L’angolo delle curiosità artistiche

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L’angolo delle curiosità: Arte

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso. Si usano le opere d’arte per guardare la propria anima. (George Bernard Shaw) 

          La pittura rupestre è una delle grandi stagioni dell’arte al pari dell’architettura e scultura dei Greci e di Fidia, del Quattrocento italiano. Pablo Picasso, uscendo dalla grotta di Altamira, dalla visita alle pitture sulle pareti, commosso: esclamo: «Dopo Altamira l’arte e solo decadenza».

          Tra il 1303 e il 1305 Giotto, nella controfacciata della Cappella degli Scrovegni, dipinse a Padova il Giudizio finale. L’affresco conclude idealmente le Storie. Viene di solito riferito all’ultima fase della decorazione della Cappella e vi è stato riscontrato un ampio ricorso di aiuti, sebbene il disegno generale sia riferito concordemente al maestro.

       Alla fine del Quattrocento Lorenzo de’ Medici commissionò a Sandro Botticelli, di cui era amico e mecenate, le cento pergamene per illustrare la Divina Commedia. Furono realizzate dal sommo maestro in oltre vent’anni della sua vita.  Gli splendidi disegni dell’artista toscano sono custoditi in parte nei Musei statali di Berlino e in parte nella Biblioteca Vaticana. Personaggi, ritratti e situazioni, scaturiti dalla geniale fantasia dell’artista, si confrontano con le visioni immaginarie, ultraterrene del grande poeta.

          Sulla tomba di Raffaello Sanzio (nato il 6 aprile del 1483 a Urbino, uno dei più importanti centri del Rinascimento italiano) al Pantheon di Roma fu posto un epitaffio vergato da Pietro Bembo che diceva: «Qui giace quel Raffaello, da cui, vivo, Madre Natura, temette di essere vinta e quando morì, temette di morire con lui». Raffaello è stato, ed è, uno degli artisti che tutto il mondo ci invidia.

          Plutone e Proserpina (galleria Borghese, già Villa Ludovisi, Roma) è una delle opere capitali della giovinezza dell’artista Lorenzo Bernini. Secondo il poeta Ovidio, che scrisse le Metamorfosi, il ratto di Proserpina avvenne in un bosco sull’acqua.

L’artista Pablo Picasso ha scritto: «Da bambino già disegnavo come Raffaello, ma ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino. La semplicità non è mai immediata, si raggiunge per gradi».

Henri Matisse (1869-!954) non è stato solo un impareggiabile pittore che ha segnato la storia dell’arte del Novecento, ma anche uno scultore, la cui attività è senz’altro poco conosciuta rispetto alla pittura. Gli elementi scultorei della sua opera, a lungo, sono stati sottovalutati dal pubblico e dalla critica.

Per l’artista ebreo russo, Marc Chagal, l’autoritratto è una via di conoscenza di sé, un indagare sé stesso che comporta penetrare nel profondo dell’essere umano, un compiere una lunga opera introspettiva per cogliere il segreto della propria umanità. Sono tanti gli autoritratti dell’artista, alcuni nascosti in grandi pitture.

          Alberto Savinio (1891-1952) è stato, oltre che fratello di Giorgio De Chirico, uno scrittore compositore, pianista, critico musicale, viaggiatore, pittore non meno ispirato del fratello. Da giovane cambiò nome; si nascose a lungo dietro lo pseudonimo di Nivasio Dolcemare e, da vecchio, nel signor Dido. Ma era sempre lui, Andrea De Chirico, alias Alberto Savinio, autore di Ascolta il tuo cuore, Città. Casa “La vita”, di Scatola sonora e di Sorte dell’Europa da leggere, scoprire e assaporare.

 

 

 

 


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