Aprilia, Schiboni : ” Ennesimo incidente sul lavoro, dobbiamo fermare questa strage”

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Tragico incidente sul lavoro questo primo pomeriggio in un’azienda di via della Meccanica ad Aprilia. Un operaio stava effettuando dei lavori sul solaio di una ditta che si trova nella zona industriale, quando per motivi al vaglio degli inquirenti è precipitato all’interno di un capannone perdendo la vita.

«In attesa che si faccia chiarezza sulla dinamica dell’accaduto, ci stringiamo al dolore dei familiari. La nostra priorità è ristabilire il principio imprescindibile del diritto al lavoro in sicurezza. La salute e la sicurezza sul lavoro rappresentano un tema cardine dell’agenda politica regionale. Il nostro obiettivo come assessorato e come Regione Lazio è mettere in campo e implementare tutte le attività finalizzate a promuovere e diffondere la cultura e la pratica della salute e della sicurezza, migliorando la qualità e le condizioni di lavoro e favorendo la competitività e la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale, implementando il livello di informazione, comunicazione, formazione, assistenza, vigilanza e controllo. Il lavoro è dignità, non rischio per la propria salute e la propria incolumità». Lo dichiara l’assessore regionale del Lazio al Lavoro, alla Scuola, alla Formazione, alla Ricerca e Merito, Giuseppe Schiboni.

Venerdì 22 marzo è morto Luca Manzon, un operaio di 51 anni, schiacciato da pannelli di legno in un cantiere di Sondrio. Ma ci saranno altre due vittime, perché sono tre le persone che ogni giorno muoiono sul lavoro e sono già 350 le vittime nel 2024. Per loro Sergio Mattarella ha parlato di “scandalo intollerabile”.

Queste sono le vittime di un sistema di sfruttamento del lavoro, che a scapito di sicurezza e tutele promuove il massimo profitto. E infatti muoiono maggiormente i lavoratori ultrasessantenni e quelli stranieri, con un’incidenza di quasi tre volte maggiore rispetto ai lavoratori italiani.

Come ci dimostrano le tragedie quotidiane, le morti sul lavoro sono in particolare nell’edilizia. Secondo i dati degli ispettorati per il lavoro, enunciati dalla Ministra del Lavoro Calderone al Consiglio dei Ministri il 21 febbraio, il 76,48% delle aziende presentano irregolarità e più di tre cantieri su quattro non sono a norma. Negli anni precedenti l’incidenza delle irregolarità è superiore del 35% nel caso dei cantieri interessati dal Superbonus 110%.

Qui a causa della grande iniezione di risorse pubbliche che ha portato alla realizzazione di moltissimi cantieri privati, ma senza gli adeguati controlli, sono stati presi moltissimi lavoratori senza contratto o ai quali veniva applicato il contratto nazionale non per l’edilizia, che prevede misure di formazione e sicurezza, ma del multi-servizi o da metalmeccanici perché al datore di lavoro costano molto meno, circa la metà. E molti di questi lavoratori erano stranieri, spesso senza permesso di soggiorno, non sufficientemente qualificati. In queste condizioni era prevedibile che accadessero queste tragedie quotidiane.

E allora non chiamiamole morti bianche. Questo termine offende la memoria delle vittime e i loro cari, perché non si tratta di morti inevitabili ma del risultato di norme e misure di sicurezza ignorate, come afferma l’appello portato avanti da Marco Bazzoni. E allora non servono le panchine bianche per tenere vivo il ricordo ma misure per arginare questa strage in corso. Perché l’anno scorso sono state 1041 le vittime, come ci hanno ricordato le bare messe in fila in piazza del Popolo dalla Uil pochi giorni fa.

La morte di un lavoratore comporta per l’azienda una penalità di 20 punti, l’inabilità permanente assoluta o parziale una penalità di 15 punti, mentre quella temporanea con l’astensione dal lavoro per più di 40 giorni una penalità di 10 crediti. Ma un’azienda può comunque operare con 15 punti e recuperarne 5 con un corso di formazione.

Alessandra Trotta

(Giornalista e scrittrice)


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