Macron, La Francia Insegna

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Meglio sgombrare il campo da un’indebita assimilazione del semipresidenzialismo alla Francese ad una sorta di anticamera di sovranismo assolutista che attenta allo stato democratico ed alle sue garanzie.  Nessuno mai ha finora azzardato un simile giudizio su uno dei Paesi cardine dell’UE, la Francia.  L’esperienza ultima della riconferma di Macron pone seriamente, specie per l’Italia, l’interrogativo di un’estensione del modello francese per far fronte a due dimensioni nuove da raccordare tutelando la reciproca autonomia. La prima è indubbiamente il salto di qualità che si richiede all’Europa per far fronte alle nuove sfide globali in piena autonomia in una rinnovata solidarietà atlantica all’insegna dei valori democratici. Paralizzante appare il diritto di veto donde la necessità di accedere a maggioranze qualificate per evitare un’Europa a più velocità fonte di rivalità e disgregazioni. Quella che occorre è un’Europa in grado di salvare il pluralismo nell’accentuato scontro bipolare USA-Cina.  L’altra grande sfida lanciata dalla vicenda Covid è che per farvi fronte sono state messe a nudo le fragilità di un modello da cattedrali nel deserto che finiscono per soccombere senza una rete territoriale dei servizi essenziali, a partire dalla salute, che distribuisca il peso delle pandemie. Il livello della sfida chiama in causa il regime di separatezze e di discriminazioni all’interno degli aggregati urbani tra centro e periferie, tra città metropolitane e comuni piccoli e medi. La distribuzione dei consensi per la Le Pen, due milioni in più dell’altra volta prevalentemente nelle aree a minore intensità ed un milione in meno per Macron da far temere per la tenuta complessiva, rende evidente che la vittoria di Macron obbedisce ad una logica consapevole del ruolo decisivo della Francia nei nuovi assetti europei. Il rimprovero di Macron a Biden per l’eccesso di personalizzazione criminalizzante nei confronti di Putin segnala il ruolo di mediazione che intende assumere e far assumere all’Europa. La vittoria di Macron ha l’impronta degli interessi superiori francesi ed europei, mentre a partire dalle legislative, la clessidra dei voti può riservare la sorpresa del prevalere degli interessi interni per le dinamiche a cui ho accennato e portare ad una coabitazione forzata tra Presidente e maggioranza parlamentare. Il semipresidenzialismo francese esaudirebbe raccordandoli i due livelli decisionali, quello sovranazionale e quello di riequilibrio delle aree interne. E’ paradossale che da noi i fautori del proporzionale, soprattutto per ragioni di sopravvivenza, saranno quelli che alimenteranno per le grandi scelte ultra nazionali una cintura di sicurezza come quella che offre il semipresidenzialismo alle francese con varianti all’italiana incardinate su maggiori poteri ( specie a livello delle grandi scelte internazionali a partire dalle europee) al Capo dello Statolegittimando l’azione di supplenza già ampiamente esercitata. E’ questa la ragione per cui ho auspicato da anni un’Assemblea costituente da eleggere insieme alle politiche, dove tutti parlano con tutti alla luce del sole per partorire un nuovo patto costituzionale dove tutti si possano riconoscere.

Rodolfo Carelli


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