Riccardo Barsi – ex cestista pontino nato nel 1960 – non è mai balzato agli onori della cronaca negli ultimi anni, non ha più frequentato un mondo che gli piaceva davvero. Ho cominciato ad allenarlo nel lontano 1972 all’arena del Circolo Cittadino, era un furetto imprendibile, un folletto volante. Con la squadra dei Giochi della Gioventù arrivammo alle finali nazionali di Roma classificandoci al decimo posto assoluto, un bel risultato frutto di un lungo lavoro. Mica male. L’anno seguente nel Trofeo Ragazzi abbiamo disputato le finali nazionali a Roseto degli Abbruzzi, all’arena Quattro Palme, il regno del basket estivo italiano. Barsi alle prime pagine era già abituato, Istrionico ed estroverso, è stato sicuramente uno dei giocatore pontini più duttili. Riccardo ha dovuto lottare contro qualche stupido pregiudizio all’inizio carriera, quando militava nei Cadetti e Juniores, gli era stato detto che mai avrebbe potuto sognare la serie A. Lo accompagni a Bologna nel febbraio del 1978 a un provino con la Virtus Bologna. Lo vide il mitico Dan Peterson e disse: “Quel ragazzo è interessante, se vuole fare carriera deve diventare un ottimo playmaker”. Barsi poteva indossare poi la canotta di Desio in serie A2 quando allenava coach Virginio Bernardi, suo grande estimatore. Invece non è arrivato in Lombardia per sua scelta, preferiva abitare e giocare nella amata Latina. Quando coach Tony Santi fu chiamato a guidare l’Ab Latina in serie B nella stagione 1978-79 lo scelse nel roster dei titolari. Riccardo disputò una stagione eccellente, volava in contropiede tra il tripudio della tifoseria. Poi ha continuato a giocare senza più la passione di prima, ha abbandonato lentamente l’ambiente del cesto.
Riccardo Barsi nella foto è il primo da destra maglia n. 10
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