“Bisogna difenderla la donna, ma innanzitutto chi uccide deve essere punito. Ci vuole la certezza della pena. Gli assassini di mia sorella non hanno fatto la galera e l’istituzione non ha fatto niente. Nel 2005 lo Stato lo ha dichiarato sano Angelo Izzo, faceva l’assistente sociale, è uscito ed ha ucciso due persone: una madre e una figlia. Io domando all’istituzione perchè? Dal ’75 nulla è cambiato, anche se ci speravo”. A dirlo è stata Letizia Lopez, sorella di Rosaria, uccisa durante il “massacro del Circeo”, nel corso della presentazione del bando per il “Premio Colasanti-Lopez” dedicato alle scuole secondarie e agli istituti di formazione che quest’anno la Regione Lazio ha deciso di rifinanziare. Con lei anche Roberto Colasanti, fratello di Donatella, che si salvò dal massacro soltanto perchè riuscì a fingersi morta.

Nel settembre del 1975 due amiche di 17 e 19 anni, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, accettarono l’invito per andare ad una festa di tre ragazzi della Roma bene Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, ma era una trappola. Le portarono invece in una villa a San Felice Circeo e le violentarono e torturarono fino a provocare la morte di Rosaria, mentre Donatella si salvò solo perchè si finse morta.

Riferendosi all’ultimo femminicidio di Maria Lacramioara Di Piazza, la ragazza di 30 anni, incinta, uccisa in Sicilia dal suo amante, Letizia Lopez ha aggiunto: “Un uomo si è preso la briga di uccidere una donna e una bambina. Ora per questo signore che ha confessato c’è il rito abbreviato e fra qualche anno sarà di nuovo libero. Ma é giusto questo? Non è giusto: il rito abbreviato per assassini di questo tipo bisogna abolirlo”.

“Lo Stato, il Governo – ha sottolineato – è come se fossero i nostri genitori, coloro che ci dovrebbero proteggere e dare un supporto a questa società. Ma noi abbiamo una società malata e siamo al limite dell’esasperazione. Mia sorella morì nel 1975 e io speravo che le cose cambiassero… ma il fare oggi significa che – ha concluso – bisogna dire ai giovani di rispettarsi uno con l’altro”.

“Dopo tante battaglie mia sorella sarebbe orgogliosa di questo premio. Ha tanto sofferto. Si è sempre battuta per ottenere giustizia. Ho ereditato una casa di famiglia a Sezze. Mi piacerebbe che venisse trasformata in un consultorio” ha aggiunto Roberto Colasanti fratello di Donatella.

Pronta la risposta del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: “Lo faremo, sicuro”. Ed ha poi aggiunto Roberto Colasanti: “Mia sorella, lo ripeto, ha vissuto infelice ma combattiva. E’ morta di tumore. Mia madre se ne è andata 40 giorni prima, poi è scomparsa mia sorella e successivamente è stata la volta di mio padre. Tutta la mia famiglia ha pagato duramente gli effetti di quanto accaduto”. (Fonte La Repubblica)


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