L’elettroceutica, la tecnologia che usa gli elettroni la cui dose fa il veleno o la medicina

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L’elettroceutica è la tecnologia che si serve dell’elettrone (atomo di elettricità) per uccidere i condannati a morte come avviene nelle prigioni di una trentina di Sati USA che usano la sedia elettrica, oppure per eseguire il famoso elettroshock nella terapia anticonvulsivante sin dal 1870.

Come avviene spesso in campo tecnologico, l’elettroceutica ha anche il suo lato positivo in quanto può essere e viene usata per guarire alcune malattie. Sia il pacemaker, o  “segna-ritmo”, uno strumento di titanio, impiantato nel torace sotto la pelle del paziente che viene usato per stimolarne elettricamente la contrazione del cuore del paziente quando questa non è normale, sia il defibrillatore che è un dispositivo che riconosce e interrompe le aritmie che causano l’arresto cardiaco per mezzo di una scarica elettrica, sono infatti prodotti dell’elettroceutica. Ad essi, che sono i più conosciuti, si aggiungono gli impianti cocleari usati per ripristinare l’udito, gli impianti retinici per riattivare la vista, gli stimolatori del midollo spinale per alleviare il dolore. Ma non è tutto perché ci sono impianti molto avanzati che riguardano il cervello, organo principale del corpo umano che ha la funzione di controllare tutti gli altri organi da cui recepisce informazioni attraverso una rete di connessioni. Se questa non funziona bene si possono usare prodotti farmaceutici o impiantare in loco piccoli dispositivi che usano elettrodi inerti a cui si fornisce energia tramite sorgenti interne. Si possono usare anche esternamente sorgenti di energia radiante inviata per via elettromagnetica o acustica, che sfruttano la chimica dei materiali. (da https://ilblogdellasci.wordpress.com/2016/09/21/farmaceutica-nutraceutica-elettroceutica/ )

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).