Nuovi eventi e nuovi documenti modificheranno inevitabilmente la nostra percezione del passato, e inevitabilmente porteranno alla revisione critica delle conoscenze acquisite. Emilio Gentile
Nell’anno 212 d.C. l’imperatore Caracalla emanò un decreto con il quale estese a tutti i residenti dell’Impero, nativi o sopraggiunti, i diritti di cittadinanza e scrisse: «stimo di poter corrispondere splendidamente e piamente alla maestà degli dei, se donerò la cittadinanza romana a tutti gli stranieri che si aggiunsero al numero dei miei sudditi. E questo editto accrescerà la maestà del popolo romano, poiché attribuirà agli altri la sua medesima dignità». Con questo editto Roma si arricchì di altre culture, come aveva sempre fatto in precedenza nel corso della sua plurisecolare storia.
L’opera De architectura di Vitruvio, che mette in risalto il valore dell’architettura classica come autentico sapere non soltanto empirico, derivante dalla pratica, è stata ritrovata nel 1414 nel monastero benedettino di Montecassino. Secondo l’autore, nato a Formia, l’architetto, oltre all’abilità ed esperienza tecnica, deve essere anche eruditus in geometria e nelle lettere, in matematica e negli studi storici. Infatti è impossibile pensare la cosa dell’edificare senza fare memoria dell’architettura classica di Roma.
Alla base della Statua della libertà, a New York, si trova la seguente iscrizione: «Datemi i vostri poveri stanchi, le vostre masse che vogliono respirare la libertà».
Nel periodo che va dal 1862 al 1870 il Regno d’Italia è appena nato e gli occhi di tutti gli italiani sono rivolti alla città del Papa, indispensabile anello che ancora manca, con Venezia, al progetto unitario del Risorgimento. In quegli anni si consuma l’epilogo dello Stato Pontificio, protetto dai francesi fino alla sconfitta di Napoleone II a Sedan. Soltanto il 20 settembre del 1870, quando i bersaglieri entrano dalla breccia di Porta Pia, Roma diventa capitale del nuovo Regno d’Italia e il potere temporale della Chiesa si estinguerà.
Durante il periodo del “biennio rosso” Benito Mussolini, direttore del Popolo d’Italia, si rivolge agli interventisti, ai reduci, ai mutilati di guerra che avevano visto morire nelle trincee migliaia di commilitoni e si aspettavano di essere ricompensati per le sofferenze patite durante la Prima Guerra Mondiale.
I termini “lavoro” e “lavoratori” compaiono ben ventisei volte nella Costituzione della Repubblica italiana, un numero inferiore soltanto a quello della parola “legge”.
Le antologie scolastiche (genere niente affatto minore), durante il ventennio fascista, erano intese come strumenti per costruire l’identità nazionale e per orientare ideologicamente gli studenti, non solo nella scuola elementare (con l’adozione, a partire dal 1929, del testo unico di Stato), ma anche alle medie e alle superiori.
La sede della FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) si trova a Roma nei pressi del Circo Massimo. Questa agenzia dell’ONU è situata in un palazzo eretto nel 1938 dagli architetti Vittorio Cafiero e Mario Ridolfi e terminato soltanto nel 1952. È stato il Ministero fascista per l’Africa italiana.
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