Maria Zambrano

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Maria Zambrano Nascere Dis-nascere Rinascere

di Maria Forte

L’esilio è una opportunità. Quando si decide di lasciare il proprio Paese, è importante non richiudersi nell’esilio, nell’attesa di ritornare o di andare verso altre mete.(Amin Maalouf)

         Maria Zambrano (Velez Malaga 1904 – Madrid  1991) nel panorama della filosofia del Novecento, insieme a Simone Weil, Hannah Arendt, Edith Stein, è considerata un grande spirito, una intellettuale di primo piano, una figura singolare della coscienza critica europea. Ha scritto, infatti, Maria Forte nell’introduzione del suo libro Maria Zambrano. Nascere Dis-nascere Rinascere (Pazzini Editore) che «Il pensiero di Zambrano si è sviluppato nel pieno della crisi di un’epoca attraversata dagli idealismi, dalle ideologie, dagli utopismi rivoluzionari e dai loro fallimenti; è il tempo delle avanguardie e degli intellettuali maledetti, delle guerre mondiali, dei totalitarismi, della guerra fredda».

         Un breve saggio, quello di Maria Forte, illuminante e articolato, ben documentato inserito nella collana diretta da Carmine Di Sante, le cui pagine dense e argute, scritte con passione e rigore scientifico, dimostrano con efficacia e chiarezza espositiva e profondità di analisi, il pensiero speculativo e laico espresso dalla filosofa spagnola.

         La dolorosa storia esistenziale della Zambrano è stata decisamente contrassegnata dagli eventi politici, legati dallo scoppio della guerra civile e dall’instaurarsi della dittatura (1936) del caudillo Franco nel suo amato Paese (Spagna), dall’abbandono e dalla perdita della Patria e dal lunghissimo esilio, durato quarantacinque anni, che l’ha condotta nei lontani paesi del Sud America e, in particolare, nella città di Roma, dove ha redatto l’importante Lettera sull’esilio, pubblicata successivamente in Francia.

                                                                                                La riflessione sull’esilio, vissuto da Maria Zambrano come vuoto incolmabile e tragica esperienza chiave della sua esistenza, costituisce un elemento essenziale della sua filosofia. Il lungo esilio, infatti, è per lei, un evento traumatico, una «originale categoria speculativa e metafisica». Vivere come esiliata, ha significato per la pensatrice spagnola cancellare la nascita, costringerla a ri-nascere «partorendosi da sé» in una esistenza completamente nuova, viaggiando verso un nuovo mondo caratterizzato da una profonda solitudine e da una spoliazione d’identità.

         Nascere, dis-nascere, rinascere è il fluido trittico che contraddistingue l’esistenza di ogni persona che, nello sperimentare l’esilio, vive la condizione di nudità integrale, di crisi che gli impone la necessità di riscrivere la sua esistenza e la sua filosofia di vita. Come filosofa Zambrano ritiene necessario, infatti, ridefinire il concetto di razionalità occidentale attraverso il quale la realtà storica, sociale e politica è pensata. L’esilio rivela la crisi della struttura cognitiva della ragione dialettica che è lo specchio della mente occidentale.  E il delirio, inteso come un procedimento irregolare e creativo, è una delle caratteristiche più rilevanti del linguaggio speculativo della Zambrano.

         La filosofa spagnola ha attuato, cambiando l’angolo di osservazione, una inedita maniera femminile, e non più maschile, di vivere la realtà, di stare nella storia e di pensarla. Il valore centrale nel corso dell’esistenza umana e dello stare al mondo non è più la morte, ma il nascere non più come dato biografico, ma come «un evento prospettico, progettuale» che, abbandonando il «dogmatismo del concetto» ancorato a verità assolute e indiscutibili, si apre «alla poliedricità e generatività della concezione» che, impegnando la mente e il cuore,  accoglie tutto ciò che nasce.

         Per questa filosofia generante, che deriva dalla sua biografia personale, Maria Zambrano ricorre all’immagine della Grande Madre, rintracciabile nel testo teatrale La tomba di Antigone, l’eroina che si ribella, quando Creonte decide di lasciare insepolto Polinice, e tenacemente si scontra con  il potere, sfoderando la sua forza etica.

         La filosofia per la Zambrano, intesa come incipit vita nova, ha come caratteri particolari la purezza, la fecondità e l’amarezza che appartengono all’universo della concezione, della nascita, del dare alla luce. Non più la ragione concettuale, ma la ragione materna e poetica è il perno centrale del suo pensiero speculativo.

         Antigone, personaggio simbolo, come la Zambrano, conosce l’amarezza dell’esilio che costituisce un vero rito di iniziazione che introduce all’essere Uomo. L’esiliato è uno “scandalo”  che pone in stato di crisi ogni schema, è «la coscienza etica della necessità di dover continuamente ri-nascere per effettuare la metamorfosi da personaggio a persona» capace come scrive la Zambrano di «poter e saper morire come fosse un’azione […] perché la conoscenza nasce sempre dalla morte di qualcosa».  

         Maria Forte propone che la chiave interpretativa, per cogliere l’originalità della filosofia della Zambrano, sta nel fatto che il suo pensiero trova fondamento nell’esperienza dell’esilio e nell’essenza dell’esiliato. Prendendo atto che l’esiliato, «oggetto di sguardo», privo di patria e senza casa ed esposto all’estrema vulnerabilità, trovandosi collocato al limite tra la vita e la morte, ha il compito ineludibile di ri-nascere, assumendosi così la responsabilità della sua esistenza, della sua storia personale.

         L’esilio, come esperienza di abbandono e di assenza, di solitudine e di smarrimento, come evento legato alla storia e alla cultura e come «strada in salita, quand’anche nel deserto«, diventa, oltre che una narrazione esistenziale a sfondo filosofico, una categoria metafisica che porta la Zambrano ad amare il suo esilio e ciò che il destino le ha riservato di vivere. L’essenza dell’uomo non consiste tanto nel suo pensare e ragionare quanto in quello che vede e patisce, in quell’Adsum, in quell’«Eccomi, sono io, sono qui».

         L’esiliato, espulso dal luogo d’origine, dalla sua casa e patria, può assumere uno sguardo diverso sul mondo, può indossare una nuova veste, può essere accolto con comprensione e simpatia e può trovare un luogo in cui gli si fa posto come persona degna di rispetto e amore. La Zambrano ritrova nell’esiliato l’accostamento a dei soggetti disadattati al mondo come l’idiota, il mistico, don Chisciotte, il pagliaccio, il clown (incarnato nella figura di Chaplin) che, come spossessati ed esposti alle intemperie della vita, hanno la visione di un altro mondo.

         Gli esiliati abbandonati, soli e immersi in se stessi e orfani di patria, vivono nel silenzio, sperimentano una inedita intimità con se stessi che li conduce a toccare le loro viscere che richiedono una visibilità non legata alla ragione discorsiva della filosofia di Hegel (tutto ciò che è reale è razionale  e tutto ciò che è razionale è reale).

         È necessario s-viscerare la realtà, arrivare ad un nuovo modo di pensare, «capace di includere la complessità della realtà senza separare da essa il sapere delle viscere», a una nuova ragione poetica e materna basata sul sentire con il cuore e la mente. È fondamentale, per la Zambrano, un pensare altrimenti in maniera poetica, creativa, un nuovo modo di conoscere non più fondato sul logos (che per rincorrere il potere e il dominio sulle cose provoca angoscia) ma sul pathos, sulla poesia che, basata sulla parola, rende «comunicabile l’innocenza primigenia».

         Il saggio Maria Zambrano Nascere Dis-nascere Rinascere di Maria Forte, accompagnato da tre importanti e stimolanti appendici, con le sue acute riflessioni e meditazioni investigative, nello sforzo di raccontare al femminile un pensiero, quello della pensatrice spagnola, è un contributo molto illuminante e affascinante sotto molti punti di vista: storico e politico, culturale e filosofico e non ultimo quello dell’invito ad affinare il più possibile i nostri strumenti di analisi al fine di capire di più e inquadrare correttamente il profilo di una filosofa che andrebbe meglio conosciuta e studiata nelle nostre istituzioni formative. Un libro da leggere e  meditare laicamente.

 

 

 


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