LATINA- Franco Battiato non può ritenersi scomparso. Egli vive nella dimensione eterna dei suoi testi, della sua musica, della sua arte. Un’arte tipicamente siciliana, accogliente come soltanto saprebbe essere un grembo di madre. La nostra Grecia d’Occidente, la Sicilia, scorreva nelle vene nel cuore e nelle sinapsi di Franco Battiato.
“Cazzate divertenti e tendenti all’alto” definirà egli stesso la sua arte. Dal nonsense di Cuccurucucù, alle poesie- preghiere come La Cura e E ti vengo a cercare, fino ai testi di impegno civile come Povera Patria. Una spiritualità complessa quella di Battiato, che va dai filosofi naturali dell’antica Grecia al cattolicesimo per giungere all’estremo oriente.
Cantò di fronte a Giovanni Paolo II e in Iraq, per dire. Straordinari i sodalizi con le “sue” Donne: Milva, Giuni Russo, Alice, Carmen Consoli, Ornella Vanoni. Tanti anni fa incontrò, su un aereo, Loredana Bertè. Fissò più del dovuto il seno della cantante e lei, invitata a nozze, sollevò la t-shirt.
In queste ore la grancassa social tenta, pateticamente, di imprigionare Battiato in uno schema a lui sconosciuto: era di destra o di sinistra? Era credente o non credente? Era un artista libero e lontano galassie dalla piccola miseria quotidiana del dibattito pubblico.
Come ha ben scritto Padre Antonio Spadaro, Direttore della “Civiltà Cattolica” sull’inserto culturale di Repubblica: “L’esercizio dello spirito in Franco diventava – anzi era – creatività e sperimentazione. E cos’è lo spirito se non sovversione del materialismo e delle logiche consolidate aliene dalla contaminazione?”.
Un bel messaggio soprattutto oggi, Domenica di Pentecoste.
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