Gli scritti filosofici di Umberto Eco

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La filosofia non è un lusso, ma una necessità. L’uomo, in quanto animale razionale, non può fare a meno di porsi domande sul bene, sulla libertà, sulla giustizia, sulla felicità.  

Nicola Abbagnano.

In uno dei suoi numerosi scritti filosofici Umberto Eco, con arguzia sottile, chiarezza analitica e capacità investigativa, si chiede: «Perché la filosofia? Che cos’è la filosofia?». Etimologicamente “filosofia” significa «amore per il sapere», ma definirla è impresa difficile perché il senso della parola cambia attraverso i secoli.

Per Eco l’uomo, dal tempo della Grecia antica, ha iniziato a filosofare come reazione ad atti di meraviglia di fronte al mistero delle cose della vita. Se dalla antichità a oggi l’umanità ha delegato alla scienza la risposta ad alcune domande, ce ne sono altre per cui la scienza non ha risposte su che cosa sono il bene e la giustizia, perché esistono il male e la morte, che sono oggetto della ricerca filosofica.

La filosofia per Umberto Eco è la disciplina che si occupa delle domande a cui le altre discipline non trovano risposte; infatti solleva interrogativi, tende a trovare e dare delle risposte. Le domande riguardano «Che cos’è la verità? »,  «Che cosa significa essere?», «Perché esiste qualcosa piuttosto che nulla?», «Cosa vuole dire bello?»,  «Cosa è l’anima e dove sta?», «Cosa sono amicizia, amore, identificazione?», «Quali differenze intercorrono tra ragione, intelletto, sentimento, convinzione, preferenza, scelta per abitudine?», «In che misura il nostro corpo interferisce col nostro cervello?».

La filosofia, abituando gli uomini e donne al pensiero astratto, a lavorare su astrazioni e a praticare la riflessione, aiuta a capire da dove vengono e che cosa sono. Il pensare filosofico è quello che distingue gli uomini dagli animali. Le questioni filosofiche interessano tutti gli esseri umani e sono molto importanti perché praticare la filosofia insegna a ragionare in modo corretto e a diventare più intelligenti.

Per Eco, giovane studioso di estetica, teorico acuto e promotore di scienze umane, guida intellettuale per diverse generazioni di giovani studenti, la ricerca filosofica era un’impresa collettiva fatta di dialoghi con i vivi e «i morti sulle spalle dei giganti». Per Eco, che si autodefinisce “filosofo continentale”, la filosofia, a cui attribuisce una caratteristica “inventiva”, deve saper individuare categorie generali ex novo che possano spiegare in modo comparato i diversi mondi e fare ordine, strutturare e analizzare la molteplicità del reale. Per lui il filosofo «prova a porre un concetto che consente di interpretare in modo globale una serie di fenomeni e che permette ad altri di fondare le proprie interpretazioni parziali».

Tra i più vivaci protagonisti dell’avanguardia italiana degli anni Sessanta, Eco ha contribuito a rinnovare sia i metodi d’indagine teorizzando e applicando lo strutturalismo, la semiotica e la teoria dell’informazione, sia gli oggetti di ricerca rinvenendoli nei mezzi di comunicazione e nelle forme dell’espressione di massa.

Umberto Eco, saggista e intellettuale di fama mondiale, ha scritto numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia. Nella stupefacente vastità dei suoi interessi, continua è stata l’attenzione alla filosofia antica e contemporanea, all’estetica, al pensiero medievale. Infatti il suo percorso di studi filosofici, caratterizzato da un singolare acume critico e teorico, ha avuto inizio fin dagli anni dell’università, quando ha svolto la tesi di laurea con il filosofo e storico della filosofia Luigi Pareyson sul pensiero di san Tommaso d’Aquino.

Il problema estetico in San Tommaso d’Aquino (1956). La seconda edizione, rivista e ampliata, è uscita nel 1970 con il titolo Il problema estetico in Tommaso d’Aquino.  Nell’Autobiografia intellettuale l’autore afferma che, lavorando sull’Aquinate, il suo proposito era quello di «dimostrare che il mondo antico e Medioevo avevano riflettuto sul bello e sull’arte» e  «tutto ciò che ho ereditato da Tommaso è stata la sua lezione di precisione e di chiarezza, che rimane per me esemplare».

Kant e l’ornitorinco (1997). In questo saggio di filosofia l’autore discute di molti problemi tipici della filosofia analitica il cui compito, operando una netta separazione tra filosofia e storia della filosofia, è affrontare il problema della verità o falsità di alcune idee. In questo saggio Eco ha cercato di fare un definitivo confronto fra le sue posizioni semiotiche e molti problemi della filosofia analitica, e affrontare in forma narrativa temi tipici della semiotica cognitiva, come si può evincere dal sottotitolo in inglese «Saggi sul linguaggio e cognizione». Il nucleo teorico del libro, attraverso “storie” o apologhi, riguarda il problema filosofico dei rapporti tra linguaggio, percezione e realtà, e «come si applicano i nostri schemi e categorie al mondo che ci circonda?».

Cinque scritti morali (1997). Gli scritti di vari argomenti, raccolti in questo libro, sono conferenze o interventi di attualità e di carattere etico che riguardano la guerra, il fascismo, la stampa, l’agire morale, le migrazioni e la tolleranza e l’intolleranza: temi occasionali di acute e brillanti riflessioni storico-filosofiche.

Scritti sul pensiero medievale (2012). Il volume raccoglie ricerche che coprono un arco di tempo di sessant’anni sull’estetica medievale e in particolare su quella di Tommaso d’Aquino, sugli studi di semantica, sull’arbor porphyriana, sulla fortuna medievale della nozione aristotelica di metafora, sulla falsificazione e sulle tecniche di riciclo nell’Età Media. La sua insaziabile curiositas si è nel tempo allargata ad altre indagini e argomenti del pensiero teologico e filosofico medievale che si sono intrecciati con i problemi della filosofia contemporanea del linguaggio.

In queste dense pagine ha scritto Massimo Cacciari: «Eco ha mostrato la straordinaria ricchezza di una tradizione medievale per la potenza non solo immaginativa, ma conoscitiva dell’arte e della poesia, tradizione che giungeva con Dante alla sua più alta espressione».


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