A breve il partito di Renzi (con la regia di Pierfurby)

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Il partito dei veleni. L’unità che il Pd aveva mostrato ai suoi elettori in vista delle europee, tenendo insieme Calenda, Pisapia e persino i transfughi di Bersani e D’Alema, ha rapidamente lasciato il passo al solito vaso di Pandora.

Zingaretti ha varato una segreteria piena di fedelissimi e reduci di una stagione che ha “esaurito la sua spinta propulsiva”, per usare una formula cara ad Enrico Berlinguer. Per intenderci, Roberta Pinotti e Marina Sereni non possono proprio definirsi delle novità in casa dem. Nessun renziano, anzi: la delega per le riforme istituzionali è stata affidata ad un signore che, al Referendum che pose fine al Governo Renzi, votò no come D’Alema. Un segnale non certo conciliante in vista di appuntamenti elettorali importanti, come per esempio le regionali in Emilia Romagna, dove un buon Stefano Bonaccini cerca la riconferma in piena invasione leghista. E’ accaduto che città storicamente legate al mondo della sinistra come Ferrara (amministrata per 70 anni dai compagni) o l’operaia Piombino, siano finite nelle mani di una destra che non disdegna argomenti hard su immigrazione ed identità.

In questo quadro ed in un contesto sostanzialmente proporzionale, occorre immaginare alleanze e coalizioni in vista di un voto che arriverà prima del panettone.

Il partito di Renzi, per semplificare, appare sempre più una realtà in divenire. La convention degli ultrà renziani svoltasi ad Assisi e capitanata da Roberto Giachetti, ha strumentalmente usato il caso Lotti-Csm per rivendicare una autonomia ed una distanza dalla linea politica (peraltro inesistente) del nuovo corso zingarettiano. L’ex capogruppo a Montecitorio Ettore Rosato mette a verbale :”Zingaretti è il Segretario, non è un leader”. Difficile dargli torto.

In Parlamento si muove una vecchia volpe della politica, sopravvissuta indenne ad ogni era zoologica, attualmente eletta a Palazzo Madama con i voti dem a Bologna: Pierferdinando Casini. L’ex Presidente della Camera, giorni fa, in una intervista al Messaggero, quotidiano di proprietà dell’ex suocero Caltagirone, ha tratteggiato i contorni di una operazione che potrebbe essere la vera novità politica dei prossimi mesi: un partito liberaldemocratico che vada da Calenda a Renzi ed annetta un pezzo di Forza Italia che non vuol morire leghista. Pierfurby fa il nome di Mara Carfagna, ad esempio, stimata Vice Presidente a Montecitorio.

Mercato elettorale ci sarebbe per una forza di questo tipo? Teoricamente sì, ma occorrerebbe vagliarne contenuti, proposte, costruzione della classe dirigente. Sopratutto non può bastare coagulare storie ed esperienze politiche diverse unicamente contro Salvini. Si dovrebbe indicare,invece, un’altra idea di Italia, a cominciare da una grande riforma istituzionale (magari più rigorosa e coraggiosa di quella renziana).

Un cosa è certa: ci si prepara al voto, altro che popcorn!


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.