ROMA – Il ritorno di Ratzinger, tra semplificazioni e verità. “Il ’68 ha spento la fede, non serve una Chiesa nuova inventata da noi”. Benedetto XVI ha rotto il silenzio che s’era imposto quando, il 28 febbraio 2013, decise – primo caso nella storia della cristianità- di rinunciare al papato.

In quei mesi circolarono varie ipotesi sulle ragioni che spinsero Ratzinger alle dimissioni: scandali finanziari, l’affaire pedofilia, un progressivo indebolimento fisico del Santo Padre.

Dopo sei anni di silenzio il Papa Emerito torna a parlare attraverso uno scritto di diciotto pagine e mezzo, apparso sul mensile tedesco “Klerusblatt”. Il testo, intitolato “La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali” è un atto d’accusa durissimo al “garantismo” con cui, troppo spesso, i vertici della Chiesa hanno protetto i colpevoli a scapito delle vittime. Non usa mezzi termini, il teologo Ratzinger: nella Chiesa vi sarebbero stati dei veri e propri “club omosessuali”, tanto da far allontanare dalla Chiesa moltissimi giovani.

Il documento ha certamente scosso le gerarchie vaticane, anche se Benedetto XVI ha fatto sapere di avere informato Mons. Parolin, Segretario di Stato Vaticano e lo stesso Papa Francesco. Molti commentatori si sono lasciati andare in goffe e rozze semplificazioni su quanto scritto da Ratzinger.Qualcuno sostiene, semplificando di molto e dimostrando di non avere letto una sola di quelle diciotto pagine, che il Papa Emerito attribuisca al ’68 l’imperversare della pedofilia nella Chiesa. Certo, se il teologo tedesco avesse sostenuto davvero una tesi di questo tipo, avrebbe torto marcio: sono acclarati, infatti, episodi che risalgono ai primi decenni del ‘900, quando il ’68 era di là da venire.

Benedetto XVI scrive una cosa diversa, assai più complessa, che noi condividiamo toto corde. E cioè che il ’68 ha rappresentato, per i valori della cristianità, una vera e propria valanga. “Un collasso morale” per dirla con le parole del teologo tedesco, che ha investito ogni dimensione del vivere quotidiano: il rapporto con la famiglia, con il sesso, con gli altri e , naturalmente, quello con Dio. Insomma nel ’68 non sarebbe nato il fenomeno odioso della pedofilia nella Chiesa, ma un affievolirsi dell’accoglienza di Dio nelle vite di molti, sopratutto dei più giovani.

Scrive Ratzinger: “(…) Si, il peccato e il male nella Chiesa ci sono. Ma anche oggi c’è pure la Chiesa Santa che è indistruttibile. La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri”.

Un sferzata dura ma anche un inevitabile riconoscimento al bene infinito che la Chiesa dispiega nelle comunità, spesso in quelle più disgraziate, l’attenzione ai poveri e agli esclusi di ogni parte del mondo.

C’è un passaggio, tuttavia, che sembra essere un garbato rimbrotto al pontificato di Francesco e cioè quando il Papa Emerito indica ciò che sarebbe necessario e cioè “non un’altra Chiesa inventata da noi, ma un rinnovamento della fede”.

Come a dire che per poter rispondere con efficacia alla scarsa presenza della fede nelle vite di molti, non vi sia bisogno di creare ex abrupto una nuova Chiesa, magari più moderna, comprensiva, umana fino al punto di rinunziare alle specificità della Chiesa che, per Ratzinger, non andrebbero sostituite, soltanto rinnovate.

Certo non manca, in conclusione dello scritto, un ringraziamento a Papa Francesco “per quello che fa”. L’impressione è che Joseph Ratzinger abbia voluto mettere nero su bianco che non è abbastanza, almeno dal suo punto di vista, quel che fa l’attuale Pontefice.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.