Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Mario Draghi

Siamo sulla soglia del semestre bianco quando non potranno più essere sciolte le Camere e l’attenzione di tutti, dentro e fuori del Parlamento, è rivolta a scegliere il nuovo inquilino del Quirinale, la cui ombra lunga si estende fino al rinnovo elettorale. L’attuale governo Draghi si infila in un imbuto, lo spazio si stringe per tutti. Poiché dagli equilibri che ne scaturiranno dipende la consistenza e la sopravvivenza dei gruppi, in campo e fuori in attesa di entrarci. E’ desolante constatare che non c’è una visione e una proposta di insieme in grado di aggregare le forze affini ed evitare l’ingorgo istituzionale. Bisogna riconoscere che l’effetto Draghi sia a livello interno che europeo ha dato i suoi primi promettenti frutti, salvo sorprese, per il contenimento e il superamento dell’attacco Covid e la ripresa impegnandosi nelle riforme strutturali che il Paese e l’Europa esigono. Ma questo è il punto in cui incomincia a stringersi ad imbuto il percorso del Governo impossibilitato a mantenere lui per primo gli impegni assunti di procedere collegialmente in Parlamento e fuori. E’ vero che questo impegno è stato determinante perché la maggioranza rimanesse coesa per stare nei tempi previsti, ma è mancato qualcuno che sottolineasse con forza che veniva al pettine un nodo istituzionale irrisolto, anzi cancellato con referendum, quello del permanere di un bicameralismo paritario, unico in Europa, come voler partecipare ad una formula 1 in continua accelerazione con una macchina d’epoca. Questo è il punto su cui può saltare l’impegno preso dal Governo se in via prioritaria non viene presentato un pacchetto di riforme costituzionali che evitino, com’è successo fino ad oggi, che in modo alterno una delle due Camere fosse esclusa dal processo decisionale per stare nei tempi necessari per l’approvazione. Mentre Draghi, novello Sisifo, cerca di portare in cima all’Europa il macigno affidatogli, le forze politiche, a incominciare dal PD che dovrebbe essere il più sensibile, non vengono in soccorso di Sisifo all’ultimo tornante che precede la discesa.

Rodolfo Carelli


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