Cade l’aggravante dell’uso del metodo mafioso per i due figli di Armando Lallà Di Silvio, Ferdinando Pupetto e Samuele, nel processo di secondo grado per l’estorsione ai danni di un ristoratore di Sermoneta.
La Corte di Appello di Roma ha infatti ridotto a cinque anni ciascuno la condanna a carico dei due imputati che il Tribunale di Latina aveva invece condannato rispettivamente a nove e otto anni di carcere. I magistrati della prima sezione, ai quali nella scorsa udienza il Procuratore generale aveva chiesto una conferma del verdetto di primo grado, non hanno riconosciuto l’aggravante di tipo mafioso ed hanno concesso le attenuanti generiche ai due esponenti del clan di Campo Boario, assistiti entrambi dall’avvocato Oreste Palmieri. Erano stati i sostituti procuratori Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli a richiedere l’integrazione del capo di imputazione per i due Di Silvio in seguito all’operazione Alba Pontina nella quale sono tuttora imputati per far riconoscere nel comportamento dei due figli di Armando Lallà la modalità mafiosa.
Una ricostruzione evidentemente non condivisa dai magistrati della Corte di Appello che hanno escluso tale modalità ridimensionando la pena.


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