Quando si è visto una volta solo lo splendore della felicità sul viso di una persona che si ama, si sa che per un uomo non ci può essere altra vocazione che suscitare questa luce sui visi che lo circondano.                                                                                                           AlbertCamus

La felicità, nel salmo n.1 del Salterio, è una realtà alla quale tutti gli umani,  uomini e donne di ogni tempo e luogo, anelano nel corso della loro vita perché tutti vogliono vivere felici. La felicità è un cammino che richiede la volontà e l’impegno di non fermarsi nel perseguire e realizzare i propri sogni; è una strada da percorrere passo dopo passo verso ciò  che si desidera per sé e per gli altri.                                                                             Il teologo e filosofo Martin Buber è convinto che «esiste una felicità segreta, occultata dall’esistenza stessa che voi non la vedete, ma è la vera, anzi l’unica vera felicità»… e che l’uomo giusto va aiutato «a distinguere tra felicità apparente e felicità vera e insegnargli a scoprire appieno e a percepire a fondo la profondità di quella vera»   Alcuni uomini cercano la felicità nelle ricchezze e nelle vanità del mondo credendo che la felicità  derivi dal possesso dei beni terreni e forse non ricordano o non conoscono il celebre discorso di Robert Kennedy sul rapporto tra la felicità e il PIL, pronunciato il 18 Marzo del 1968 nell’università del Kansas, negli Stati Uniti, dove evidenziò, con parole rimaste famose, l’inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere: «…il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».                                                                La felicità, che non dipende da ciò che si ha, forse occorre trovarla altrove e ricordare ciò che diceva Nietzsche: «la felicità non ha volto ma spalle: per questo noi la vediamo solo quando se n’è andata».


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