ROMA – Coronavirus, i dati dell’ISS: solo l’1,1% delle vittime ha meno di 50 anni. Circa il doppio dei decessi tra gli uomini rispetto alle donne. Uno studio statistico portato avanti dall’Istituto Superiore di Sanità ha messo in luce una serie di dati particolarmente indicativi sugli effetti del Coronavirus sulla popolazione italiana. Lo studio è stato portato avanti tenendo conto delle informazioni in possesso dell’ISS al 23 aprile scorso, su un campione 23.188 pazienti deceduti e positivi.

Se l’età media delle vittime è di 79 anni, le vittime di sesso femminile ammontano al 36,7% del totale. Per quanto riguarda le patologie preesistenti, su un campione di 2041 cartelle cliniche analizzate, il 3,6% dei deceduti non presentava alcun problema pregresso, il 14,4% presentava già una patologia, il 21,1 ne presentava due, mentre il 60,9% presentava 3 o più patologie.

Nel 92,3% delle diagnosi di ricovero, rispetto a pazienti poi deceduti, venivano menzionati sintomi o condizioni strettamente correlate a Covid-19 (polmonite, insufficienza respiratoria, dispnea o tosse, ad esempio).

I sintomi più comuni all’atto del ricovero sono rappresentati da febbre, dispnea, tosse, mentre sono risultati estremamente meno comuni sintomi quali la diarrea e l’emottisi. Solo il 6,1% delle vittime non presentava sintomi al momento del ricovero.

Per quanto concerne le complicanze insorte, l’insufficienza respiratoria è stata la più riscontrata nei casi in cui alla fine si è incorsi nel decesso del paziente (96,8%). Seguono danno renale acuto (22,8), sovrainfezione (12,8), e danno miocardico acuto (9,9).

La terapia antibiotica è stata utilizzata nella maggior parte dei casi – sempre in riferimento ai pazienti poi deceduti – vale a dire nell’85% delle situazioni. Seguono la terapia antivirale (57%) e quella steroidea (36%).  In 420 casi (20,8%) sono state utilizzate tutte e tre le terapie. Al 4,4% dei pazienti deceduti positivi all’infezione da Coronavirus è stato somministrato il farmaco Tocilizumab.

I tempi mediani che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al decesso sono di circa 10 giorni, mentre di 5 giorni quelli che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al ricovero, così come quelli dal ricovero al decesso. Si è calcolata una resistenza media maggiore di 4 giorni nei pazienti che vengono trasferiti in rianimazione.

Soltanto l’1,1% delle vittime (260 persone), al 23 aprile, risulta avere meno di 50 anni: di questi solo 57 ne avevano meno di 40.


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