Giuni Russo, il miracolo di una voce.

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LATINA- “La sua vocalità è un miracolo. Ha una tonalità, dei sovracuti impressionanti che non hanno note corrispondenti al pianoforte”.

Franco Battiato, amico, autore e produttore di Giuni Russo descrive così l’eccezionalità di un talento colpevolmente  dimenticato.

Giuseppa Russo nasce a Palermo. Padre pescatore, madre soprano naturale. La musica c’è, intorno a lei, da sempre. Una certezza appena s’affaccia la pubertà: fare del canto un’arte, tenersi al riparo – differentemente dagli otto fratelli – dalla normalità presunta della famiglia piccolo-borghese, lasciare la Sicilia.

Nel 1967 vince il Festival di Castrocaro interpretando A chi, di Fausto Leali. Si traferisce a Milano ed incontra Maria Antonietta Sisini che, per trentasei anni, sarà la sua coautrice e compagna di vita.

Alla fine dei ’70 ha inizio il sodalizio con Franco Battiato. Isolani entrambi. Si piacciono. Battiato le scrive molti testi, registri diversi. Nel 1982 esce Un’estate al mare. E’ subito un successo, arriva il disco d’oro. La casa discografica CGD pensa di cavalcare l’onda del tormentone, della canzone commerciale.

Giuni Russo ha, dentro di sé, l’orgoglio di una voce unica, di un gusto colto che non s’arrende a quelle che chiamerà più tardi “le canzonette”. Nel 1984 è prevista la sua partecipazione a Sanremo, ma la CGD le preferisce Patty Pravo.

Il 1988 è l’anno della libertà. Con la Sisini incide l’album A casa di Ida Rubinstein, una musica di confine fra la lirica, il jazz ed il blues.

Con il vertice della casa discografica è rottura. Pretendono che firmi una liberatoria nella quale Giuni Russo avrebbe dovuto smettere di cantare. Definirà, nell’ultima intervista prima di morire, Caterina Caselli una “Medea”, incapace di anteporre l’artista alla sua immagine.

Gli anni ’90 sono intrisi della lettura e della spiritualità di San Giovanni Della Croce e di Santa Teresa d’Avila. Giuni Russo s’avvicina al cristianesimo e comincia a frequentare il Monastero delle Carmelitane Scalze, a Milano.

Nel 1999 le viene diagnosticato un tumore. Tuttavia, il nuovo millennio ha per lei il gusto del riscatto. Dopo 35 anni di assenza, nel 2003 partecipa al Festival di Sanremo con il brano Morirò D’amore, scritto a quattro mani con la Sisini. Arriva settima in classifica, ma vince il premio per il miglior arrangiamento.

“Quando una Donna arriva a dire Morirò d’Amore, morirò per te, vuol dire che è giunta all’essenziale dell’ amore”, confessò a Mara Venier in una Domenica In.

Della Grecia d’Occidente, la sua Sicilia, Giuni Russo ha ereditato la consapevolezza e l’austerità di una tradizione, di una classicità che sa resistere ai mutamenti del mondo.

Lettera al Governatore della Libia. Ascolti quella voce lanciarsi in una montagna russa di acuti e comprendi che non ha nulla a che fare con la normalità. E’ un dono, un miracolo, un regalo.

Troppo spesso dimenticata, ignorata come spesso è accaduto nella musica di ogni tempo. Bach, ad esempio, dai suoi contemporanei fu considerato un compositore rètro. Forse diamo troppa importanza al successo, alla sua misurazione e quantificazione.

Andrebbe scoperta ed ascoltata nuovamente, Giuni Russo. Questa artista fuori da ogni schema che, come l’ultima sua canzone, è davvero morta d’amore: amore per la musica, per l’arte e per quel Dio che aveva ri-conosciuto.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.