Il soffio del vento: Pedagogia ed educazione

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Questo è il nostro dovere nei confronti del bambino: gettare un raggio di luce e proseguire il nostro cammino. (Maria Montessori)

Il soffio del vento ha accompagnato il mio cammino esistenziale negli anni della mia formazione scolastica, degli studi universitari e della mia professione di insegnante e di direttore didattico. Ho subito avvertito, fin dall’inizio, un gradevole vento primaverile, caratterizzato dalla gioia della ricerca pedagogica, della conoscenza e della relazione con gli altri: compagni, alunni, colleghi e «maestri di vita».

La pedagogia, uno dei rami dell’albero delle scienze dell’educazione, insieme alla filosofia, psicologia, sociologia e antropologia culturale, è stata il settore che maggiormente ha contraddistinto il mio lungo percorso umano e professionale, perché ritenuta una scienza autonoma dell’educazione, animata da una forte tensione etica, «progettuale ed emancipativa» di ogni essere umano.

Verso la pedagogia, disciplina che studia finalità, metodi e strumenti dell’educazione, ho sempre avuto un particolare interesse, una singolare attitudine e attrazione fin dai primi  anni di scuola e di studi, perché convinto della validità e importanza dell’opera formativa come strumento di progresso e fattore efficace di trasformazione sociale.

Analizzare, approfondire, comprendere, operare e riflettere sulla concreta esperienza lavorativa nel campo educativo, che ho liberamente scelto e per la quale sono stato continuamente impegnato per oltre cinquanta anni, ha sempre suscitato in me forte interesse, passione e studio.

I miei studi pedagogici hanno avuto come punto di riferimento illuminanti pedagogisti come Aldo Pettini, Célestin Freinet, Raffaele La Porta, Aldo Visalberghi, Francesco De Bartolomeis, Giovanni Maria Bertin, Mario Alighiero Manacorda, Egle Becchi, Piero Bertolini, Andrea Canevaro, Franco Frabboni, don Lorenzo Milani; maestri della pedagogia progressista, con i quali ho avuto modo di acquisire idee innovative e problematiche, di seguire i loro studi e ricerche, recepire le nuove problematiche educative e di elaborare  progetti formativi da attuare nella pratica educativa.

Riviste come «Scuola e città», «Riforma della scuola», «Cooperazione Educativa»», rispettivamente fondate da Ernesto Codignola, Lucio Lombardo Radice e Dina Bertoni Jovine e dagli insegnanti del M.C.E. (Movimento di Cooperazione Educativa), alle quali per tanti anni sono stato abbonato, hanno costituito strumenti irrinunciabili per la mia crescita professionale e aiuto per realizzare la quotidiana e normale prassi educativo-didattica.

La costante riflessione pedagogica, contrassegnata da una straordinaria molteplicità e complessità di temi e problemi,  ha illuminato l’itinerario del mio insegnamento di educatore dell’età infantile, basato sull’idea di libertà e di inclusione degli allievi nel tessuto sociale, predisponendoli a diventare uomini e cittadini dotati di senso critico, di immaginazione e di creatività per diventare ed essere persone attive, consapevoli del loro ruolo culturale, sociale e politico da assumere nelle comunità di appartenenza per costruire un mondo più giusto e libero.

Lo studio della storia della pedagogia, delle idee espresse e acquisite dalle teorie educative di Comenio, Locke, Rousseau, Herbart, Montessori, Piaget, Dewey, Bruner, Freire e Illich mi hanno sempre spinto, come maestro di scuola elementare e dirigente scolastico a connettere questa scienza sociale alla psicologia dell’età evolutiva, alla sociologia, alla didattica, alla metodologia e alla docimologia, oltre che all’etica per il raggiungimento delle finalità educative.

 Le varie teorie pedagogiche, in una visione sistemica e di interconnessione e con il loro statuto di scientificità, basato sul controllo delle metodologie messe in atto e dei risultati degli interventi educativi, sono state sempre considerate da me importanti per assolvere all’impegnativo compito di educare e istruire le molteplici generazioni di bambini che mi sono stati affidati dalle famiglie e dallo Stato.

Negli ultimi anni di attività professionale ho seguito, con estrema attenzione, i temi più caratteristici del dibattito pedagogico nazionale e internazionale legati alle profonde trasformazioni  sociali e culturali intervenute, alla crisi delle istituzioni educative, all’irrompere dell’urgenza di una formazione ecologica ed interculturale e alla necessità di tener conto della rivoluzione informatica e digitale per le future generazioni attraverso nuove forme di alfabetizzazione culturale.

Il soffio del vento della storia personale e sociale di ognuno di noi impone oggi, anche sul piano della ricerca pedagogica, di scoprire i nuovi paradigmi dell’educazione, e pertanto acquisire nuove competenze disciplinari e formative, di aprirsi ai valori e modelli antropologici del presente, agli sviluppi odierni della scienza, e di seguire i cambiamenti culturali e sociali in atto per essere, come affermava Antonio Gramsci, contemporanei al nostro tempo.


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