I Giovani Democratici riscoprano Turati, Rosselli e Bettino Craxi.

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LATINA- Osservo con sentimenti contrastanti l’attività dei “Giovani Democratici”, il movimento giovanile del Partito Democratico.

Premetto che il Pd, nella dispersiva geografia politico-elettorale italiana, è il partito nel quale mi riconosco con meno affanno. Certo, la cultura liberal-socialista che affonda le sue radici in Carlo Rosselli e Filippo Turati da quelle parti non dico venga ignorata, al più guardata con un misto di sospetto e commiserazione umana. I socialisti sono compagni che sbagliano, in ossequio al tarlo comunista del “pas d’ennemis à gauche”.

In questo senso uno s’aspetterebbe da adolescenti impegnati in Politica – verso i quali abbiamo il dovere di nutrire la stima ed il rispetto più autentici, vista l’apatia nichilista che impesta la maggior parte di quella generazione – un sussulto di revisionismo storico, un po’ d’aggiornamento culturale e storico-politico.

Noto invece molto conservatorismo nelle fila dei “giovani” democratici che si manifesta, ad esempio, nel considerare patrimonio della sinistra soltanto la tradizione comunista. Tutt’al più un qualche riferimento ad Aldo Moro e al compromesso storico.

Sento di escludere che il problema possa ridursi ad una questione d’ignoranza: i ragazzi mi sembrano essere avvezzi alle buone letture. Dunque c’è una vera e propria conventio ad excludendum nei riguardi delle storie e culture laico-socialiste, cattoliche e democristiane che hanno governato questo Paese.

Perché l’Italia, è bene ricordarlo, nell’arco di trent’anni – dai primi  sessanta agli ottanta – è stata protagonista di una crescita economica e sociale formidabile. Sul piano dei diritti dei lavoratori, ad esempio, è bene che i ragazzi della sinistra (ri) scoprano personalità di prima grandezza come Gino Giugni e Brodolini, entrambi socialisti. A loro si deve lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori. Al socialista Fortuna, poi, dovrebbe andare il sempiterno grazie della gioventù riformista per l’approvazione della legge sul divorzio.

Tina Anselmi, partigiana cattolicissima, con la legge 833 del 1978, istituisce il Sistema Sanitario Nazionale. Tralascio la lotta generosa e  fondamentale che i compagni e gli amici Radicali hanno condotto per affermare i diritti civili in questo Paese.

Di tutto questo gigantesco patrimonio di valori, conquiste, culture si riflette poco o nulla nella galassia giovanile della sinistra. Vi è, diversamente, un grande amore oserei dire romantico nei riguardi di Pietro Ingrao. Personalità affascinante ed eminente del Partito Comunista Italiano ma che, all’interno del Pci e nel Paese, ha avuto un ruolo marginale e confinato nell’incarico istituzionale di Presidente della Camera dei Deputati.

Il centenario della nascita del Pci, in quel freddo 21 gennaio del 1921 al Teatro Goldoni di Livorno, poteva diventare l’occasione per guardare con le lenti della Storia al grande errore commesso da Bordiga, Gramsci e Nicolino Bombacci. Nel 1982, uno dei principali autori della scissione e della fondazione del Partito Comunista d’Italia, quel Terracini che presiederà l’Assemblea Costituente, confesserà: ” A Livorno aveva ragione Turati”.

Quel Filippo Turati che i giovani compagni democratici non citano mai, non saprei dire se per disinteresse o scarsa conoscenza. Suggerirei loro di rileggere il discorso che il patriarca del socialismo italiano rivolse alla platea del Congresso in cui si sancì la rottura. Egli la chiama “profezia del Barbanera, del più destro dei destri”. In sostanza, dice ai comunisti: guardate che voialtri adesso ve ne andrete al Teatro San Marco, fonderete il vostro partito, ma col tempo comprenderete che avevamo ragione noi nel sostenere che il socialismo non si realizza con il collo rivolto ai sovietici ma con un lungo processo di riforme di “struttura”.

Quel che, in Italia, si occupò di fare il primo ed ultimo Presidente del Consiglio di formazione socialista, Bettino Craxi. Grazie al quale il Pds di Occhetto e D’Alema varcò la soglia dell’Internazionale Socialista, essendo quindi ammesso al desco delle socialdemocrazie europee. In sostanza, un semaforo verde per governare il Paese.

Su questo e su molto altro ancora i Giovani Democratici potrebbero e dovrebbero riflettere. Imparando dagli errori e dagli orrori della storia comunista ( do you remember, 1956?) per dirsi orgogliosamente socialisti nell’Italia e nell’Europa odierna e, conseguentemente, inserendo nei loro riferimenti politici, oltre a Berlinguer Moro Ingrao anche De Gasperi, Carlo Rosselli, Filippo Turati e Bettino Craxi.

Filippo Turati

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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.