Il soffio del vento: Città

33

La città è la casa comune, il domicilio, l’humus della persona umana. È il luogo dove le persone hanno una casa per amare, una scuola per imparare, un’officina per lavorare, un ospedale per guarire, una chiesa per pregare e giardini per bambini e anziani.

Giorgio La Pira

Alla suggestiva definizione fornita dall’indimenticabile ex sindaco della città di Firenze, Giorgio La Pira, si può e si deve aggiungere che la città, come insieme di cittadini e come centro abitato unitamente alle periferie, è la sede delle molteplici attività umane, sociali ed economiche, politiche e culturali e di vari servizi organizzati (rete viaria, trasporti, scuole, ospedali, fabbriche, istituzioni, uffici pubblici) in funzione delle necessità di una comunità.

L’antico scrittore e umanista aretino, Leonardo Bruni, affermava che «la città non deve essere una semplice urbs, cioè un insieme di costruzioni, ma una civitas, una comunità». La città costruita dagli uomini ed espressione della creatività umana, difatti, è il luogo per eccellenza del “noi”,  del vivere civile, dell’esercizio della cittadinanza, dell’agire comune, della possibilità di migliorarsi reciprocamente insieme. La città è una relazione, un insieme di rapporti tra cittadini che divengono, si modificano, si contraddicono. Pertanto, poiché la città è il luogo dove si impara e pratica la convivenza, la tolleranza, la civiltà, lo scambio e la crescita, il convivere in una città è una continua conquista, mai definitiva.

Il filosofo Francesco Miano ha scritto recentemente che «il futuro delle città sempre più richiama il futuro dell’umanità, non solo perché gran parte della popolazione mondiale vive, e sempre più vivrà, nelle città. Ma ancor più perché le città rappresentano l’orizzonte del mondo intero per il loro essere intreccio di popoli, culture, religioni».

Le città non sono “mucchi di pietre”, ma organismi compositi che hanno una loro vita, un loro essere autonomo, un loro volto caratteristico, un loro destino e, come ci ricorda l’archeologo e storico dell’arte italiano, Salvatore Settis,  possono morire in tre modi: «quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, oppure quando gli abitanti perdono la memoria di se stessi».

E per non perdere la memoria, è necessario conoscere, scoprire, rispettare le nostre città, possibilmente amarle per le importanti opportunità di familiarità, di amicizia e di vita sociale che ci offrono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.



Articolo precedenteMuore una donna sotto la metro a Lepanto. Convogli bloccati. Suicidio o tragico incidente ?
Articolo successivoTutto pronto per la Festa dello Sport 2019 a Sabaudia