Non esistono una cultura di “sinistra” e una cultura di “destra”; la Cultura è una e una sola

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Non appena è cambiato il colore politico del Governo italiano, alcuni dei suoi esponenti hanno espresso subito un insolito parere opponendo, ad un presunto dominio di una “cultura di sinistra” ritenuta consolidata, una “cultura di destra”. Sembra opportuno, allora, instaurare una discussione in merito, cercando di chiarire cosa si intenda per Cultura. Naturalmente per avviare questa dissertazione è necessario partire da una definizione neutrale e generale, da usare come postulato, che è quella riportata nell’ Enciclopedia Treccani (https://www.treccani.it/vocabolario/cultura/), che la definisce in modo poliedrico, al di fuori degli steccati ideologici e/o confessionali: La cultura è «[…] a. L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo. […]». Studio ed esperienza stanno, quindi, alla base del potenziamento delle conoscenze, delle idee e delle competenze razionali che arricchiscono la personalità morale, spirituale ed estetica di ogni persona, che la esprime in piena autonomia intellettuale, attraverso le sue capacità analitiche, interpretative, valutative e critiche, e anche per mezzo della fondamentale libertà di pensiero. In uno Stato democratico, come quello italiano, vigendo la piena libertà di pensiero è implicitamente manifesto che ogni persona di qualunque orientamento politico possa scrivere o esprimere liberamente ciò che vuole (ovviamente nei limiti dettati dalla Carta costituzionale) contraddicendo così la presunta separazione culturale già indicata, in quanto ogni persona orientata politicamente così come nel passato può dire e scrivere quel che vuole secondo il proprio orientamento ideologico. Allora, affinché la Cultura continui a rimanere patrimonio – formativo e dialettico – individuale, bisognerebbe far sì che i mezzi di informazione pubblici, come la TV di Stato, e quelli di formazione come la Scuola, intesa come  un Nuovo Gymnasium, – l’antica palestra greca -, continuino ad avere la finalità di offrire rispettivamente informazione e formazione, adeguate in tutti i campi culturali – umanistico, scientifico, tecnologico -, senza compartimentazione e senza steccati ideologici. E anche così come avveniva prima  della “riforma della scuola” del filosofo e pedagogista Giovanni Gentile (1923), che, con tutte le riforme che ha ricevuto dal dopo guerra fino ai giorni nostri, ne mantiene lo stampo, basato sulla separazione delle materie umanistiche da quelle scientifiche e tecnologiche, mettendo queste ultime due in secondo ordine. Sulla base di tutto ciò, risulta rattristante e scoraggiante, infatti, venire a conoscenza che, in questi giorni, sia stata preannunciata la cancellazione della trasmissione “Alla scoperta del ramo d’oro”, in onda nelle ore pomeridiane di alcuni giorni della settimana su Rai3. Condotta brillantemente dal filosofo, scrittore e giornalista Edoardo Camurri, è stata una delle poche trasmissioni in cui si sia fatta veramente Cultura, nell’accezione apoditticamente postulativa riportata in premessa.

Una trasmissione che ha affrontato discussioni eccellenti su diversi temi culturali e sulle connesse sfaccettature, dando allo spettatore l’opportunità di conoscenze nei più svariati campi culturali (filosofia, medicina, scienza, storia, letteratura, poesia, arte, cinema, didattica, matematica, fisica, biologia, astronomia, climatologia, tecnologia, ecc.), che in genere rimangono relegate nel rispettivo settore specialistico, e di profonde riflessioni sui vari aspetti della realtà. In tal modo è stata evidenziata anche l’unicità culturale, intesa come Terza Cultura, o come Cultura generalista e trasversale, che non può essere relegata alla sterile e inetta compartimentazione politica e ideologica. Questa nuo­va Cultura,  secondo lo scrittore John Brockman, ( I nuovi umanisti, Garzanti, 2005), esprime il «desiderio di nuove e importanti idee, che muove la nostra epoca: biologia molecolare, ingegneria genetica, nanotecnologie, intelligenza artificiale, vita artificia­le, teoria del caos, computer paralleli su grande scala, reti neu­rali, universo inflazionario, frattali, sistemi adattivi complessi, linguistica, superstringhe, biodiversità, genoma umano, sistemi esperti, equilibri punteggiati, automi cellulari, logica fuzzy, re­altà virtuale, ciberspazio, macchine teraflop», per cui essa non può e non potrà a fortiori essere limitata ad una sola visione ideologica. La cancellazione della citata trasmissione, come tante altre dello stesso genere, sarebbe in senso metaforico come la goccia che fa traboccare il vaso, dimostrando concretamente la volontà di bloccare la libertà di pensiero e di informazione favorendo l’ampliamento di un popolo di ignoranti.

Ebbene, il Governo italiano è un’istituzione chiamata a esercitare il potere esecutivo su tutto il popolo, che è un sistema sufficientemente complesso, che riporta, al primo teorema di incompletezza del matematico e filosofo austriaco Kurt Friedich Gödel, che vale “per ogni teoria affine”, secondo cui «In ogni sistema sufficientemente complesso si possono formulare frasi che all’interno del sistema non sono né dimostrabili né confutabili, a meno che il sistema non sia di per sé inconsistente. Asserzione che, secondo lo scrittore tedesco H.M. Enzensberger nel libro Gli elisir della scienza. Sguardi trasversali in poesia e in prosa (Einaudi 2004), induce “a descrivere la tua lingua nella tua propria lingua: ma non del tutto. A poter analizzare il tuo cervello col tuo stesso cervello: ma non del tutto”. E, in aggiunta, si potrebbe anche affermare: “a poter esercitare il tuo potere con il tuo stesso potere: ma non del tutto”; “a poter usare la tua cultura con la tua propria cultura: ma non del tutto”. «In altre parole, per giustificarsi ogni sistema pensabile deve trascendersi ossia autodistruggersi».

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).