincie, ma bordello! sono i versi (76-78) di una celebre invettiva di Dante Alighieri presente nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia. Queste parole introducono l’amara riflessione del poeta sulla condizione politica dell’Italia, alla vista dei poeti Virgilio e Sordello che si abbracciano dopo aver saputo di essere due compatrioti mantovani

 

 

 

 


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