L’angolo delle curiosità sul Cinema

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Non esiste una forma d’arte più completa del cinema nel rappresentare la vita  e i personaggi di un contesto sociale e politico.

Francesco Rosi

 Ladri di biciclette film di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini fu tratto dal libro omonimo dello scrittore Luigi Bartolini (1892-1963). Nel libro l’autore marchigiano raccontava le sue disavventure romane di derubato della bici, mezzo di locomozione fondamentale nel 1945 per la sopravvivenza personale e della famiglia. Quando uscì il film lo scrittore reagì dissociandosene.

Il regista svedese Roy Andersson, in una intervista, ha affermato: «Se non avessi visto tanti capolavori italiani, come ad esempio Ladri di bicicletta di Vittorio De Sica (1948), non sarei un regista oggi. Il cinema deve essere pieno di empatia, come quella dei grandi maestri italiani».

La scena principale del film Roma città aperta del regista Roberto Rossellini (1945) (capolavoro del Neorealismo) si svolge nella Via Montecuccoli. I militari tedeschi ammazzano Pina (interpretata dall’attrice Anna  Magnani) mentre insegue il camion che sta portando via l’uomo (Francesco) che sta per sposare. Una storia di coraggio di Teresa Gullace, uccisa a Roma il 3 maggio del 1944.

 A livello cinematografico Gigi Proietti, come attore, ha ottenuto successo negli anni Settanta del secolo scorso con la commedia Brancaleone alle crociate (1970) di Mario Monicelli, con la Tosca (1973), in cui recitava con Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi e Monica Vitti; e Febbre da cavallo (1976) con Enrico Montesano.

 Il celebre maestro del cinema italiano Ermanno Olmi nel cortometraggio “Green” che ha realizzato per l’Expo 2015 di Milano ci mostra attraverso immagini elegiache il Belpaese nelle sue espressioni naturali: gli elementi, la flora, la fauna e l’essere umano  immerso nel suo lavoro. Dalle Alpi innevate al profondo Sud, dalla maestosità dei mari ai dettagli infinitesimali di un filo d’erba, ma soprattutto il pane quotidiano nella sua immensità e bellezza.

 Il geniale film di Chaplin Tempi moderni annunciava nel 1936 quasi tutto sul rapporto fra macchine produttive ed esseri umani. Il problema che il film proponeva alla riflessione degli spettatori riguardava l’interrogativo: è possibile delegare alle macchine la gestione e il destino della civiltà e delle nostre forme di vita?

 Don Camillo, il prete furbo e manesco pensato da Giovannino Guareschi e interpretato dall’attore francese Fernandel, è stato l’antagonista del sindaco comunista  Peppone, impersonato dall’attore bolognese Gino Cervi. Durante le pause tra un ciak e l’altro don Camillo passeggiava per le vie di Brescello senza togliersi mai la tonaca. Per i brescellesi il noto attore era come un secondo parroco, una specie di istituzione.

Il film Vertigo (La donna che visse due volte), con gli attori James Stewart e Kim Novak, è ritenuto da alcuni il capolavoro assoluto di Hitchcock (maestro del brivido) e da altri addirittura l’opera suprema del cinema. Secondo Roberto Calasso «i film di Hitchcock tendono a diventare più belli, quando si rivedono».

 

 


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