ROMA- Per le celebrazioni il capo dello Stato, dopo aver deposto la corona d’alloro all’altare della Patria,si è poi recato a Trieste e a Redipuglia. Bisogna “ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea” ha detto il presidente della Repubblica. “Lo scoppio della guerra nel 1914 sancì in misura fallimentare l’incapacità delle classi dirigenti europee di allora di comporre aspirazioni e interessi in modo pacifico anziché cedere alle lusinghe di un nazionalismo aggressivo”.
La Costituzione Italiana “ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, privilegia la pace, la collaborazione internazionale, il rispetto dei diritti umani e delle minoranze” ha proseguito nel suo intervento. “La guerra non produsse, neppure per i vincitori, ricchezza e benessere, ma dolore, miseria e sofferenza nonché la perdita della primaria rilevanza dell’Europa in ambito internazionale. La guerra non risolse le antiche controversie fra gli Stati ma ne creò di nuove e ancor più gravi facendo sprofondare antiche e civili nazioni nella barbarie di totalitarismi e ponendo le basi per un altro ancor più distruttivo, disumano ed esacerbato conflitto”. “Gli errori gravi ed evitabili delle classi dirigenti del secondo decennio del Novecento – sottolinea – e una conduzione della guerra dura e spietata degli altri comandi non devono e non possono mettere in ombra comportamenti eroici dei soldati e gli enormi sacrifici compiuti in nome dell’ideale della patria”.
In occasione del Centenario della Grande Guerra e della feste delle forze armate, Sergio Mattarella concede una lunga intervista a Marzio Breda sul Corriere della Sera, in cui invita a distinguere fra “amor di Patria” ed “estremismo nazionalista”, invita alla cooperazione fra le democrazie perché “nessuno Stato ce la farà da solo”.
“Oggi possiamo dirlo con ancora maggior forza: l’amor di patria non coincide con l’estremismo nazionalista. L’amor di patria viene da più lontano, dal Risorgimento” […] Il patriottismo fu “un impegno di libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza: allora da Stati stranieri. Dopo la Grande guerra fu una parte politica a comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame tra Risorgimento e Resistenza. Per adoperare parole del presidente Giovanni Gronchi, ‘una coscienza nazionale che si rinnova, che attinge ai valori supremi spirituali e storici che la Patria sintetizza, che rende imperiosa l’esigenza dell’autonomia e dell’indipendenza verso ogni egemonia dei più fortì. L’amor di patria oggi è inscindibile con i principi della nostra Costituzione, che ne sono il prodotto e il compimento”.
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