Big Ben ha detto stop. Si chiude oggi un anno scolastico travagliato, giusto per usare un eufemismo. Indimenticabile, per l’atmosfera surreale che ha avvolto alunni, docenti e anche genitori. Particolarmente a Sabaudia dove, per la nota disavventura, l’iniziale inagibilità del Comprensivo “Orsolini Cencelli”, l’istituto con maggiore utenza in città, aveva costretto bambini della primaria e ragazzi delle medie alla peregrinazione tra i vari locali messi gentilmente a disposizione da Ente Parco, Comaca, Marina Militare, Corpo Forestale, Guardia di Finanza e dallo stesso Palazzo Comunale, dove persino il sindaco aveva dovuto traslocare dal suo ufficio in un’angusta stanza attigua, per lasciar posto ad una classe delle elementari. Finalmente, poco dopo il termine delle festività natalizie, il ritorno tra i banchi di sempre e la canonica ripresa delle attività. Quando, nemmeno il tempo di riacclimatarsi tra le mura amiche, ecco scattare la sospensione a causa del Covid-19 che cominciava a diffondersi con rapidità e letalità. Che di lì a poco veniva dichiarata definitiva per tutte le scuole di ogni ordine e grado del Paese, mettendo in moto un processo sconosciuto, ancora tutto da sperimentare, come quello delle lezioni a distanza. Nonostante i condizionamenti, il sistema scuola a Sabaudia ha saputo tuttavia reggere egregiamente all’urto, grazie alle capacità organizzative delle dirigenze scolastiche, alla dedizione e alla professionalità degli insegnanti alle prese con le novità di un metodo didattico mai adottato, alla disponibilità e alla partecipazione dei genitori, ma anche alla volontà e all’impegno degli studenti che, nonostante il disorientamento iniziale, sono riusciti, a portare al termine il percorso virtuale con accettabili risultati. Ma la scuola non è questa: non è un monitor che si illumina mostrandoti i mezzi busti di docenti e compagni di classe. La scuola è didattica frontale, è vita, è incontro, è contatto, è condivisione, è la battuta che parte fulminea e spontanea trascinando alla risata generale, è poter raccontare, occhi negli occhi, al vicino di banco, che spesso è anche l’amico del cuore, gioie e delusioni, è uscite e gite di gruppo. Tutto ciò che quest’anno l’impensabile situazione venutasi a creare ha negato. E purtroppo non rosee sono le prospettive settembrine per un ritorno al passato. Ancora troppe le incognite lungo la strada che porta alla normalità.


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