Il libro di tutti i libri

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La Bibbia sprigiona una altissima tensione romanzesca.                Eletto è chi fa procedere le storie e la storia.                     Roberto Calasso

Lo scrittore e saggista Roberto Calasso ha abituato da tempo i suoi numerosi lettori ed estimatori a seguirlo nella grandiosa opera storico-letteraria iniziata nel 1983 con La rovina di Kasch e proseguita in quest’ultima “impresa” con Il libro dei libri (Adelphi editore) dove racconta le storie che compongono l’Antico Testamento. Nella bandella l’autore scrive: «questo libro racconta una storia che comincia prima di Adamo e finisce dopo di noi, attraversando la Bibbia da capo a fondo, come un mondo a sé».

Interessante e pertinente, come guida per la lettura, è la citazione di Goethe scelta e posta in esergo da Calasso: «Così, libro dopo libro, il libro di tutti i libri potrebbe mostrarci che ci è stato dato perché tentiamo di entrarvi come un secondo mondo e lì ci smarriamo, ci illuminiamo e ci perfezioniamo».

Il libro, fin dalle prime pagine, colpisce per l’acutezza di pensiero e l’efficacia narrativa e argomentativa, per l’accuratezza della ricerca e l’analisi dei documenti che fanno rivivere, attraverso racconti affascinanti, la vita e le vicissitudini esistenziali dei principali personaggi della Bibbia come Saul, David, Salomone, Elia, Eliseo, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Adamo e Eva, Noè, Sem, Ezechiele, Geremia.

Il primo episodio narrato del testo biblico è la storia dell’incontro tra Saul, il primo futuro re di Israele, e Samuele il “veggente”, il profeta “prima dei profeti”. Nella storia di Israele centrali sono le considerazioni e le riflessioni sul “diritto di regalità” che è vissuto da Saul come una condanna perché consapevole che un giorno sarà scalzato dal giovane David, pastore dai capelli rossi.                                                                                                       Infatti, David, uno dei sette figli di Iesse, dopo la morte di Saul, regnò in maniera angosciosa e gloriosa sulla casa di Giuda a Hebron per quarant’anni ed ebbe varie mogli (Mical, Abigail, Achinoam, Betsabea) e figli, tra cui Assalone e Salomone. Morì a settant’anni e per tutta la vita desiderò costruire il Tempio a Gerusalemme per il popolo. Questo famoso personaggio biblico ebbe serrati dialoghi con Iahvè per prendere decisioni, rivolgere preghiere, chiedere favori e non fu mai perdonato per “l’affare” di Uria, l’Ittita, il marito della bella Betsabea. Per volontà di Iahvè il tempio fu costruito da Salomone e a David non rimase che l’Arca che stava sotto una tenda da spostare continuamente.  Gli ultimi anni della vita di David furono molto tristi anche dopo la morte del figlio Assalone che, prima di morire, aveva tentato di spodestarlo.

Successore di David fu il figlio Salomone, avuto dall’unione con Betsabea, che nel rafforzare il potere regale riuscì a guardare e a studiare il mondo regnando in un periodo di pace. Intelligente, ricco e sapiente per le tremila massime enunciate, fu il primo dei Re che ebbe «il cuore vasto come la sabbia che sta in riva al mare» e si circondò di persone d’ingegno per la magnifica costruzione del Tempio di Gerusalemme, la Casa di Iahvè descritta dall’autore nei minimi particolari. A questo sapiente sono attribuiti i libri Canto dei cantici, l’Ecclesiaste e i Proverbi ampiamente analizzati dall’autore.

La possente narrazione scenografica dell’arrivo a Gerusalemme della maestosa e bella regina di Saba, venuta dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, ha un andamento e un ritmo cinematografico.

L’autore, con lo sguardo lucido di erudito e narratore di razza, dimostra di conoscere la lingua ebraica e di aver studiato e analizzato con perizia i vari libri della Bibbia, le diverse versioni dei testi biblici, le «mitiche», le leggende ebraiche, l’immensa letteratura dei commentatori e di padroneggiare le fonti esegetiche ebraiche e cristiane di cui si è servito per raccontare Il libro di tutti i libri. Inoltre manifesta, attraverso una architettura narrativa storica, letteraria, tematica e spirituale, una notevole attrezzatura esegetica nelle ricostruzioni degli eventi capitali delle Scritture corredate da una pioggia di citazioni eclettiche, spesso sorprendenti                                                                                                                                                                     Questa conoscenza, scaturita da approfondite indagini esegetiche, è ravvisabile anche nella narrazione delle varie successioni dei Re, dopo la morte di Salomone e lo scisma del regno di Israele, e soprattutto nella storia del patriarca Abramo, capostipite di un popolo, che, partì da Ur dei Caldei per raggiungere Canaan, la terra promessa, «il paese, dove scorrono latte e miele». Nell’analizzare a fondo la figura di Abramo, che ha sempre osservato i precetti e le leggi della Torah, l’autore pone l’accento sul fatto che a lui sono imposti quattro comandamenti: distaccarsi dalla carovana del padre; tagliare ritualmente un patto di alleanza con il suo dio; staccare una parte del corpo con la circoncisione e allontanarsi dalla sua casa verso il monte Moriah insieme al figlio Isacco.

L’autore, saggista di grande successo, con vigore narrativo e con capacità di sintesi e concretezza, racconta le incantevoli, e talvolta raccapriccianti, storie bibliche con una straordinaria leggerezza, con un blando ritmo narrativo da invogliare il lettore sempre ad andare avanti con curiosità e desiderio per seguire le originali riflessioni di ordine morale, filosofico e teologico dell’autore.                                                                                                                                                                     Calasso, profondo conoscitore dell’intera Bibbia e delle diverse traduzioni, dopo aver accostato l’obbediente Abramo a Giobbe, perché ambedue furono sottoposti da Iahvè a dure prove esistenziali, si sofferma sui discendenti di Abramo: Isacco, Rebecca sua moglie, e Giacobbe, suo figlio, il fondatore del popolo di Israele, su Rachele e suo  figlio Giuseppe (maestro dei sogni ) e i suoi fratelli, e si attarda a raccontare le loro vicissitudini di amori e gelosie, inganni e tradimenti, silenzi e contraddizioni, calunnie e riscatti, astuzie e stratagemmi, saccheggi e massacri. L’autore nello snodarsi del racconto avanza accostamenti tra la capacità di Daniele di interpretare i sogni e quella di Freud.

Anche la straordinaria figura di Mosè, patriarca e legislatore, fu caratterizzata dal dubbio dell’elezione quando fu messo alla prova con il cespuglio, che bruciava ma non era divorato dal fuoco, come segnale per la missione di liberare il popolo dall’oppressione dell’Egitto. Secondo l’autore il racconto biblico è fondato sul principio dell’elezione che è la forma prima della grazia all’interno della legge.                                                                                                                                                                          Nel commentare con lucidità e profondità il libro della Genesi, il racconto della creazione, Calasso espone tesi originali circa il divieto di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male da parte di Adamo ed Eva. Per l’autore la conoscenza è anzitutto pratica dell’imitazione; l’uomo è fatto di imitazione, ma l’imitazione è anche la sua prima colpa, il peccato originale che portò alla cacciata dal Paradiso Adamo ed Eva. L’autore si attarda a commentare anche il racconto dell’uccisione di Abele, l’innocente, da parte di Caino, il malvagio.

Il sorprendente  saggio, caratterizzato da una scrittura fluviale dotata di rara trasparenza visiva, si legge come un romanzo. Il libro dei libri è un libro imperdibile per chi ama la letteratura, per chi è interessato alla conoscenza approfondita dei personaggi che sono parte indelebile del nostro immaginario individuale e collettivo e ai problemi inerenti alla spiritualità, alla teologia del «grande codice dell’Occidente».


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