L’angolo delle curiosità: Letteratura

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Scrittori di ogni tempo e latitudine

Lo scrittore è colui che sa individuare e scegliere le parole da salvare dal flusso indistinto della comunicazione mondana e dall’inesorabilità del tempo che scorre.                                 Marco Balzano, Le parole sono importanti

          Lo scrittore latino, Ovidio (Sulmona 43 a. C. – Tomi, sul Mar Nero , 17 d. C.), con il suo capolavoro, Le metamorfosi, ha avuto un’enorme influenza sull’arte dell’Occidente, un’influenza pari alla Bibbia. Questo autore classico è stato saccheggiato nel corso dei secoli da letterati, pittori, cineasti di ogni latitudine. 

         Lev Tolstoj, nato a Jasnaja Poljana nel 1828 e morto ad Astapovo in Russia  il 20 novembre 1910, fu lo scrittore più famoso del suo tempo grazie ad opere immortali come Anna Karenina  e Guerra e Pace. Vecchio e malato compì l’atto che aveva meditato per anni e che aveva ormai un valore soltanto simbolico: fuggire abbandonando la famiglia e proprietà, in un supremo sforzo di coerenza con i suoi ideali di libertà.

Dostoevskij scrisse il suo romanzo L’idiota (nel lessico russo “puro di cuore”) tra il 1868 e il 1869 mentre con la moglie vagava in  Europa per sfuggire ai creditori russi che lo inseguivano per i suoi sconsiderati debiti di gioco. Il protagonista del romanzo, il principe Myskin non era uno stupido anzi era una persona spiritualmente superiore.

La raccolta poetica di canti, Foglie d’erba, di Walt Whitman (West Hills, New York, 1819 – Camden, New Jersey, 1892) è stato un libro che è rimasto in cantiere per tutta la vita del suo autore, a partire dal 1855 fino al «letto di morte» nel 1892.

         Alberto Moravia, nato e morto a Roma (1907-1990), pubblicò giovanissimo il suo primo romanzo Gli indifferenti (1929). L’opera, osteggiata dal regime fascista, è stata in seguito considerata un libro capitale nella letteratura italiana. L’autore riuscì a imprimere una svolta in senso realista; un realismo singolare con cui un osservatore distaccato rappresentava la degenerazione di un’umanità incapace di slanci ideali, ma inevitabilmente delusa dal sesso e dal denaro che ne sono i surrogati. Basandosi su questo nucleo tematico lo scrittore ha rappresentato, con le altre opere (La noia, Agostino, La romana, Il disprezzo, Racconti romani …) la trasformazione della società italiana.    

         Pier Paolo Pasolini, assassinato il 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia, è stato tra i massimi esponenti della cultura italiana. Come D’Annunzio e Pirandello, Pasolini ha sperimentato tutti i generi della creazione letteraria e artistica del XX secolo: romanzo e novella, teatro e cinema, critica letteraria e saggistica, politica e poesia.

Mario Luzi è stato uno delle voci poetiche più significative e universali del Novecento, un poeta che seppe meglio interpretare e contemplare le angosce e le ferite dell’umanità.  Nel 1935 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, La barca e un anno dopo si laureò a Firenze con una tesi su Francois Mauriac, manifestando così la particolare propensione per la letteratura francese, tale da diventare in seguito docente all’università di Firenze, eletta frattanto come sua città. È stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi.

Ngugi wa Thiong’o, scrittore kenyota, ha scritto interamente il romanzo Diavolo in croce in carcere su alcuni rotoli di carta igienica. È lo scrittore della riscoperta delle origini, è l’autore che pur avendo studiato in Inghilterra, ha scelto consapevolmente di non esprimersi e comunicare in  inglese ma in kikuyu. In questo modo ha inteso recuperare le sue radici troppo a lungo sacrificate sull’altare di un’occidentalizzazione forzata.

 


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