L’arte del Trecento: Ambrogio Lorenzetti

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L’artista deve esplorare sempre nuovi mondi, manifestare il coraggio anche di non essere compreso e di non essere di moda perché sarà lui a creare la moda del futuro. (Giovanni Allevi)

Il pittore Ambrogio Lorenzetti (Siena 1285-1348), definito da Giorgio Vasari come personaggio con caratteristiche «più tosto di gentiluomo e di filosofo che di artefice», è stato un pittore italiano del Trecento che si formò nell’ambiente senese, ma venne presto in contatto con la cultura fiorentina come testimonia la sua prima opera Madonna con il bambino dipinta nel 1319 per la chiesa rurale di Sant’Angelo in Vico d’Abate, nelle vicinanze di Firenze. In questa giovanile performance artistica la rigidità dello schema frontale è superata dalla solidità dei volumi, inconcepibile senza la lezione di Giotto e il nuovo rapporto tra figure e spazio.

L’artista senese si cimentò in una serie di Madonne caratterizzate dal punto di vista psicologico come La Madonna del latte (Siena, Cappella del Pontificio Seminario regionale Pio XII), la Madonna del polittico di Santa Petronilla, la Madonna delle Serre Rapolane (Siena, Pinacoteca) e la Madonna Cagnola (Milano, Brera).

Lorenzetti, con la sua personalità tra le più complesse di tutta la pittura italiana del Trecento, rivelò una particolare inclinazione speculativa e una laboriosa ricerca del nuovo nel campo dell’iconografia e dello stile che si unisce a una schietta umanità e alla limpida contemplazione dei vari aspetti della vita e della società del suo tempo.

Il capolavoro di Lorenzetti fu la decorazione del vasto e complesso ciclo pittorico della Sala dei Nove nel Palazzo Pubblico di Siena con le Allegorie ed effetti del Buono e Cattivo Governo in città e nel contado (1338-40), che sono, nella storia dell’arte italiana, la prima opera civile con un soggetto non solo religioso, ma filosofico e politico. La novità di questa composizione di forte spessore simbolico e di ispirazione filosofica, dipinta su tre pareti, è costituita da diverse unità narrative che lo spettatore non può cogliere con un solo sguardo.

L’Allegoria del Buon Governo, personificata dalla Giustizia, istruita dalla Sapienza del bene comune e dal Vegliardo, che rappresenta il Comune di Siena, occupa la parete centrale. A destra sono gli effetti del Buon Governo, dove Ambrogio esemplifica in uno straordinario spaccato di vita cittadina, la serenità dovuta alla Sicurezza, figura alata che domina il vasto paesaggio del contado. A sinistra gli effetti del Cattivo Governo.

Gli affreschi dovevano ispirare i governanti dell’epoca e rappresentano due città: una ben amministrata e prospera, dove tutto funziona, le terre sono coltivate e la popolazione è ricca e felice, mentre nell’altra città, quella amministrata dal cattivo governo dominano violenze, povertà e carestia. Nella composizione Lorenzetti è riuscito a presentare in un’unica scena la città e la campagna, attraverso uno scorcio di mura che dividono i due mondi.

In questo famoso affresco la struttura urbana della città non è rappresentata come un agglomerato di edifici recinti da mura, ma da un vasto e complesso legame e intreccio di strade, dove gli abitanti di Siena entrano e circolano in una sequenza di gesti e di fatti che si svolgono insieme in senso spaziale e temporale. Non predominano le singole figure, anche se esse hanno dimensioni ragguardevoli, le vicende e le situazioni riguardanti le molteplici attività. L’artista mostra con una narrazione diretta una serie di piccoli avvenimenti come le donne che danzano e gli uomini che attendono alle occupazioni quotidiane.

Quest’opera di soggetto civile, didascalico e morale manifesta la straordinaria bravura dell’artista versatile, capace di ricreare affascinanti suggestioni d’ambiente e di cogliere con acutezza e fedeltà storica i più vivi aspetti del mondo e della società della sua epoca.

Il pittore nell’affresco, oltre a illustrare una città ricca e le tranquille attività lavorative dei cittadini e una bella e ordinata campagna oltre le mura, voleva indicare un luogo ideale dove, in virtù delle regole del vivere civile e di un saggio governo, fosse possibile una vita armoniosa e felice.

Nella produzione artistica di Ambrogio Lorenzetti particolare valore hanno le vedute paesaggistiche di Siena e dei dintorni, riprese dall’alto e con una prospettiva immaginosa. Questa sua capacità è rintracciabile anche in altre opere come nel polittico delle Storie di San Nicola in quattro episodi (1322, Firenze Uffizi) e nelle due tavolette Città sul mare e Castello in riva al lago (Siena Pinacoteca), esempi unici di paesaggio.

Ambrogio Lorenzetti  concluse la sua eccezionale attività artistica con un gruppo di opere (Madonna in trono, Municipio di Massa Marittima, Presentazione al tempio 1342, Firenze, Uffizi, Annunciazione 1344, Siena Pinacoteca, Incoronazione, Montefalco, Perugia, Chiesa di Sant’Agostino)  che rivelano la lirica e contemplativa complessità della sua visione.

Nella sua pittura prevale l’interesse per la rappresentazione spaziale, espressa nella disposizione su più piani delle figure e degli edifici, e un solido senso del volume di origine giottesca, espresso con vigorosa concisione della linea che definisce larghi piani di colore puro e smagliante.

Il tipo di pittura con le formule narrative introdotte da Ambrogio Lorenzetti ha influenzato largamente i suoi contemporanei e ha contribuito a costruire il linguaggio moderno della pittura e a preparare il terreno per il realismo e le teorie prospettiche del Rinascimento.


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