Farsa tra le due Corea, zero spettatori e nessuna immagine tv

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Ha senso giocare una partita di calcio e non avere sugli spalti nessun spettatore? Per qualcuno sì. E la Fifa avalla questo sistema. Lo sport deve essere da sempre unione e fusione, sin dai tempi remoti delle Olimpiadi, dove i greci si sfidavano, interrompendo guerre e scaramucce assortite per dimostrare la superiorità atletica. Per la Corea del Nord non è così, soprattutto quando si sfidano i cuginastri della Corea del Sud. Certo, la Corea del Nord di Kim Jong-un sembra un altrove, uno Stato situato in una dimensione surreale, irreale e fantasy. Purtroppo, per i coreani del nord, è vita reale. L’unica cosa da invidiare al dittatore coreano, hanno detto Peppino e Salvatore, i due arzilli esperti di sport del Caffè Borghetti, è il taglio del barbiere.

Ma veniamo al dunque. C’è in ballo la qualificazione ai Mondiali del Qatar 2022 e si gioca il 15 ottobre nel girone asiatico il match tra Corea del Nord e Corea del Sud a Pyongyang, nessun mass media ammesso, nessuna diretta, zero spettatori, se non pochi eletti, tra cui il numero uno della Fifa Gianni Infantino. Insomma, non esistono immagini per trasmettere ai posteri la vicenda pallonara tra i due cugini divisi dal 38° parallelo. L’obiettivo era non diffondere al mondo intero l’ipotetica e sconveniente sconfitta della nazionale di casa, salvaguardando così l’onore patriottico di uno Stato che pare appena uscito da un romanzo distopico. Il salto temporale è grosso, sembra di essere tornati ai tempi della cortina di ferro, quando talvolta venivano trasmesse le partite in differita di qualche giorno, tant’è che anche il match contro il Libano è stato mandato in onda il giorno dopo, solo e proprio perché la squadra coreana aveva vinto 2-0.  Pensate, ai tempi del web, del giornalismo partecipativo e della condivisione social chi voleva sapere il risultato doveva collegarsi sul sto ufficiale della Fifa, ma solo per leggere sulla schermata le notizie salienti, tipo gol ed espulsioni. Insomma, hanno sbottato Peppino e Salvatore: che senso ha giocare una partita a porte chiuse, per non far sapere il risultato? Bella domanda. Il calcio resta invece un grande veicolo di volontà politiche, perché è il mezzo più potente al mondo per comunicare.

Peppino e Salvatore al Caffè Borghetti hanno ricordato altre partite simbolo del bizzarro ed emblema del grottesco. La partita spareggio per accedere ai Mondiali 74 in Germania Ovest tra Cile e Urss. Siamo nel periodo della Guerra Fredda e a Mosca va in scena il match d’andata tra la squadra tifata da Breznev, vessillo del Comunismo nel mondo, e il Cile del dittatore militare Pinochet. Termina 0-0, ma non esistono immagini perché la classe politica sovietica vietò ogni ripresa televisiva, furono elargiti col contagocce gli accrediti stampa ma centomila ‘fortunati’ spettatori almeno poterono assistere alla partita. Il ritorno è previsto a Santiago, nello stadio Nacional, teatro di deportati e fucilazioni per chi ancora sosteneva il decaduto presidente Allende ed era fiero oppositore dell’usurpatore Pinochet, appoggiato dalla Cia nello svolgimento del Piano Condor, attuato per soffocare aspirazioni socialiste e comuniste in America Latina. La squadra sovietica non si presenta, per protestare contro la politica liberticida del dittatore cileno. Il Cremlino diede ordine alla squadra della stella Blokhin di non presentarsi, ma la Fifa dispose di giocare lo stesso pur nell’assenza degli avversari: così sugli spalti semivuoti si assistette alla farsa del fischio d’inizio, dei passaggi della squadra cilena fino al gol in una porta difesa dai fantasmi. Ma Salvatore e Peppino hanno promesso agli avventori del bar di raccontarla con maggiore dovizia di particolari.

Ancora: altro match surreale, quello dell’Altra Finale, organizzata dal regista olandese Johan Kramer, lo stesso giorno in cui si disputava la finale della Coppa del mondo di Corea 2006 tra Brasile e Germania. Deluso per la mancata qualificazione degli Oranje, il regista organizzò il match tra le ultime squadre del raking Fifa, il Bhutan e il Montserrat, per celebrare una festa sportiva senza precedenti.


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