Giorni fa ho letto un bellissimo editoriale di Enrico Vanzina sul “Messaggero”. Difendeva Checco Zalone, che nel suo “Tolo Tolo” rappresenta assai bene le miserie morali ed intellettuali di gran parte di noi italiani, un tempo brava gente.
Moltissimi intellettuali e pensatori araldi e bardi del politicamente corretto si son detti indignati dal “razzismo” di Zalone. Non già dal nostro, di razzismo, quello che è visibile ad occhio nudo in qualsiasi mezzo pubblico, ad esempio. No, se la son presa con Checco Zalone che ha avuto l’unica colpa, noi diremmo merito, di rappresentarlo in un film di successo.
Ci è molto piaciuto l’editoriale di Vanzina chè rifuggiva, appunto, dalla miseria del politicamente corretto e ricordava lo stigma che contraddistinse anche lui e suo fratello Carlo, recentemente scomparso. I fratelli Vanzina, infatti, con le loro commedie natalizie hanno raccontato bene, meglio di tantissimi altri cineasti d’apparato, l’Italia del berlusconismo arrembante, edonista e cafone.
La maschera interpretata magistralmente da De Sica dell’italiano ricco e truffaldino e certamente immorale saranno, a futura memoria, un documento storico dell’Italia dei duemila.
Allo stesso modo Zalone, forse con un gusto un poco più discutibile, rappresenta un’Italia assai più rozza, involuta ed apatica che è quella che ci si para di fronte se apriamo le persiane di casa nostra. Un artista ha il dovere di raccontare, a suo modo e con il linguaggio che gli compete, la realtà effettuale della cosa per dirla con Machiavelli.
in “Tolo Tolo” non è Zalone ad essere scandaloso ma noi italiani.
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