GAETA – “Sicuramente c’è stata una maggiore difficoltà dei pazienti a poter accedere agli esami diagnostici. Tale situazione è stata determinata in primis dalla paura dei malati di uscire di casa e di recarsi in ospedale. In secondo luogo, l’oggettiva difficoltà a trovare ospedali disponibili alla diagnostica nel momento in cui si è data la precedenza a fronteggiare la crisi pandemica in tutti i suoi aspetti. Si è registrato un 30-40% in meno sul numero di diagnosi e forti ritardi negli screening, con conseguenze spesso gravi sulla capacità di anticipare il progredire delle malattie”.

Generalmente, quando si parla di tumori bisogna sapere che esistono diversi stadi di progresso della malattia: il 1° stadio quando è al di sotto dei 3 cm. Nel 2° stadio è più grande del primo ma senza linfonodi. Nel 3° stadio si hanno linfonodi metastatici e infine nel 4° stadio vi sono metastasi presenti che si trasferiscono anche ad altre cellule del corpo”.

“Attualmente gli screening oncologici che si praticano nel nostro territorio laziale sono la mammografia al seno, il controllo alla prostata, al colon, all’utero. Purtroppo tutti i controlli sono stati in numeri inferiori e spesso le patologie sono state trattate in maniera peggiore a causa della priorità che ha assunto l’emergenza sanitaria e le terapie intensive, nonché la paura degli stessi pazienti a recarsi in ospedale per farsi esaminare”.
eterminante ai fini della guarigione o di una migliore sopravvivenza sono ormai evidenze scientifiche acclarate in tantissimi studi scientifici.

La missione di un chirurgo oncologico è quello di asportare completamente la malattia, ottenendo quello che si dice un “R0”. Quando non ci si riesce, quando cioè il progresso della malattia è ormai avanzato, si procede con trattamenti preoperatori, chemioterapici o radioterapici al fine di ridurre la massa tumorale. Diagnosi precoce e preclinica restano dunque fondamentali non solo per intervenire, ma anche per preparare nei casi di metastasi già in atto.

“Le attuali tecniche neoadiuvanti non sempre danno i risultati sperati e spesso occorre operare in modo da circondare il centro del tumore ed eliminare tutto quello che ricade all’interno di un cerchio immaginario. Per stare al passo con le nuove tecniche un buon chirurgo non può stare fermo. Deve anzi continuamente aggiornarsi molto ed è altresì importante il confronto del chirurgo con gli altri specialisti coinvolti quali l’oncologo e il radioterapista”.


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