Il soffio del vento: Dimenticare

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Per salvarsi, non essere infelici, non soffrire, bisogna dimenticarsi di se stessi, l’unico modo di dimenticarsi di sé è amare gli altri. Lev Tolstoj

Dimenticare significa perdere la memoria, non ricordare qualcuno o qualcosa, non ritenere in mente un fatto, un pensiero, una persona, ma anche omettere, tralasciare e non menzionare un evento, un individuo. Molteplici sono le riflessioni, gli studi e le ricerche che a questa parola hanno dedicato letterati, filosofi, psicologi e psicanalisti, ampliandone l’orizzonte semantico.                                                                                                          Il narratore Italo Calvino ha scritto: «Ricordare è necessario, ma dimenticare è una funzione altrettanto vitale per il pensiero». Infatti allontanare dalla mente con un atto di volontà, attenuare il ricordo di un avvenimento, per lo più doloroso e spiacevole, riducendone l’importanza e conferendogli minor rilievo è utile e necessario per l’equilibrio psico-fisico di ogni essere umano.

Per gli studiosi di psicologia la dimenticanza è l’incapacità mnemonica di evocare un nome o una parola al momento in cui è importante utilizzarla. Per gli psicanalisti dimenticare di solito non è casuale, ma è l’effetto di una interferenza dell’inconscio sul comportamento. Il non ricordare un determinato fatto o una specifica informazione rappresenterebbe una sorta di meccanismo di difesa, una rimozione di ricordi sgradevoli.

Il fondatore della psicanalisi Sigmund Freud ha teorizzato con i suoi studi e indagini sulla psiche umana che le dimenticanze, così come gli atti mancati, il lapsus «non sono eventi casuali, bensì atti psichici seri, aventi un loro proprio senso, che sorgono per l’azione congiunta, o meglio per l’azione contrapposta di due diverse intenzioni».

Dimenticare il passato è ingratitudine e insensatezza e forse anche follia perché, come ha scritto lo scrittore italiano Primo Levi: «tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo».

Oggi secondo il ricercatore inglese Viktor Mayer Shönberger «Il nostro diritto all’oblio, ossia il nostro legittimo bisogno di annullare e dimenticare per sempre un’azione, un’immagine o un pensiero, è fortemente minacciato nell’era digitale».                   Il sociologo Franco Ferrarotti ha recentemente affermato in una intervista che «l’effetto esteriorizzante della comunicazione elettronica ci ha fatto dimenticare che il viaggio più lungo e difficile è quello che possiamo fare dentro noi stessi».

 

 

 

 


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