Hans Kung

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Breve profilo di un grande pensatore

Non vi può essere pace tra le nazioni senza pace tra le religioni;  non vi può essere pace tra le religioni se non c’è dialogo tra le religioni. (Hans Kűng)

Hans Kűng, nato a Sursee Cantone di Lucerna in Svizzera nel 1928  e morto a Tubinga, il  6 aprile 2021, ha studiato a Roma e a Parigi. Ordinato sacerdote a Roma nel 1954, divenne nel 1960, a soli 32 anni, titolare di una cattedra presso la Facoltà di Teologia Cattolica all’Università di Tubinga in Germania, dove fondò l’Istituto per la ricerca ecumenica.

Oltre ad essersi dedicato allo studio della storia delle religioni, in particolare quelle abramitiche, era noto per le sue posizioni in campo teologico e morale spesso critiche verso alcune tematiche della dottrina cattolica.

Tra il 1962 il 1965 partecipò ai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante in quale si distinse per le sue posizioni innovative. Fu chiamato dal papa  Giovanni XXIII come consulente teologico (peritus) e fu il più giovane partecipante all’assise conciliare.

Nel 1970 scrisse il libro Infallibile? Una domanda (Anteo editore) che lo mise in cattiva luce presso la gerarchia della Chiesa perché criticava senza mezzi termini il dogma dell’infallibilità del Papa, stabilito dal papa Pio IX. Fu sconfessato dalla Santa Sede per le sue posizioni anticonformiste e il 18 dicembre 1979 il pontefice Giovanni Paolo II gli  revocò la qualifica di teologo cattolico.

Nel 1970 gli venne revocata la mission canonica, l’autorizzazione a insegnare Teologia cattolica ufficiale, ma proseguì ugualmente il suo lavoro di studio e di divulgazione con notevole successo. Studioso infaticabile, efficace divulgatore era molto popolare tra i suoi numerosi lettori ed estimatori. Nel 1979 gli fu ritirata la licenza di insegnamento della Chiesa da parte della Santa Sede, ma scelse di rimanere un prete cattolico e un professore di teologia  sia pure senza licenza di insegnamento.

Pensatore controcorrente e costantemente scomodo, icona della teologia progressista riteneva che fosse necessario il dialogo tra teologie di diverse confessioni cristiane. Infatti la sua ricerca teologica è stata caratterizzata dall’impegno nel dialogo ecumenico fra i cattolici e protestanti e nel vasto dialogo pastorale fra pensiero cristiano e mondo contemporaneo.

 Oltre ad essere un importante teologo è stato un saggista di successo e un filosofo, uomo di ricerca, studio e riflessione come Agostino di Ippona, Tommaso d’Aquino, Cusano e nel Novecento a Paul Tillich e Raimon Panikkar

Nelle sue opere ha praticato il metodo ecumenico che si rifà al messaggio cristiano originario, ricostruito criticamente sulla base dei principali studi esegetici, all’unica tradizione cristiana cioè il Vangelo di Gesù Cristo.

Secondo Vito Mancuso la sua poderosa opera teologica è caratterizzata da “quattro importanti elementi: penetrazione teoretica, visione sistematica, forma espositiva, onestà intellettuale”. Queste caratteristiche hanno permesso al teologo svizzero di affrontare non solo i tempi tradizionali del lavoro teologico ma anche le nuove frontiere della ricerca quali l’etica mondiale, l’economia, la scienza, la poesia, la letteratura e la musica. Si è inoltre interessato del ruolo della donna, della sessualità, dell’eutanasia,  del celibato sacerdotale e della libertà della ricerca teologica.

L’ampiezza dei suoi studi e lo stile di scrittura limpido e rigoroso hanno permesso a Kűng di essere considerato uno degli intellettuali e dei teologi del Novecento più ascoltato a livello mondiale grazie al suo stile chiaro, sempre attento ai suoi lettori, perfettamente corrispondente alla sua innata gentilezza e amabilità.

Vasta è stata la sua produzione di opere di riflessione filosofica e teologica. In  Essere cristiani (1974) ha sottolineato fortemente la dimensione umana di Gesù, cosa che gli ha causato  il rimprovero di mettere in dubbio la divinità di Gesù.

Per lui la teologia non può che essere al servizio dell’umanità chiamata a porsi al servizio dell’intesa e della collaborazioni tra le religioni, favorendo e praticando il dialogo interreligioso in virtù di un ethos mondiale

Nel libro Ciò che credo (2009) l’autore ha manifestato la sua personale spiritualità intesa come libertà. Egli nell’affermare: «Non ho mai, detto, scritto, annunciato nulla di diverso da quello che credo» ha mostrato la sua fedeltà verso se stesso. Da aggiungere inoltre che « Verso la fede cieca, e verso l’amore cieco, ho nutrito e nutro sospetti fin dai tempi in cui studiavo a Roma». Questa diffidenza nei confronti di ogni assolutismo ha sempre guidato Hans Küng, il più critico tra i teologi cattolici, il rivoluzionario che ha detto sì alla pillola e no all’infallibilità del papa.

Si legge infine in questo libro: «Una cosa è la religione ufficiale che ti lega a una comunità, un’altra è la religione del cuore che ognuno porta dentro di sé; quest’ultima è individuale e combacia solo in parte con quella “ufficiale”».

 

 


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