Caffè (s)corretto. La grosse koalition in nome di se stessi

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LATINA – A Latina le grandi manovre hanno avuto inizio da un po’. Centrodestra e centrosinistra si guardano allo specchio da settimane. Non è solo questione della classifica deprimente che ogni anno esce dalle redazioni dei quotidiani economici sulla qualità della vita: tra le province italiane quella di Latina risulta -come ormai conviene da anni- nei bassifondi. Inutile rimarcare con la lente deformante che Latina somiglia tutta a una periferia. Colpa dell’attuale giunta Coletta? Beh, sarebbe ingiusto accollare ai tre anni di Lbc il fallimento di una città, quando questo ha origini antiche, che fa tanto rima con le lotte intestine all’interno di un centrodestra che da queste parti ha sempre mietuto consensi bulgari. Ma è una lezione che il centrodestra non vuole imparare, complice forse il grande exploit alle recenti elezioni europee (due deputati più uno eletti). Sta di fatto che a un anno e mezzo dalle votazioni nel capoluogo, il Pd e Lbc litighino per una chiara spartizione delle poltrone mascherata da un’ipotetica grosse koalition, un’unione che non ha il chiaro intento di far risalire dal baratro la città ma solo di contrastare il centrodestra, cioè il Male assoluto secondo accezioni anacronistiche. Un’alleanza che nasce, quindi, non pro ma ante, uniamoci per contrastare il nemico atavico e non perchè abbiamo un’idea di territorio, verrebbe quasi da commentare. Dall’altra parte, però, stretti nella morsa della classica demonizzazione dell’avversario messa in piedi dalla sinistra quando pecca di idee, il centrodestra pontino subisce le suggestioni della Lega e il ritorno deciso di Fratelli d’Italia, ma anche qui non s’intravede un’idea di città, non si organizzano convegni sul futuro, ci si riunisce nelle sedi per pochi intimi. Si parte, sicuri di un successo annunciato (?!), dai candidati a sindaco e non da un programma o da una visione. Scartando il M5S che a Latina città chissà perché latita e delude per beghe di potere da meetup, sia il centrodestra che il centrosinistra dimenticano nelle loro elucubrazioni di potere potenzialmente acquisito che a votare ci va il cittadino, sempre più slegato dai partiti e disincantato rispetto alle civiche. Signori, siamo nell’era digitale e dei social network, conta la condivisione tra utenti pubblici, non tra utenti privati.


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