Latina, uno spaccato di storia poco conosciuto sugli emiliani che arrivarono nel ’45

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Un piccolo episodio di storia locale poco conosciuto riguarda un numero abbastanza consistente di famiglie che si trasferirono nella zona pontina nel 1945 e ’46. Erano tutte provenienti dall’Emilia, molte da Reggio, Modena, Parma, Imola, Bologna, anche piccoli paesi della Bassa Padana. Il motivo del passaggio in una zona apparentemente tranquilla era la ricerca di sicurezza e protezione presso parenti, dopo aver saputo di rappresaglie nel cosiddetto Triangolo della morte che indica un’area del nord Italia dove alla fine della seconda guerra mondiale, tra il settembre del 1943 e il 1949, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, attribuite a partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista.
Chi arrivò in provincia di Latina era di chiara fede politica fascista, molti non avevano colpe specifiche, altri si erano macchiati di episodi criminosi durante la guerra, per cui temevano forti ritorsioni da parte di avversari politici, tanto da nascondersi in più occasioni. Uno particolarmente ricercato – era spesso presente all’interno di Villa Cucchi, a Reggio Emilia, lungo la circonvallazione – è stato uno dei primi custodi assunti dall’Istituto Agrario San Benedetto di Borgo Piave, torturatore che cercava di costringere i partigiani a fare delle rivelazioni. La sua vita era un tormento, sapeva di essere in pericolo, non era mai tranquillo.
Gli emiliani arrivati nel Pontino si stabilirono a Latina Scalo, Pontinia, Terracina, Latina, Borgo San Michele. Trovarono subito lavoro, alcuni presso lo zuccherificio, altri al Consorzio di Bonifica o altri enti, qualcuno intraprese attività commerciali. Per molti anni non tornarono nella loro terra di origine. Il motivo del trasferimento – probabilmente – non era da ricercarsi nella Latina città di destra, ma nella presenza di loro parenti, familiari o amici.
Il capoluogo pontino, nelle prime elezioni democratiche, nel 1946, vide il formarsi di una giunta formata da repubblicani e comunisti, con sindaco Fernando Bassoli, stimato imprenditore di Carpi, iscritto al partito dell’Edera. Gli emiliani non fecero subito attività politica, poi si iscrissero in massa alla Democrazia Cristiana, il partito più forte a Latina negli anni Cinquanta. Alcuni autori indicano in circa 4.000 i morti causati dalla ‘giustizia partigiana’ scatenatasi alla fine della seconda guerra mondiale nel Triangolo della morte. Secondo lo storico Francesco Malgeri, l’espressione era originariamente riferita al triangolo di territorio compreso tra Castelfranco Emilia, Mirandola e Carpi. Lo storico Giovanni Fantozzi sostiene che nel dopoguerra, dall’aprile del 1945 alla fine del 1946, nella provincia di Modena gli omicidi politici furono diverse centinaia, probabilmente oltre il migliaio, stando alle stime dell’allora prefetto di Modena Giovanni Battista Laura. Sempre secondo Fantozzi, i responsabili di tali delitti politici nel modenese furono nella stragrande maggioranza dei casi ex partigiani iscritti o simpatizzanti del Partito Comunista Italiano, ma solo una piccola parte tra le loro vittime erano realmente fasciste (quelle uccise cioè nell’immediato dopoguerra), mentre gli altri, la maggioranza, furono eliminati in quanto considerati “nemici di classe” o semplicemente un ostacolo ad un’auspicata rivoluzione comunista. Molti proprietari di terreni, grandi latifondisti, furono uccisi da mezzadri, non soddisfatti delle loro condizioni di vita.


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.