Bello
Nulla di ciò che è bello è indispensabile alla vita. Se i fiori fossero eliminati, il mondo non ne soffrirebbe materialmente. Eppure io rinuncerei più volentieri alle patate che alle rose. Théophile Gautier
Sant’’Agostino diceva: «Noi non amiamo se non ciò che è bello», che è, secondo la definizione data dal filosofo tedesco Immanuel Kant nella Critica del giudizio, «ciò che viene rappresentato, senza concetti, come oggetto di un compiacimento universale». Bello è ciò che risplende, ciò che è luminoso, ciò che colpisce la vista, ciò che abbaglia, ciò che è gradevole e quindi capace di suscitare impressioni piacevoli.
Il bello desta in genere sensi di ammirazione, fascino e attrae perché ha doti di grazia e leggiadria, di proporzione e armonia. La qualifica di bello, inoltre, si estende a significare qualità varie che si possono riscontrare nelle persone, negli animali, nelle cose, negli oggetti e particolarmente nei prodotti artistici.
Con significati più specifici e molteplici sfumature, il bello si riferisce anche a manifestazioni umane inerenti la simpatia e la vivacità, l’acume e la prontezza, l’eleganza e la gentilezza, la serenità e la felicità.
Del bello si sono interessati, nel corso della storia umana, filosofi, poeti, artisti, pedagogisti, teologi, scienziati, antropologi perché per “bello” si intende una qualità di certi modi di essere e di agire dell’uomo. Per secoli il bello è stato identificato con la natura, con gli oggetti con Dio. Per san Tommaso d’Aquino il bello, inteso come armonia, ordine, simmetria, proporzione e luminosità non è che il segno di Dio nella creazione.
Attraverso le grandi creazioni artistiche, dall’arte rupestre e dalla Grecia classica fino ai nostri giorni, le nuove generazioni di uomini e donne si sono formate al culto del bello e dell’armonia. L’educazione al bello contribuisce alla formazione dell’uomo e del cittadino in quanto l’opera d’arte racchiude in sé i grandi valori dell’umanità come gli affetti familiari, la pietà filiale, il coraggio, l’amore per la natura (i paesaggi) e la sofferenza umana.
Educare al bello vuol dire anche affinare la sensibilità dell’individuo, sollecitarlo a vivere nell’armonia, nell’equilibrio e nella libertà interiore, qualità utili per acquisire una concezione ottimistica della vita.
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