” Circolarità ” e Improbabilità della Cultura

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Le due  “cacofonie” storiche di questa città  possono dirsi la questione culturale cioè il sostantivo e quella teatrale il suo attributo configurandosi la cultura e il teatro come due fattori/espressioni  dissonanti del contesto civile a conferma dell’abulia, in rima con afasia politica e non, latamente e latinamente intese, irrimediabilmente strutturali. A scanso di malintesi chi scrive sa bene che in questa strana città di Mahagonny (città campione del non senso o paradosso inventata da Brecht <Ascesa e caduta della città di Mahagonny>) ci sono soggetti altro che qualificati, buone teste e ingegni pensanti, operosi e produttivi purtroppo però e loro malgrado abbandonati a se stessi perciò socialmente inutili costretti come sono a camminare sui trampoli,insomma, degli acrobati a tempo pieno percependo col passare del tempo di abitare una “città vuota”, una città senza, punto! Non occorre specificare la preposizione connotando e denotando di per sé nel significante e significato la fisionomia di una città dove passato e presente più che dialetticamente sembrano interfacciarsi come due rette parallele di cui non si riesce a percepire la direzione. Una città del pressappoco,dell’indifferenza e apparenza, della “astinenza” dove si recita a soggetto mancando di fatto un copione questo è il problema. Dove si continua a rappresentare una “commedia all’improvviso” che, si tiene a precisare, nel Cinquecento era cosa assai seria intendendosi l’improvvisazione un “colpo di teatro” nient’affatto casuale. Non casualmente invece alla questione culturale afferisce di necessità il teatro fin dai greci espressione della polis quindi “politico”, nella città oramai da anni un desolante paradosso per non dire una farsa se si considera che in greco  théatron deriva dal verbo theàomai/ vedere laddove, nel caso in  questione, è stato ed è pressoché invisibile! All’origine si favoleggiò di una Fondazione che ahinoi si rivelò del tutto in-fondata forse occultata?! Una creatura abortita sul nascere, senza arti e senza parti. Fu vana gloria? I posteri assentono! Si ha ragione di nutrire il sospetto che in loco si ignori o non ci si ponga il problema sulla ragion d’essere della gestione di un teatro che a prescindere dal cartellone di per sé un“corredo”,una necessaria appendice richiede competenze e professionalità specifiche del settore sia riguardo la direzione d’ordinaria amministrazione sia quella propriamente artistica di competenza agli addetti ai lavori o settori (regista,attore) non ultimo l’ufficio promozione un aspetto o complemento indispensabile anche per il rapporto e collaborazione con le scuole. Siamo ancora al punto di partenza peraltro nella convinzione che basti pescare nella Capitale e importare un addetto al ruolo fermo restando che non può essere l’assessore alla cultura o figura equipollente. Che dire dei “volatili” Barbareschi e Costanzo? Costui resosi conto della situazione venne, vide, si defilò, dell’altro si tace. Insensatamente non si volle approfittare della pregevole figura e professionalità di Massimiliano Farau nostro concittadino e qualificato uomo di teatro, a suo tempo da noi suggerito e caldeggiato, un altro miserevole nulla di fatto che sconforta rivangare. Che dire delle falle,delle toppe e rattoppi che ne hanno evidenziate le magagne strutturali e logistiche compresa l’altezza del palcoscenico non esattamente a misura? Della scelta della denominazione la risibile “Cafaro”(chi era costui?!), l’altisonante “D’Annunzio” su proposta-imposta dell’allora sindaco Finestra per essere il poeta, ille dixit (Consiglio comunale) “uno dei nostri” cioè di destra! Eppure agli albori -prima del naufragio- qualcosa di degno e di positivo si è pur verificato grazie alla passione, l’esperienza della cosa teatrale di Carlo Fino un semplice ma fattivo impiegato comunale, ai suoi proficui contatti con gente dello spettacolo, al monitoraggio del “cartellone” romano il palcoscenico del teatro Grande (denominazione che avremmo preferito!) è stato calcato da illustri attori e cantanti tra i quali J.Greco,C.Aznavour, Rajna Kabaivanska, Paolo Rossi, il notevole spettacolo “Copenaghen” con U.Orsini, M.Popolizio,G.Loiodice; per il nostro tramite (allora Preside del Liceo Classico) dal Piccolo di Milano con lo storico e intramontabile “Arlecchino servitore di due padroni” con Feruccio Soleri, regia di G. Strehler rappresentato al mattino per le scuole in serata per il pubblico. Particolari non insignificanti a testimoniare che il breve periodo di una feconda “gestazione” è stato interrotto da un rovinoso “aborto”(seguito a quello della citata Fondazione) inteso come negazione della creatura teatrale cioè il teatro, configuratosi on ampio beneficio d’inventario e per analogia piuttosto un “teatro dell’assurdo”, un meta teatro tra l’“Aspettando Godot” (che mai arrivò!) e “Così è se vi pare”(fate voi!) secondo Beckett e Pirandello! E se finalmente arriveremo a  “vedere” tutti in coro esultando grideremo “su il sudario”  visto che ce lo saremo pur guadagnato questo c…. di teatro ora che pare sia stato rattoppato, evviva! Per l’inaugurazione ci piace pensare a un monologo interpretato da Clemente Pernarella incentrato sulla figura del sindaco, titolo: E se domani…. ! Nota a margine. Fortuna vuole che in una siffatta città pulsa un polmone di ricambio chiamato Circolo cittadino “ossigenato”dal presidente A. De Santis, una sorta di mecenate/promotore culturale illuminato che sopperisce non poco alla carenza endemica sopra accennata come comprova una delle ultime occasioni per la presentazione del libro “La sfinge nell’abisso. Pier Paolo Pasolini Il Mito Il Rito e L’Antico” a cura di Maura Locantore con la pregevole introduzione di Angelo Favaro e un suo saggio unitamente a quelli di altri studiosi tra cui il Prof. La Rosa presente al tavolo con il Prof Rino Caputo. Un’occasione meritoria e insieme risarcitoria dell’ incredibile noncuranza e prolungata emarginazione di uno dei più insigni intellettuali,poeti e artisti internazionali,un autore a tutt’oggi ignorato dai famigerati, obsoleti e antiquati “programmi” scolastici insieme a Elsa Morante sua grande amica (con Laura Betti) una della più significative  scrittrici italiane che i giovani non conoscono anche lei non contemplata dai cosiddetti “programmi”! Grazie ai relatori la “Serata al Circolo” (ricalchiamo il titolo della bellissima pièce poetico-teatrale della Morante  “La serata a Colono) ha significato un atto dovuto a  un “Ribelle con causa” (“Ribelli senza causa/ragione” è il titolo originale del famoso film “Gioventù bruciata”), con piena cognizione di causa, un trasgressivo che ha tenacemente combattuto contro la omologazione e standardizzazione così linguistica come culturale e perciò linciato,umiliato e offeso per molti anni proprio per non essere allineato, per essere splendidamente e sfrontatamente dissacrante. Il bel libro della Locantore gli rende giustizia e onore in termini inversamente sproporzionati (!) a una scuola imbecille (etimologicamente sine baculo/bastone!) e codina dove ancora si paventa la sua ombra mettendo a fuoco l’esempio e la cospicua eredità consegnati al consorzio civile, in particolare sul modo di vivere  la letteratura cioè come uscire dai libri per accostarli alla dimensione umana: quel che conta nella letteratura non è la cosa letteraria ossia il mondo trasformato/trasferito  in libro bensì l’uomo che rinnova se stesso traducendo le parole in  azioni facendo propria peraltro la lezione di J.P.Sartre (il suo libro-saggio “Che cos’è la letteratura”? anche“Le Parole”). Anche o soprattutto per questo egli arriverà a negare la letteratura e scrittura approdando al teatro e al cinema. A dire il vero in una città dove la cultura non circola, il teatro è un’approssimazione, gli spazi culturalmente significativi, disponibili e ricettivi sono davvero esigui la presenza di un “sito” quale il Circolo Cittadino, di recente anche l’Opera Nazionale Combattenti ex Balilla e il Presidente Massimo Porcelli rendendo disponibile e fruibile  una bella sala per incontri ed eventi culturali sembrano voler rinverdire quella bella istituzione che negli anni ’60-’70 è stata il Consorzio per i Servizi culturali dove ebbero luogo incontri, cineforum, dibattiti stimolanti,un “sito”di una fantastica avanguardia grazie alle persone di Aurelio Paradiso, Marcello Ciccarelli, il compianto Ennio Di Rosa,il direttore Prof.G. Filippetti. Al presente, in virtù del “mecenatismo” dell’ illuminato “principe rinascimentale”(!) Alfredo De Santis Presidente di detto Circolo, dell’ “umanista” Ammiraglio Massimo Porcelli nella città si è magicamente attivata una “circolarità delle idee” in analogia con la “circolarità dello spirito” di hegeliana memoria, ad innescare quel vitale commercio delle idee in virtù del quale l’astratto si fa concreto, il linguaggio comunicazione interattiva cioè intellettiva ed emotiva.     (gimaul)


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