Covid, il bilancio dell’Open day di sabato e domenica : 1900 vaccinati. L’istituto Spallanzani esprime soddisfazione

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I centri vaccinali hanno somministrato 700 dosi anti Covid-19, che si aggiungono ai 1200 immunizzati. Complessivamente, le vaccinazioni per l’anti Covid-19 sono state 1900 nel fine settimana.

È il resoconto dell’open day di sabato 20 e domenica 21 gennaio promosso dalla Regione Lazio per la vaccinazione anti Covid-19.

Tutte le persone dai 18 anni in su hanno avuto accesso libero e senza prenotazione alla vaccinazione presso le strutture delle Aziende sanitarie, ospedaliere e degli Istituti presenti sul territorio regionale che aderiscono all’iniziativa. Punti vaccinali anche a Latina e Genzano.

L’obbligo vaccinale è decaduto. La vaccinazione è invece raccomandata alle persone di età pari o superiore a 60 anni, alle persone con elevata fragilità di tutte le età, con particolare riferimento ai soggetti con marcata compromissione del sistema immunitario, alle donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo “postpartum” comprese le donne in allattamento.

I vaccini utilizzati, secondo la disponibilità di dosi consegnate dal Ministero della Salute, sono stati:

vaccino Comirnaty (Omicron XBB 1.5)
vaccino Nuvaxovid (Omicron XBB.1.5)

È possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini (anche con il vaccino antinfluenzale). In ogni caso fare riferimento al proprio medico curante.

L’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS esprime soddisfazione e approvazione per il Piano Pandemico redatto dal Ministero della Salute.
L’Istituto, spiega il Direttore generale, dott. Angelo Aliquò, “È pronto a contribuire all’implementazione del Piano attraverso le competenze dei professionisti dell’INMI attivi nel campo della sorveglianza virologica e clinica”.
Per il direttore scientifico, dr. Enrico Girardi, e il direttore del Dipartimento clinico, dr. Andrea Antinori, “È un documento ben congegnato e articolato, in linea con le raccomandazioni internazionali e ha il merito principale di andare oltre la semplice visione della pandemia influenzale allargando lo scenario a tutte le potenziali emergenze di malattie infettive respiratorie. La stessa sorveglianza è concepita in modo integrato attraverso un sistema di ricognizione delle strutture esistenti e un’implementazione e
articolazione dei vari aspetti della sorveglianza clinica, virologica, genomica. Nella stesura del piano si è fatto tesoro dell’esperienza accumulata negli anni della pandemia da COVID-19 includendo tutti i principali strumenti per le azioni di sanità pubblica, tra cui la
vaccinazione e gli interventi farmacologici, di cui sono ben definite le strategie di utilizzo e le conseguenti misure regolatorie. Gli interventi non-farmacologici di protezione della comunità, come gli interventi di mitigazione, sono concepiti in una logica di
escalation e de-escalation che tenga conto dell’andamento dei dati epidemiologici ma anche delle valutazioni rischio/beneficio e delle implicazioni sociali ed economiche. Un aspetto importante è che il Piano prevede un approccio multi-fasico alla gestione
pandemica che dà grande spazio alla fase interpandemica di prevenzione, preparazione e valutazione del rischio, modulando le misure e gli interventi di popolazione in rapporto agli aumenti ciclici dei casi, dei ricoveri e dei decessi in modo misurato, tenendo conto delle necessità determinate dalle emergenze ma anche degli effetti collaterali sulla società. Importante inoltre il riferimento alla comunicazione del rischio e al coinvolgimento della comunità al fine di aumentare la partecipazione consapevole dei cittadini alle misure di protezione”.

Alessandra Trotta

(Giornalista e scrittrice)


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