Papa Francesco Life

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Papa Francesco Life

La mia storia nella Storia

Possiamo rileggere la storia della nostra vita per fare memoria e poter trasmettere qualcosa a chi ci ascolta.  (Francesco)

Raccontare con semplicità la propria vita ad altri è un servizio che si rende a chi ha fame di sapere e di storie che vengono narrate dall’uomo, «essere narrante», sotto forma di fiabe, romanzi e di film. Narrare è la forma vitale dell’uomo. In ogni epoca e cultura la narrazione per il genere umano è stata, ed è,  importante e centrale. Questa idea è sostenuta dal vaticanista Fabio Marchese Ragona nell’Introduzione del libro Papa Francesco. La mia storia nella Storia (edizione HarperCollins).

Il Papa Francesco ha raccontato in quattordici capitoli, ben strutturati e con uno stile pacato, un percorso unitario e ben definito sulla sua vita, «gli eventi che hanno segnato l’umanità». L’autobiografia si snoda attraverso una particolare tecnica narrativa dove la miriade dei ricordi e delle riflessioni del Papa è preceduta da una presentazione giornalistica dei fatti di un interlocutore (Fabio Marchese Ragona) che ha seguito nel tempo Francesco.

Il Papa Bergoglio, attraverso i suoi vividi ricordi, ha affrontato con spiazzante e incisiva semplicità e con profondità e acutezza di pensiero i fondamentali temi del nostro tempo come la fede, la famiglia, la fraternità, la povertà, il dialogo interreligioso, lo sport, il progresso scientifico, la lotta alle diseguaglianze, la pace e molti altri.

Raccontare la propria vita è una delle forme di comunicazione più belle e intime che permette di analizzare e scoprire cose piccole e semplici talvolta non conosciute e apprezzate sufficientemente.

Il filosofo e sociologo spagnolo José Ortega Y Gasset ha scritto che «La biografia è un sistema nel quale le contraddizioni della vita umana trovano la loro unità». Le contraddizioni, infatti, sono costitutive di ogni epoca, di ogni essere umano e della vita di ognuno di noi e sono, oltre che generatrici e rilevatrici di nuove conoscenze, il motore della nostra esistenza.

Nell’incipit del racconto Papa Bergoglio evoca con tenerezza i numerosi ricordi, simili a dei flash, dei primi anni della sua infanzia e della sua famiglia, dei parenti, in particolare di nonna Rosa e nonno Giovanni, e della Seconda guerra mondiale, soffermandosi a riflettere sull’assurdità e sulla umana follia della guerra e dell’odio.

Tra i ricordi dell’infanzia il Papa fa riferimento ai drammatici racconti che giungevano in Argentina  sulla persecuzione degli ebrei in Europa e sull’immane tragedia dei campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz e della Shoah.

Le oltre trecento pagine autobiografiche invitano costantemente alla riflessione sulla sacralità della vita umana, sulle attuali situazioni di casi di antisemitismo e razzismo presenti nelle nostre società, sulle sofferenze umane scaturite dai conflitti e dalle violenze che colpiscono diverse aree del pianeta, sulla necessità di costruire una cultura della pace, sull’assurdità di fabbricare sempre nuove armi da guerra,

Tra i ricordi adolescenziali il Papa evoca il periodo, anni Cinquanta, degli studi per diventare perito chimico, della prima esperienza di lavoro nel laboratorio chimico, degli effetti della guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti e del maccartismo americano, inteso come atteggiamento politico caratterizzato da un esasperato clima di sospetto e da comportamenti persecutori nei confronti di persone, gruppi e comportamenti ritenuti sovversivi, comunisti.

Evento importante è stato la “chiamata” al sacerdozio nel 1955, quando Bergoglio ancora giocava con gli amici a biliardo, ballava il tango, discuteva di politica e frequentava ragazze di cui si innamorava. Ricorda con trepidazione e paura il ricovero in ospedale e la scelta definitiva di entrare, nel 1958, in seminario dei gesuiti nel collegio Massimo di San José, nella Compagnia di Gesù.

Con grande emozione il giovane trentaduenne Jorge Bergoglio evoca anche lo storico e indimenticabile evento dello Sbarco sulla luna (luglio1969) da parte dell’uomo, Neil Armstrong, che pronunciò, per questa impresa, la famosa frase: «Questo è un piccolo passo per un uomo e un gigantesco balzo per l’umanità». Nello stesso anno Bergoglio fu ordinato sacerdote e incominciò a insegnare letteratura e psicologia presso la prestigiosa scuola dei gesuiti.

Tra i ricordi che si affacciano alla memoria del Papa, allora provinciale dei gesuiti, gli anni Settanta sono caratterizzati dal golpe in Argentina e dalla dittatura del generale Videla, durante i quali i sovversivi, i comunisti venivano sequestrati e torturati dai militari; sono narrati episodi di sequestri, di uccisioni di preti “di strada” che avevano paura di essere presi, malmenati e imprigionati e di subire violenze e umiliazioni da parte degli uomini del regime militare.

Nel caleidoscopio dei ricordi c’è spazio, per il quarantanovenne Bergoglio appassionato di calcio, anche per il goal segnato con La mano di Dios da Maradona, quando nell’anno sabatico (1986) soggiornò  per un breve periodo in Germania per motivi di studio per perfezionare il tedesco e concludere la tesi di dottorato sul teologo Romano Guardini.

Dal punto di vista storico viene rievocata La caduta del muro di Berlino (1989), simbolo della guerra fredda che ha causato dolore e morte,  mentre padre Bergoglio svolge una intensa attività pastorale come teologo. Viene ricordata anche la nascita dell’Unione Europea, utile per preservare e coltivare la diversità dei vari Paesi, per armonizzare le differenze. La vecchia Europa oggi secondo il Papa ha bisogno di un nuovo umanesimo per integrare, dialogare e generare.

Padre Jorge ricorda anche il periodo oscuro di crisi trascorso in esilio per punizione a Cordoba, mettendosi al servizio dei più fragili, dei poveri e degli ultimi. Successivamente dal nunzio apostolico Ubaldo Calabresi il Papa viene inaspettatamente informato di essere stato nominato arcivescovo ausiliare di Buenos Aires (1998) al servizio del popolo argentino sopraffatto dalla miseria e dalla povertà.

Capitolo dopo capitolo Papa Francesco riesce a narrare gli invisibili intrecci della sua esistenza dimostrando come l’attenzione a particolari episodi aiuti a riflettere sui grandi temi del nostro tempo: le guerre, i genocidi, il terrorismo, le crisi economiche globali, la disoccupazione, il degrado ambientale, la fede, la povertà, le migrazioni, l’incapacità di far convivere le differenze culturali e religiose degli uomini attraverso il dialogo, l’inclusione, l’impegno per la pace e la giustizia per costruire un mondo più giusto ed equo.

Il cardinale Bergoglio fa riferimento anche alla scena apocalittica agli Attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001 alle Torri Gemelle di Manhattan, un giorno buio nella storia dell’umanità e invita le nuove generazioni al bene, perché «trasformino l’aria inquinata dell’odio in ossigeno della fraternità».

Un altro capitolo viene riservato alla Grande  Recessione economica del 2001 in Argentina e della crisi economica della Lehman Brothers negli Stati Uniti e in altri Paesi (2008) che impone di elaborare con urgenza  un nuovo modello economico inclusivo, basato sull’equità e sulla fratellanza nella prospettiva di un cambiamento nella politica e nell’ordine sociale e di un’etica amica dell’uomo e dell’ambiente, del creato e del pianeta.

Leggendo attentamente il testo si avverte il nuovo lessico di Papa Francesco, fatto di parole nuove come scartati, di locuzioni come ospedale da campo per i bisognosi e gli indigenti, una Chiesa missionaria in uscita che va incontro nelle periferie esistenziali alle persone e alle comunità. Un linguaggio capace di parlare con schiettezza al cuore della gente che lo ama.

Nel racconto autobiografico Francesco si sofferma anche su Le dimissioni di Papa Benedetto XVI (2013) sulla storica e coraggiosa decisione della rinuncia e sull’inizio del conclave nel quale fu eletto, con grande emozione, pontefice successore di Ratzinger. I suoi pensieri sono sempre rivolti alla povera gente, alla Chiesa in cammino, ai giovani, alla  terza guerra mondiale “a pezzi”, alla Terra (nostra casa comune)e ai profughi climatici.

Non mancano i riferimenti al drammatico periodo dell’emergenza epocale della Pandemia di Coivid-19, all’obbligo di «restare a casa», in isolamento per evitare il contagio, allo scenario irreale delle strade e delle piazze deserte di Roma, avvolta dal silenzio e dalla desolazione. Il Papa argentino, sul sagrato davanti al crocifisso e all’icona della Madonna Salus populi romani, si abbandona, pregando intensamente a profonde riflessioni e meditazioni riguardanti il mancato rispetto dell’ambiente, del pianeta che ha portato l’uomo a un superbo antropocentrismo, a sentirsi dominatore della Terra.

Nell’ultimo capitolo Una storia ancora da scrivere Papa Francesco si sofferma sulla necessità di cambiare la Chiesa attraverso riforme incisive per renderla più spirituale e più povera, di abbandonare certi atteggiamenti in particolare le rigidità del passato, di guardare con fiducia al futuro, di superare la piaga del clericalismo e degli abusi commessi dai religiosi verso le vittime innocenti, di far tacere le armi attraverso iniziative diplomatiche, di custodire e promuovere la fede.

Papa Francesco. Life La mia storia nella Storia è un libro ricco di stimolazioni, di considerazioni audaci  e di spunti  per riflettere, attraverso un lungo e straordinario viaggio, sulle personali memorie della sua esistenza,  sul nostro tempo definito da alcuni studiosi post-secolare; un testo ricolmo di spiragli di luci per comprendere e affrontare i cambiamenti epocali che stiamo vivendo.


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