LATINA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di una nostra lettrice sul caso Durigon.

Lettera aperta

«Sono una semplice cittadina di Latina che conosce Claudio Durigon da una vita, abbiamo frequentato da ragazzi anche la stessa comitiva “il Manzoni”. L’ho sempre stimato e tutto questo fango che gli è stato gettato addosso è davvero ingeneroso nei suoi confronti. Claudio non è mai stato fascista, e io lo posso testimoniare sotto giuramento. Prima di entrare in politica si è sempre occupato, anzi, preoccupato di prendere le difese dei lavoratori. Lavorava alla Pfizer e da lì nel 1996 ha iniziato il percorso sindacale nell’UGL avvicinandosi poi nel 2017 al partito della Lega, che lo ha portato ad avere alti incarichi di governo, fino a diventare Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia, prima con il Premier Giuseppe Conte e poi con Mario Draghi. A lui si deve la quota cento, e tante persone, di destra, di sinistra e di centro, dovrebbero ringraziarlo, perché sono riuscite ad andare finalmente in pensione, quando prima sembrava solo un miraggio. La quota cento inoltre, ha contribuito a lasciare spazio a nuovi posti di lavoro per i giovani.

Anche i suoi amici politici sono rimasti silenti, forse per scarsa conoscenza degli accadimenti storici della nostra città, quindi è bene fare un breve ripasso sulla storia dei Giardinetti di Latina:
i Giardinetti di Latina si sono chiamati in origine, ai tempi della fondazione, Parco Arnaldo Mussolini (fratello del duce), fino al 1943. Il podestà di Littoria Alfredo Scalfati tolse quell’intitolazione e lo denominò Parco Pubblico. Quando Ajmone Finestra divenne sindaco nel 1992, senza delibera, lo fece rinominare Parco Arnaldo Mussolini e nessuno, dico nessuno, urlò allo scandalo né in Italia né tanto meno oltreoceano. Nessuno disse che c’era un grave pericolo di ritorno al fascismo. Tra l’altro il sindaco Finestra avrebbe pure voluto un referendum per riportare Latina, al nome originario di Littoria e anche lì ci fu silenzio nazionale e internazionale, anzi, fu appoggiato dallo scrittore comunista Antonio Pennacchi, quando “Canale Mussolini”, il suo romanzo “premio Strega” non era neanche un’idea. Da premettere che Ajmone Finestra non proveniva dalla Democrazia Cristiana, ma dalla Repubblica Sociale Italiana, più fascista di lui, nessuno. Ma nulla da dire su Ajmone Finestra, uno dei migliori sindaci che Latina abbia mai avuto.

Veniamo ora ai fatti più recenti, il sindaco Damiano Coletta, eletto nel 2016, prima di essere votato disse che il suo era un movimento civico e trasversale, si fece così tanto credere che al ballottaggio lo votarono pure quelli di estrema destra, pur di mandare a casa quelli di prima, poi travolti da inchieste giudiziarie e qualcuno anche arrestato. Insomma Coletta divenne sindaco grazie a l’apporto di tantissimi elettori di centrodestra, ma come il lupo travestito da nonnetta ha tolto la maschera e si è rivelato per quello che è, un estremista di sinistra. La sua prima mossa politica fu quella di intitolare il parco a Falcone e Borsellino togliendo la targa di Arnaldo Mussolini, per carità tutto giusto e a norma di legge, ma uno sgarbo imperdonabile agli occhi dei tanti elettori di centrodestra che avevano creduto in lui. Sgarbo rafforzato quando all’inaugurazione invitò Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati accanita antifascista, non che sia una malattia, ma in questa città non era di sicuro la più gradita. Comunque i latinensi continuano e continueranno a chiamarli Giardinetti, e alla luce dei fatti, forse il più lungimirante è stato proprio il podestà Alfredo Scalfati, perché sia Finestra che Coletta li hanno strumentalizzati creando solo divisioni, mentre questa città ha un bisogno profondo di sentirsi vera comunità.

Adesso riavvolgiamo il nastro e andiamo a quella sera del 4 agosto a Capo Portiere. Tutto si svolge freneticamente, i vari politici della Lega si succedono sul palco in attesa di Matteo Salvini. Arriva anche Claudio Durigon che in una manciata di secondi cerca di spiegare la storia della città, e che qualcuno ha cercato di cancellare anche con il cambio del nome dei Giardinetti, e mentre Salvini scalpita per prendere la parola, Claudio conclude che quel parco deve tornare ad essere Parco Mussolini, e poi cede la parola al suo leader. L’unica leggerezza di Claudio è stata quella di aver concluso frettolosamente per dare la parola a Salvini, perché è chiaro che Falcone e Borsellino, a cui noi tutti vogliamo un bene profondo, non sarebbero stati cancellati dalla città di Latina. Claudio non ha avuto il tempo di spiegare tutto, che quei giardinetti non sono certo degni per quei due eroi della giustizia. Un luogo in cui la sera diventa terra di nessuno, dove i nostri figli di giorno rischiano di pungersi con qualche siringa abbandonata nei prati.

Conclusione:
Se il Premier Mario Draghi, il migliore economista europeo, aveva dato l’incarico di sottosegretario all’economia a Claudio Durigon una ragione c’era, e non certo per raccomandazioni, ma per meriti. A Claudio hanno fatto pagare un prezzo enorme, e anche alla nostra comunità, perché pochi altri politici di Latina hanno raggiunto una carica così alta a livello politico italiano. A memoria mi sembra di ricordare Laura Pennacchi, sorella dello scrittore, anche lei sottosegretaria nel governo Prodi, e più su di loro solo Corrado Clini, Ministro dell’ambiente nel governo Monti. Ma quello che più mi dispiace sono gli insulti e le pesanti offese sui social che ha ricevuto, da parte dei suoi oppositori, anche per la sua corpulenza, e per fortuna che queste persone predicano contro la discriminazione.

E comunque la nostra storia nessun’altro può comprenderla. Il fantasma di Mussolini agli altri spaventa, a noi no perché lo abbiamo in casa e, vuoi o non vuoi, ce lo dobbiamo tenere. Scrive Antonio Pennacchi nel suo libro “Palude”: “Anche ora che si chiama Latina il suo fantasma ci si aggira sempre, di notte, a bordo d’un rumorosissimo Guzzi 500-FalconeSport”. Vallo a spiegare a chi non è di Latina?!».


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