La Democrazia deliberativa è alternativa alla Democrazia rappresentativa? Quali sono gli ostacoli da superare?

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La Democrazia rappresentativa è la forma di governo vigente nel nostro Paese dove, in seguito al referendum del 2 giugno 1946, venne istituita la Repubblica, secondo cui i cittadini per essere governati eleggono, sulla base della legge elettorale vigente, direttamente i propri rappresentanti (deputati e senatori).

È noto a tutti che purtroppo buona parte dei suddetti rappresentanti, più che partecipare in modo dialettico ad una efficace verve politica volta all’interesse generale, formulano promesse che, in genere, non possono essere realizzate, oppure si lasciano trasportare da discussioni pedanti e insensate su quisquilie o su questioni prettamente formali. Tali discussioni sono pari a quelle che storicamente sono note come questioni bizantine (Nel 674, durante l’assedio da parte degli arabi di Costantinopoli  – l’attuale Istanbul -, i governanti, piuttosto che discutere su come difendersi, disquisivano su controversie religiose superflue, pedanti e insensate, che non trovavano fondamento a difesa del popolo). Parimenti, i  rappresentanti parlamentari di questo o di quel partito utilizzano questioni di tal genere per racimolare qualche voto in più nelle imminenti votazioni amministrative del 12 giugno prossimo e in quelle politiche che si terranno nella primavera del 2023. In tal modo, essi hanno trasformato volutamente la democrazia rappresentativa in democrazia recitativa, come ebbi a scrivere in un mio precedente articolo del 16/11/2021 (https://www.news-24.it/nel-dibattito-tra-democrazia-rappresentativa-e-democrazia-recitativa-da-che-parte-sta-letica-politica/). Questo stato delle cose, nelle elezioni politiche del 2018, ha fatto probabilmente aumentare la percentuale di astensionismo che è stata la più alta nella storia della Repubblica: intorno al 27%.

Allora, si potrebbe pensare ad un’altra alternativa, alla Democrazia deliberativa, in cui non vengono eletti rappresentanti del popolo ma è il popolo stesso che, riunendosi in assemblea, delibera direttamente. Questa alternativa, tuttavia, risulta impraticabile per vari motivi: l’elevata numerosità degli elettori, in ogni caso, presuppone che essi abbiano un livello culturale elevato che, a sua volta, implica una scuola orientata non solo a fare acquisire i contenuti fondamentali ma soprattutto volta alla maturazione di un pensiero critico, in quanto la Cultura è come un solido poliedrico irregolare dalle infinite sfaccettature, di cui ognuno di noi vede la faccia che gli sta davanti e, incurante dell’esistenza delle altre facce, crede che quella sia l’unica che porti alla verità e che ci faccia capire la realtà (da L’intrepido alchimista, SensoInverso edizioni, 2014). Si comprende allora che questa alternativa è utopistica perché Chi ama il mondo della Cultura vaga nella sua infinità come un astronauta che perlustra l’Universo (da  “La Ricerca”, Aracne ed., 2018).

Già il teologo Tommaso d’Aquino (1225 – 1274) sosteneva di temere l’uomo che abbia letto un solo libro (Timeo hominem unius libri). Qualche secolo dopo, il filosofo inglese Francesco Bacone (1561 – 1626) scriveva in un suo saggio che il sapere è potere, cioè che il dominio dell’uomo è fondato sulla conoscenza. E, successivamente, il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724 – 1804), nel saggio del 1784 “Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo” (Edizioni ETS), sosteneva che l’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole, stato di minorità corrispondente alla sua incapacità di usare il proprio intelletto senza essere guidato da un altro. E, per uscire da questo stato, riteneva che l’uomo – Sapere aude! – debba avere il coraggio  di conoscere, appunto, per potere ragionare con la propria testa in modo consapevole. Recentemente il filosofo della Scienza, Giovanni Boniolo (1956) nel suo saggio “Conoscere per vivere – Istruzioni per sopravvivere all’ignoranza” (Meltemi editore, 2018) sostiene che la libertà di espressione non è libertà di ignoranza e che la scienza influenza gran parte della nostra vita. La conoscenza di fatti importanti, di certe teorie e di un’analisi razionale della realtà permetterebbe ad ogni individuo di prendere decisioni con maggiore consapevolezza e di evitare di farsi trascinare da ignoranti, da ciarlatani e da millantatori, che esplicitano ad ampio giro un sapere che non possiedono. La conoscenza non è l’informazione che Internet offre, ma la conoscenza è educazione, cioè è interiorizzazione di un processo mentale attraverso cui si consegue il piacere della scoperta, la vocazione al pensiero libero, e quindi al pensiero critico, e il diritto al rispetto della dignità personale. Da essa viene da sé l’acquisizione di un comportamento pari a quello che possiede un ricercatore scientifico, in quanto la ricerca, attraverso il suo lento ma continuo procedere, può dare una risposta esauriente a tutti i “misteri” che affliggono l’uomo e che gli trasmettono il senso della paura dell’ignoto trascinandolo, nel frattempo, perché privo di mezzi per capire, verso il soprannaturale(da  “La Ricerca”, Aracne ed., 2018).

La conoscenza, infatti, deve essere amore e ricerca continua della Cultura e deve essere tale da liberarci dai pregiudizi, dai dogmi religiosi, dall’ignoranza che comporta paura e il ricorso alla magia(da  “La Ricerca”, Aracne ed., 2018).

A tale riguardo l’antropologo inglese James George Frazer (1854 – 1941) ne Il ramo d’oro – Studio sulla magia e la religione (Newton Compton editori, 2018) scrive, a completamento della sua lunga indagine antropologica, una magnifica metafora, dove si pone delle domande che dopo più di un secolo dalla loro formulazione rimangono ancora inevase:“ … nel suo percorso più elevato, il pensiero umano è passato dalla magia alla scienza attraverso la religione. Nella fase della magia, l’uomo fa affidamento sulle proprie forze per affrontare le difficoltà  e i pericoli che lo circondano da ogni parte. Egli crede in un ordine prestabilito della natura, su cui può contare e che può dirigere a proprio vantaggio. Quando scopre il suo errore … quell’ordine naturale delle cose che dava per scontato … erano pure fantasie … . Egli cessa di fare affidamento sulla propria intelligenza e sulle proprie forze per gettarsi umilmente alla mercé  di esseri invisibili … ai quali egli attribuisce tutti quei poteri che un tempo si era arrogati. … la magia cede gradatamente il passo alla religione, la quale attribuisce il succedersi dei fenomeni naturali alla volontà, alle passioni o al capriccio di esseri spirituali, simili all’uomo ma di lui ben più potenti. Col passare del tempo …  ogni sostanziale passo avanti nella conoscenza ha allargato la sfera dell’ordine, e quella apparente del disordine, del mondo … In breve, alla religione come spiegazione della natura,  è subentrata la scienza … . Senza spingerci tanto oltre nel futuro, possiamo paragonare il cammino fin qui percorso dal pensiero umano a una tela intessuta con tre diversi fili – il filo nero della magia, il filo rosso della religione, e il filo bianco della scienza; se, nel termine scienza, possiamo includere quelle semplici verità tratte dall’osservazione della natura che sono state in tutti i tempi patrimonio dell’uomo. Se potessimo esaminare dal principio la ragnatela del pensiero, probabilmente, in un primo tempo, la vedremmo come una scacchiera di bianco e di nero, una trama di verità e falsità, non ancora screziata dal rosso filo della religione. Ma, osservando meglio, scopriremmo al centro di quel bianco e nero, là dove la religione è penetrata più a fondo nella trama, una macchia rosso scuro che gradatamente si schiarisce, via via che il filo bianco della scienza s’intreccia sempre più nel tessuto. Il pensiero moderno, con le sue finalità divergenti e le sue tendenze conflittuali, può essere paragonato a quella tela così chiazzata e colorata, composto di fili multicolori che mutano via via che essa si dipana. Il grande movimento che, per secoli, ha alterato il carattere del pensiero, continuerà nel prossimo futuro?O si verificherà una reazione che arresterà il progresso, e magari disferà molto di quanto è stato tessuto? Per rimanere nella metafora, quale colore avrà la ragnatela che il fato sta ora intrecciando sul telaio del tempo? Sarà bianca o rossa? Non lo sappiamo. Una pallida, tremolante luce illumina le parti già ordite. Il resto è avvolto nell’oscurità, nella nebbia”.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).