LATINA – Il “concertone” del primo maggio, festa dei lavoratori, s’è rivelato un concertino modesto per gli amici di Coletta ed Lbc: cento, massimo centocinquanta persone radunate nella deserta Piazza del Popolo per assistere ad esibizioni di illustri sconosciuti al cui pari io, che alle scuole medie facevo finta di suonare il flauto e per questo venivo sempre messo in ultima fila ai concerti, potrei essere Mozart o Chopin.

Ventimila euro di soldi pubblici impegnati per una manifestazione sottratta agli organizzatori che da sempre si occupavano della kermesse, ed affidata ad un ragazzo di buone speranze e poca esperienza che, poche ore prima dell’inizio del concertino, denuncia sulla sua pagina Facebook intimidazioni ed atteggiamenti di stampo mafioso ed anche la chiamata intimidatoria di un non precisato politico.
Il post ha suscitato la curiosità – e per fortuna anche l’indignazione – della comunità social, tant’è che subito alcuni giornalisti si son precipitati ad intervistare il povero organizzatore minacciato che, però, a domande specifiche, del tipo: ”Quali minacce hai subìto?”, oppure “Chi è il politico che ti avrebbe intimidito?”, ha glissato evasivo senza fornire risposte.

Eh no, amico caro, tu, in qualità di Presidente di un’organizzazione di eventi, sei stato pagato con soldi pubblici, quindi anche da noi, perciò hai il dovere di raccontarci con dovizia di particolari quali e quante minacce ti sei dovuto prendere e chi sarebbe l’uomo nero che t’ha fatto tremare al telefono. Altrimenti, carissimo, il sospetto che tu abbia accusato un po’ di giramenti di testa da celebrità improvvisa comincia a sorgere in noi. Oppure, che so, un piccolo impercettibile accenno di manie di persecuzione?

Speravamo che questa vicenda, quella del flop del concertino pagato con i soldi di tutti e del pistolotto moraleggiante dell’organizzatore che ululava alla mafia fosse finito qui, credevamo di non dover assistere a nient’altro di grottesco.

Ed invece, come volevasi dimostrare, ecco che in questa vicenda entra a gamba tesa il Sindaco, il ricciolino primo cittadino dagli abitini sempre un poco stretti che ci spiega che, in effetti, un poco di retrogusto mafioso questa vicenda ce l’ha, che gli atteggiamenti, le posture, i tic di questa città, dei cittadini, ed altre bubbole del genere.

Ora, la mafia è una cosa seria. Precisa, seria e drammatica. Della mafia si occupano procure, le vittime della mafia sono tutt’altre e, sia detto con rispetto, non hanno certo l’aria paciosa e tranquilla dell’ottimo organizzatore di eventi di cui ha fiducia il Sindaco, immagino, visto che ha scelto di affidargli la gestione di un evento così importante. Della mafia, Sindaco, non si straparla ché, come aveva detto e scritto bene Sciascia, a parlarne in troppi luoghi e in troppe maniere si finisce per annullarla, per svalutarla.

Della mafia non si dice, si denuncia avendo chiari fatti e circostanze.
Mi colpisce e contestualmente mi addolora la bassa e bieca considerazione che questo Sindaco ha della sua città, della sua comunità. Mi colpisce il senso di disprezzo, di disgusto che egli ha nei riguardi di una storia, di una cultura, di una società.

C’è una divisione così netta, così precisa tra amministratori ed amministrati che, se avesse un minimo di dignità, questo Sindaco farebbe un passo indietro.
Scusandosi per il disturbo.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.