L’elettroceutica è la tecnologia che si serve dell’elettrone (atomo di elettricità) per uccidere i condannati a morte come avviene nelle prigioni di una trentina di Sati USA che usano la sedia elettrica, oppure per eseguire il famoso elettroshock nella terapia anticonvulsivante sin dal 1870.
Come avviene spesso in campo tecnologico, l’elettroceutica ha anche il suo lato positivo in quanto può essere e viene usata per guarire alcune malattie. Sia il pacemaker, o “segna-ritmo”, uno strumento di titanio, impiantato nel torace sotto la pelle del paziente che viene usato per stimolarne elettricamente la contrazione del cuore del paziente quando questa non è normale, sia il defibrillatore che è un dispositivo che riconosce e interrompe le aritmie che causano l’arresto cardiaco per mezzo di una scarica elettrica, sono infatti prodotti dell’elettroceutica. Ad essi, che sono i più conosciuti, si aggiungono gli impianti cocleari usati per ripristinare l’udito, gli impianti retinici per riattivare la vista, gli stimolatori del midollo spinale per alleviare il dolore. Ma non è tutto perché ci sono impianti molto avanzati che riguardano il cervello, organo principale del corpo umano che ha la funzione di controllare tutti gli altri organi da cui recepisce informazioni attraverso una rete di connessioni. Se questa non funziona bene si possono usare prodotti farmaceutici o impiantare in loco piccoli dispositivi che usano elettrodi inerti a cui si fornisce energia tramite sorgenti interne. Si possono usare anche esternamente sorgenti di energia radiante inviata per via elettromagnetica o acustica, che sfruttano la chimica dei materiali. (da https://ilblogdellasci.wordpress.com/2016/09/21/farmaceutica-nutraceutica-elettroceutica/ )
Francesco Giuliano
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