De Nittis Impressionista Italiano

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Giuseppe De Nittis, straordinario talento italiano. Quando si parla di De Nittis, ci si collega all’impressionismo francese e parlando di tale corrente si dimentica l’Impressionismo italiano, forse a causa  di un atteggiamento provinciale, che gli italiani hanno nei confronti della loro cultura e di una ingiustificata esterofilia. Giuseppe De Nittis, il Peppino di Barletta, sposò la causa dei macchiaioli fiorentini, prima di spostarsi a Parigi e diventare nell’euforia bohémien uno dei protagonisti dell’Impressionismo. Il suo modo di dipingere, divenne uno stile internazionale, si sentì meridionale al sud, francese a Parigi, londinese a Londra, per usare le parole del critico Vittorio Pica, che nel suo saggio “Giuseppe De Nittis, l’uomo e l’artista” (1914), evidenziava l’universalità e l’europeismo ante-litteram della sua arte. De Nittis è stato indubbiamente uno degli artisti più innovatori ed originali dell’Ottocento, non solo partenopeo. Fu capace di catalizzare tutte le velleità espressive del secolo, crescendo alla scuola del naturalismo, tra Resina, Portici e le falde del Vesuvio. E’ innegabile, infatti, che il barlettano Peppino, o l’italiano, come è chiamato in numerosi saggi, abbia introdotto nella veduta urbana un nuovo senso dello spazio, che filtrava attraverso intuizioni fotografiche, dove abbandonava schemi convenzionali per esaltare visioni di taglio trasversale e inquadrature dall’alto. Non si accontenta di andare al passo con il secolo, ma vuole essere il tempo con il giorno stesso, con l’opera appena trascorsa, addirittura con il domani che non è ancora scoccato. Fabio Benzi, professore ordinario di storia dell’arte contemporanea dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara, dove per lungo tempo ha ricoperto l’incarico di Presidente del Corso di Laurea in Beni Culturali, quando era direttore artistico (2000-2005) del Chiostro del Bramante di Roma, nella grande esposizione in omaggio a Giuseppe De Nittis, racconta dell’artista come: “Impressionista tout court, che partecipa all’ideologia e alla posizione artistica ed estetica degli impressionisti”, con i quali condivide la ricerca atmosferica del plein air, l’interesse per i temi tratti dalla vita moderna, anche se non rinuncia mai agli impasti di colore e al bitume della pittura d’atelier ottocentesca. De Nittis, il viaggiatore che è stato oltre Parigi, illustre passeggero di treni, carrozze, navi a vapore nell’attraversamento della Manica fino a Londra, tra piazze indiavolate e strade affollate, climi sobbalzanti e instabili, grandi fiumi e monumentali ponti, antesignani per l’epoca della capitale inglese, che ci rilevano un altro aspetto del suo poliedrico occhio artistico. La Londra di De Nittis è quella del West End, ma anche dei centri come Westiminster e la Banca d’Inghilterra, dove l’artista riesce a fermare il dramma vivente della piazza, l’immagine più completa della società moderna in trasformazione. La vita artistica del pittore è sempre stata vissuta all’insegna del viaggio. De Nittis, invia al Salon di Parigi (1872) un’opera erroneamente denominata “La strada da Brindisi a Barletta”, assente dalla scena espositiva da quasi cento anni e rinvenuta in America grazie all’intervento della Fondazione Foedus; si tratta dell’inedito che susciterà grande attenzione da parte del pubblico e della critica, perchè l’opera è stata conosciuta fino ad oggi in Europa solo in versione fotografica e in bianco e nero. Parigi è la città dove raccoglie il maggior numero di successi, egli dipinge un Impressionismo dagli accenti personali, di intensa poesia. Tra i soggetti preferiti dal pittore, le donne occupano un posto privilegiato e, infatti, fu denominato: “Peintré des parisiennes” in altre parole “Il pittore delle parigine”, che gli diedero una grande fama. Le donne per Giuseppe De Nittis, occupano un posto privilegiato. Il pittore le ritrae in un vortice di vita, fatto di balli e ritrovi mondani, e mostra non solo la bellezza e l’eleganza dell’abbigliamento rigorosamente alla moda, ma anche la loro interiorità, l’inquietudine e la malinconica consapevolezza. Nella signora borghese si intravede già la donna del Novecento. La sua modella preferita è la moglie Léontine, che dipinge in ogni posa e sotto varie luci, con insistenza e compiacenza: in casa, per la via, in treno, in vettura, in barca, in giardino, a tavola, nello studio, sull’amaca; sempre uguale a se stessa, fragile, ed elegante, con un piccolo viso altero. Poco prima di morire, ancora giovane, Giuseppe De Nittis, dipinge uno dei suoi più grandi capolavori: “Colazione in giardino”, un olio su tela che misura 81×117 cm. L’opera esposta al Salon di quel periodo, non fu mai venduta; la moglie dell’artista, Léontine De Nittis, decise di donarla al Comune di Barletta, città natale del marito, e per questo oggi si trova nel locale Museo Civico a lui dedicato. Il quadro vede come protagonista la piccola famiglia del pittore, composta da Léontine e dal figlio Jacques, entrambi ritratti al tavolo della colazione mattutina nel giardino di casa, con il terzo posto – quello dell’artista stesso lasciato vuoto, come accadrebbe a chi, volendo fare una fotografia ricordo, si allontana momentaneamente dal gruppo per poi ritornarvi al più presto.  Il tema è tipicamente impressionista: non a caso, anche Monet affrontò anche il medesimo soggetto.  ( Sergio Salvatori pittore e critico d’arte)

Bibliografia: “De Nittis, Impressionista italiano” – catalogo edito da Mazzotta, con saggi e schede critiche – Roma 2005

 

 


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