“Sulla riapertura delle scuole il governo ci riconvochi”. L’appello è del presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, Stefano Bonaccini. In base a quanto stabilito da Conte e dai suoi ministri, infatti, il 6 gennaio scadrà il dpcm anti-Covid con le misure restrittive delle festività natalizie e il 7 gennaio gli studenti torneranno a scuola in tutta Italia, almeno al 50 per cento per le superiori. Una decisione che, però, non è stata accolta con favore dalle Regioni, preoccupate che il ritorno in classe possa coincidere con una nuova impennata dei contagi da coronavirus. “Se c’è preoccupazione diffusa nel Paese – dice Bonaccini – che questa possa comportare ancora un rischio, alla luce dei numeri che ci sono, eventualmente ci si ritrova e si discute. E capiamo anche il governo cosa ritiene, visto che ho sentito anche voci che provengono da esperti che il governo utilizza per prendere decisioni che poi riguardano la parte scientifica”.

Friuli, Veneto e Marche hanno già deciso per lo slittamento e le scuole riaprono il 1 febbraio.

Anche il Lazio esprime preoccupazione per una riapertura il 7. “Con questi dati in crescita, faccio un appello al governo a riflettere bene sulla riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio. Devono restare chiuse in tutta Italia”, ha dichiarato l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. In Puglia si terrà  una riunione con le rappresentanze dell’istruzione perché, dice il governatore  Michele Emiliano, la Regione intende continuare a dare la possibilità agli studenti delle scuole pugliesi di ogni ordine e grado (dalle elementari alle superiori), e alle loro famiglie, di scegliere la didattica a distanza anche dal 7 gennaio. “In tempo di pandemia – fanno sapere dalla Regione – si ritiene che le famiglie debbano poter decidere di non esporsi ai rischi derivanti dalla frequenza obbligatoria a scuola, rischi che in classe esistono come in ogni altro luogo di comunità”.

Ma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina replica: “È a scuola e in nessun altro luogo che si gioca la partita più importante. È fra i banchi che si costruisce, mattone dopo mattone, il futuro di ciascuna e ciascuno, il futuro della Nazione. Per questo sulla scuola non possiamo arrenderci. Arretrare sulla scuola – conclude – significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo”.

La ministra ha poi aggiunto: “Non esiste una ricetta perfetta: il virus ci impone continue riflessioni, aggiustamenti. Ma è uno sforzo a cui non possiamo né vogliamo sottrarci. Non lo abbiamo fatto nei mesi scorsi, non lo faremo adesso”.

Alessandra Trotta

(giornalista e scrittrice)


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