Mercoled’ 19 giugno 2019 ( giorno e anno fortunati? Sì,dai!)
Si ripete l’annoso e annuale rito degli esami di maturità, quest’anno con un retorico,patetico prologo-proclama ai candidati del neo ministro di turno. Con un tema di Italiano deprivato della traccia di Storia, segnale che dovrebbe allarmare oltre che far riflettere i docenti,specie riguardo alle sciocche (idiote) motivazioni addotte dal sempre più grigio “monasterio” di una sempre più improbabile istruzione ovvero formazione dei giovani scolari. E’ vero, il tema di Storia è stato spesso emarginato dai candidati,soprattutto,per due motivi 1)il timore di esprimere idee o posizioni politiche che avrebbero potuto insospettire o alienare il commissario di turno di idee o tendenze diverse e/o opposte 2) incappare nel tranello nozionismo-critica storica etc. Dunque, fuori una traccia! Ciò devesi al fatto che nella nostra scuola ancora vige,inconsciamente o no, l’avvilente consuetudine che di politica non si deve parlare (come prescritto dalle norme in epoca fascista),che i classici siano a sé stanti cioè relegati nel limbo della “impersonalità” (non storia) e della “letteratura” come se non riflettessero,invece, il pensiero politico e l’ideologia degli autori. Quando mi capitava di andare nelle classi e intrattenermi con gli alunni,dovevo amaramente constatare che i docenti si guardavano bene dal nominare (nelle loro lezioni) Berlusconi, dal fare analogie pertinenti e congruenti con il passato etc. Non è pensabile sorvolare, ad esempio, specie nell’attuale situazione politica, il “De Monarchia” di Dante, equiparare esplicitamente la sua concezione dell’Impero all'”imperialismo” corrente in senso lato (sovranismi vari), alla sua utopia o miopia (cantonata) nell’aver individuato nell’imperatore tedesco Arrigo VII il salvatore e unificatore della patria etc. Insomma, l’aver saputo acutamente individuare la malattia dell’Italia ma non il medico: ?! Ricordo che in una delle tante circolari ai docenti li invitavo a parlare di politica in classe, a collegare la storia del passato a quella del presente con nomi e cognomi,oggi, quelli di un Salvini, Renzi, Zingaretti etc. Accostare costui alla metaforica figura del Veltro dantesco, di un “ignavo”(pare essersi ravveduto in extremis, il sempre convincete Cacciari, chissà, l’avrà smosso?!). L’urlo “nazionale” di Dante all’ assurda situazione politica di un’Italia ridotta da “donna di provincia” a donna di “bordello”. In tal senso (citando pure Zeffirelli anche lui un classico), perché non sconfinare nel politicamente musicale(Verdi) con l’Italia non solo del “Va pensiero sull’ali dorate” bei tempi!) bensì oramai “Traviata”?! Una mantenuta di lusso della e dall’Europa?! Traviata, all’origine, da perversi corruttori di sinistra, dei comunisti (ah,il povero Berlusconi!)? Ridotta a una corte dei miracoli con cortigiani spregevoli ( “razza dannata”, Rigoletto)? Parlare,in classe, di letteratura dovrebbe significare,soprattutto,parlare della Storia di oggi riandando,per gradi, a quella di ieri. A tutti gli studenti che martedì affronteranno la prima prova scritta sento di poter dire, semplicemente, “Sàpere aude”, abbiate il coraggio di dimostrare che sapete ossia che possedete non solo le conoscenze adeguate ma anche la coscienza di essere cittadini di un paese che non merita l’assenza della Storia cioè della politica nelle aule scolastiche. Un paese che viene citato spesso come la terra del Melodramma per elezione -di cui gli alunni,purtroppo,poco o nulla sanno- per il resto,quasi esclusivamente appannaggio degli appassionati del genere. Nella realtà, meschinamente metabolizzato e aggiornato dai politici tutti nelle loro rappresentazioni esse sì da melodramma deteriore e per nulla musicale. P.S. Al ministro della (cosiddetta) istruzione (Bussetti) assegnerei il ruolo del…”Barbiere di Siviglia”! (gmaul) (EX preside Liceo Classico Dante Alighieri Latina )


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