La fortuna e il vanto di Napoli portano una data: 24 maggio 1900. Il giorno della nascita di Eduardo De Filippo, il figlio forse più invidiato della sua grande famiglia di illustri personaggi del mondo artistico. Regista, poeta, commediografo e drammaturgo, sceneggiatore e attore. Sicuramente uno dei più fulgidi intellettuali del 900. Il rapporto con la sua città natale non è mai stato facile. Un continuo prendersi e lasciarsi ma sempre caratterizzato da un amore sconfinato. Ma nessuno ha saputo incarnarla come lui, che ne ha saputo raccontare con realismo e passione vizi privati e pubbliche virtù in un periodo storico molto travagliato attraversato dalla guerra e dai lutti, dallo scoramento e dalle difficoltà da essa portati. Di lui si ricordano anche l’impegno per i più deboli e la sua voglia di teatro, tutta riassunto in queste parole: “Una vita di sacrifici e di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato”. Figlio d’arte dell’attore Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo, non ebbe un buon rapporto con il fratello Peppino le cui strade artistiche si divisero nel 1954. Più affettuoso quello con Titina, che alla rottura optò per rimanere con Eduardo e continuò ad essere la prima donna della sua compagnia. Tra le sue opere impossibile non ricordare capolavori come “Natale in casa Cupiello”(1931), “Napoli milionaria”(1945), “Questi fantasmi”(1946), “Filumena Marturano”(1946), “Le voci di dentro”(1948) “Sabato, domenica e lunedì” (1959), “Il Sindaco del rione Sanità” (1960), “Gli esami non finiscono mai” (1973). Solo alcune delle 55 opere teatrali scritte nella sua carriera. Per commemorare i 120 anni dalla nascita anche l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di cui stralciamo alcuni passi: “Centoventi anni fa nasceva Eduardo De Filippo, straordinario protagonista del panorama culturale italiano del Novecento, autore prolifico e genio creativo apprezzato in tutto il mondo, che ha saputo coniugare tradizione e modernità. Un autentico punto di riferimento per generazioni di artisti e una preziosa eredità da custodire”. La sua valenza culturale lo portò nel 1981 alla nomina di senatore a vita. La morte lo raggiunse a Roma il 31 ottobre 1984. E nel giorno del suo anniversario ci piace concludere con la sua celeberrima “adda passà a nuttata”, una metafora di speranza e di quanto mai tangibile attualità.


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