“Inizialmente non ero certo di voler condividere questi pensieri ma sento il bisogno di farlo con tutti voi, spiegandovi com’ è la situazione negli ospedali per farvi rendere conto di cosa significhi essere in prima linea. Cercherò di raccontarvi la mia esperienza …”

Inizia così il lungo post che Alex Babuscio, infermiere di Latina, ha affidato ai social e che molti hanno avuto modo di leggere. Alex infatti è lì perchè ha deciso di rispondere alle richieste di aiuto e correre subito a dare una mano dove serve di più.

Un tempo a portare le notizie dal “fronte” era il postino. Passavano giorni prima che la lettera venisse recapitata al destinatario. E chissà cosa nel frattempo era potuto succedere. Ora in tempo reale sappiamo tutto. Sappiamo infatti dalla prima linea di Alex quanto stiano lottando medici e infermieri per tenere in vita più gente possibile. Sappiamo quante care persone ci stanno lasciando e non sappiamo cosa ancora dovrà accadere. “In questo momento di crisi e di emergenza ho scelto di esserci e di dare, “nel mio piccolo”, un contributo e cercare di combattere tutti insieme il Covid-19. Appena mi sono reso conto della catastrofe che si stava abbattendo sul mio Paese, dentro di me si è acceso qualcosa, una voce mi sussurrava che il mio posto sarebbe stato nella zona rossa dando il meglio di me e onorando la professione di cui mi sono innamorato.
Sarò sincero, non è stato facile prendere questa decisione. E’ stato difficile, E’ difficile, non lo nego”, confessa.

Per chi ancora non ha percezione di quanto grave sia la situazione, Alex aggiunge che
vede persone che non riescono a respirare, persone che lottano per la vita, persone che non possono comunicare con i cari, con parenti in quarantena perché in isolamento preventivo. Vede pazienti di ogni età peggiorare “senza che vi sia un’apparente ragione”, a causa di un virus che sembra non seguire alcun schema preciso.

Vede colleghi con gli occhi lucidi che non incontrano i figli da giorni perché hanno paura di metterli in pericolo, colleghi che diventano pazienti, dopo turni interminabili ed estenuanti.

Vede persone in isolamento a cui improvvisamente smettono di funzionare i polmoni, come se si spegnessero.

Vede mascherine che iniziano a scarseggiare, o mascherine che non proteggono a sufficienza l’organismo da questo terribile patogeno.

“Non avrei mai immaginato una situazione così, sembra tutto cosi surreale, sembra di essere in zona di guerra! Con le “battaglie” ininterrotte, con le “scorte” che iniziano a scarseggiare e con “l’esercito” che inizia ad avvertire la stanchezza”. L’esercito ovviamente sono loro, i sanitari.

Racconta che non è stato facile prendere questa decisione. E’ stato difficile. Molto difficile. Perchè questo significa non avere più contatti con i familiari, con gli amici e con tutte le persone che ama.

La sua paura più grande è quella di tutti: il contagio. Ma anche la paura di non essere all’altezza, la paura di non avere i dispositivi di sicurezza e la paura di fare qualche cazzata. Ma le paure, assicura lui un po’ si placano quando sei lì, nella trincea, assieme ai tuoi colleghi e ti guardi intorno e vedi una forza di volontà da parte di tutti che fatichi a descrivere.

Alex assicura che a far scattare la molla non è stato solo il senso del dovere ma la passione per il suo lavoro che gli dà la forza di andare avanti e combattere.

L’affetto degli amici si è fatto sentire e forte. Così come quello dei suoi insegnanti e dei suoi colleghi. La sua è stata una scelta davvero difficile ma necessaria. Gliene siamo tutti grati.

Anche Bono Vox degli U2 ha voltuto ringraziare le persone che come Alex stanno lavorando a ritmi serrati per salvare più gente possibile. Ieri su Istagram ha postato una canzone “Let your love be known” dedicandola all’Italia e agli italiani. E in particolar modo a tutti quelli che stanno lottando in prima linea contro questo nemico invisibile e quindi medici, infermieri e tutti i caregiver, come li chiama lo stesso leader degli U2.


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Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.